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Abitare l’intreccio del mondo vivente, Sofia Belardinelli (da Il Tascabile)

19 sabato Nov 2022

Posted by Paola in Evoluzione, Filosofia, Scienza, Società, Terra

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Estratto interno – Articolo completo: https://www.iltascabile.com/scienze/margulis-eco-evo-devo-evoluzione/

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(…) La visione propugnata da Margulis si poneva in netto contrasto con questa narrazione. La vita si basa sulla cooperazione, scriveva la biologa, piuttosto che sulla competizione: dallo sviluppo individuale (ontogenesi) fino ai fenomeni macroevolutivi come la speciazione, tutto dipende in primo luogo da una pacifica collaborazione tra viventi, che si realizza spesso sotto forma di unioni simbiotiche.

Tale proposta, sebbene scientificamente solida e molto esplicativa, era inaccettabile per la teoria dominante: un suo riconoscimento, anche solo parziale, avrebbe messo in discussione troppi dei suoi capisaldi. Ma uno dei meriti di Margulis, dotata di grande caparbietà e conscia della validità delle proprie ipotesi, fu proprio questo: aprire una crepa nel muro di certezze su cui poggiava l’evoluzionismo “gene-centrico” novecentesco, creare le condizioni per l’avvio di un dibattito sui fondamenti teorici di questo campo della ricerca scientifica.

In tal modo, insomma, veniva per la prima volta messa in dubbio l’effettiva oggettività della descrizione del mondo naturale costruita, a partire dal nucleo esplicativo darwiniano, dalla Sintesi Moderna della biologia evoluzionistica. Una volta riconosciuto che processi quali la competizione, l’individualismo, la lotta hanno un’importanza tutto sommato secondaria in natura rispetto a processi come la cooperazione multilivello e la simbiosi, diviene infatti evidente come quella narrazione sia figlia di una specifica Weltanschaaung, la stessa che ha portato, quasi parallelamente, all’emersione del capitalismo. L’operazione teorica di Margulis e dei (pochi) studiosi che, in quegli anni, iniziavano a mettere in discussione gli assunti principali della Sintesi Moderna consisteva, perciò, anche nell’allontanamento (seppur parziale) da uno dei punti nodali della visione darwiniana: la descrizione della natura incentrata sul principio di selezione naturale, il quale agisce in risposta alle necessità che emergono da un preciso contesto ecologico – quello della lotta per l’esistenza (struggle for existence) – e che il naturalista inglese aveva elaborato a partire dalle analisi malthusiane sul contrasto tra gli alti tassi di fecondità delle popolazioni naturali e l’insuperabile scarsità delle risorse disponibili.

Processi quali la competizione, l’individualismo, la lotta hanno un’importanza tutto sommato secondaria in natura rispetto a processi come la cooperazione multilivello e la simbiosi.

Proprio grazie all’avanguardistico lavoro di Margulis e degli scienziati che, nei decenni successivi, seguirono la sua suggestione di un altro modo di intendere il mondo naturale, la comprensione della fitta rete di relazioni collaborative che permea il mondo vivente ha compiuto nel tempo grandi progressi, rivelando che, proprio come ipotizzato dalla biologa statunitense, la cooperazione è un motore evolutivo fondamentale e operante ad ogni livello.

Oggi sono sempre più numerosi i ricercatori che abbracciano questa prospettiva, riconoscendo alla cooperazione un ruolo di primo piano nella storia della vita sulla Terra. I meccanismi collaborativi che muovono la vita sono indagati sempre più a fondo e, a poco a poco, emerge con chiarezza quanto la visione unicamente focalizzata su geni, selezione naturale e competizione fosse ristretta e parziale. Questo non significa – come sottolineano in un meraviglioso manuale Scott Gilbert e David Epel, due dei più importanti studiosi di una nuova branca dell’evoluzione, l’ecologia dello sviluppo o eco-evo-devo – che concetti come la competizione e la selezione naturale non siano più validi, o che debbano essere abbandonati. Essi mantengono, senz’altro, tutta la loro rilevanza teorica e pratica, ma devono essere inseriti all’interno di un più ampio quadro di fenomeni e processi che caratterizza il mondo dei viventi nella sua pluralità. (segue)

Testo integrale: https://www.iltascabile.com/scienze/margulis-eco-evo-devo-evoluzione/

L’Età della Pietra fu un’età dell’oro?, L.A. Carli (da Il Tascabile)

22 giovedì Lug 2021

Posted by Paola in Società, Storia, Tempo, Terra

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(…) Il primo errore dei contemporanei è quello di considerare l’abbondanza un valore assoluto e universalizzare le nostre esigenze attribuendole anche a società distanti per organizzazione e sistema valoriale.

Questo sguardo parziale mette a fuoco una creatura piuttosto inverosimile: un cacciatore raccoglitore dotato di impulsi borghesi ma di arnesi paleolitici. E, di conseguenza, condannato già in principio alla disfatta. “Si è sempre fatto un uso strumentale e ideologico delle società primitive”, spiega al Tascabile il filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani: “A seconda dell’effetto che si vuole ottenere paragonandole alla nostra, si impone il buon selvaggio di Rousseau o l’uomo lupo di Hobbes”. È una vecchia dicotomia. “Personalmente credo che l’importante sia attenersi ai dati che via via siamo in grado di acquisire e che a oggi ci rivelano due aspetti fondamentali. Il primo è l’enorme complessità di queste società, ben lontane dall’essere semplici e arcaiche come si pensava fino a non molto tempo fa, e il secondo è il loro carattere ambivalente che le rende dotate di grandi capacità di cooperazione ma anche di forti conflitti”.

La rappresentazione della vita primitiva come struggle for life non è infatti imbastita solo su speculazioni. Anche osservando ciò che oggi resta di quel mondo, cioè le poche comunità di cacciatori-raccoglitori come i Boscimani del Kalahari o gli aborigeni australiani, viene spontaneo chiedersi come sia possibile sopravvivere in quelle condizioni e in territori così ingrati. Eppure è proprio dall’osservazione di questi popoli che Sahlins trae la maggior parte delle sue argomentazioni. Ed è qui che entra in gioco un secondo bias, quello che spinge a credere che i cacciatori-raccoglitori di oggi siano gli stessi di 30.000 anni fa. Non è così. Le loro società sono ormai dei piccoli avamposti alle periferie di un modo di produzione dominante, gruppi sparuti di profughi paleolitici. Rispetto agli antenati dell’età della pietra, la loro qualità della vita ha subito un netto peggioramento, e questo proprio grazie all’incontro con noi, uomini della civiltà. Non si tratta più solo di raccogliere funghi e scappare dalle tigri, ma di fronteggiare il deserto che avanza, il disboscamento, le conseguenze degli imperialismi e una fauna sempre più scarsa e protetta. Certo, le loro oggi sono economie sofferenti, ma perché il mondo è andato in un’altra direzione. (continua)

Testo integrale: https://www.iltascabile.com/scienze/pietra-cacciatori-raccoglitori/

Il mondo digitale non è sostenibile, A. Giacometti (da Il Tascabile)

17 sabato Apr 2021

Posted by Paola in Società, Storia, Terra

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(…) Negli anni, le tecnologie informatiche e digitali sono diventate, anzi, per certi versi, parte del problema. Qualche dato: per fabbricare un computer si utilizzano 1,7 tonnellate di materiali, compresi 240 chili di combustibili fossili. Internet da sola succhia il 10% dell’elettricità mondiale e rispetto a dieci anni fa inquina sei volte di più, con un monte emissioni che eguaglia oggi quello dell’intero traffico aereo internazionale. Due ricerche su Google rilasciano anidride carbonica al pari di una teiera d’acqua portata a ebollizione, Netflix consuma da sé l’energia di 40mila abitazioni statunitensi. Mezz’ora di streaming emette quanto dieci chilometri percorsi in automobile (secondo altre fonti, non più di un chilometro e mezzo ), mentre un solo ciclo di training linguistico di un algoritmo arriva invece a inquinare come cinque automobili termiche lungo il loro intero ciclo di vita. Complessivamente, i consumi energetici dell’intelligenza artificiale raddoppiano ogni 3,4 mesi, e per risolvere in pochi secondi il cubo di Rubik a un algoritmo serve l’elettricità prodotta in un’ora da tre centrali nucleari.

Ci sono poi i videogiochi: complici la pandemia di coronavirus e le conseguenti restrizioni, il 2020 è stato un anno da record per l’industria videoludica, che nei soli Stati Uniti assorbe il 2,4% dell’elettricità domestica, più di quanto facciano congelatori e lavatrici, generando tante emissioni quante quelle di 55 milioni di automobili a motore termico. Per ridurre consumi ed emissioni Sony e Microsoft hanno introdotto una modalità di utilizzo a risparmio energetico nella loro ultima generazione di console, rispettivamente, e tuttavia la sensazione è che l’intero settore stia rapidamente avanzando verso il più energivoro cloud gaming multipiattaforma. (…)

Testo integrale: https://www.iltascabile.com/scienze/sostenibilita-digitale/

 

Sette consigli agli abitanti della Terra del 2088, K. Vonnegut

04 sabato Ago 2018

Posted by Paola in Personaggi, Società, Terra

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Sette consigli agli abitanti della Terra del 2088, Kurt Vonnegut [da Chronicles from the Holocene Blogspot, 2014]

Nel 1988 la Volkswagen, come parte di una campagna pubblicitaria su Time Magazine, chiese ad un certo numero di influenti pensatori di scrivere una lettera aperta agli abitanti della Terra del 2088, esattamente cent’anni dopo. La lettera che segue è di Kurt Vonnegut, tra coloro i quali risposero positivamente all’appello. (…)
(Un’altra lettera di Vonnegut, piena di imperdibili consigli a dei giovani studenti, può essere letta qui).

Vonnegut esamina con innegabile anticipo quelli che sono dei temi attualissimi: la preoccupazione per il destino del pianeta, il disinteresse verso questo destino che hanno alcune aree della società e la volontà di cambiare le cose. Come comportarsi, una volta che ci si è assunta la responsabilità di agire?

“Signori e Signore del 2088,

“Ci è stato suggerito che voi potreste apprezzare delle parole sagge provenienti dal passato, e che molti di noi del ventesimo secolo avremmo dovuto mandarvele. Conoscete il consiglio di Polonio nell’Amleto di Shakespeare: “Questo sopratutto: sii sincero verso te stesso”? Oppure che dire delle istruzioni da parte del Divino San Giovanni: “Abbi timore di Dio e rendigli Gloria; per il momento in cui il Suo giudizio arriverà.” Il miglior consiglio da parte della mia era per voi o per chiunque in qualunque tempo, credo, è una preghiera usata in principio dagli ex-alcolisti che sperano di non toccare mai più il bicchiere: “Dio mi ha dato la serenità per accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio per cambiare quelle che posso, e la saggezza per conoscere la differenza tra le due.”

“Il nostro secolo non è stato così liberale con la saggezza come alcuni altri, ed io penso che sia perché siamo stati i primi a poter ottenere informazioni affidabili sulla situazione dell’uomo: quanti di noi c’erano, quanto cibo potevamo coltivare o raccogliere, quanto velocemente ci stavamo riproducendo, cosa ci faceva ammalare, cosa ci faceva morire, quanti danni stavamo facendo all’aria e all’acqua e al suolo su cui la maggior parte delle forme di vita dipendeva, quanto violenta e senza cuore la natura può essere, e così via. Come potevamo diventare saggi con così tante brutte notizie che si accumulavano?

“Per me, la notizia più paralizzante è stata che la Natura non è conservazionista. Non aveva bisogno di nessun aiuto da parte nostra per smontare il pianeta e rimetterlo a posto in una maniera diversa, non necessariamente migliorandolo dal punto di vista degli esseri viventi. Dava fuoco alle foreste con i fulmini. Ricopriva vasti tratti di terra arabile con la lava, che non poteva supportare la vita meglio di quanto lo farebbe un parcheggio in una grande città. Nel passato aveva permesso la discesa dei ghiacciai giù dal Polo Nord macinando vaste porzioni dell’Asia, dell’Europa e del Nord America. Ne c’è una qualche ragione per cui non potrebbe rifarlo un giorno o l’altro. In questo momento sta trasformando le fattorie Africane in deserto, e si può prevedere che scaglierà maremoti o piogge di meteoriti dallo spazio in ogni momento. Non ha solo sterminato specie squisitamente evolute in un batter di ciglia, ma anche ha asciugato oceani e affogato continenti. Se le persone pensano che la Natura sia loro amica, allora non hanno bisogno sicuramente di una nemica.

“Sì, e come voi, persone che vivono a cent’anni da noi, dovreste sapere molto bene, e come i vostri nipoti sapranno ancora meglio: la Natura è  spietata quando si tratta di far corrispondere la quantità di vita in ogni posto e  in ogni momento alla quantità di cibo disponibile.

“Così, cosa avete fatto voi e la Natura per il sovrappopolamento? Qui nel 1988, ci stiamo vedendo come una sorta di nuova glaciazione, dal sangue caldo e intelligente, implacabile, sul punto di divorare avidamente tutto e poi far l’amore- per raddoppiare nuovamente di dimensione.In seconda istanza, non sono sicuro di poter sopportare di sentire cosa voi e la Natura abbiate potuto fare per lo squilibrio troppe persone – poca disponibilità di cibo. E qui vi propongo un’idea un po’ pazza: è possibile che ci siamo puntati contro missili con testate nucleari all’idrogeno, pronti al lancio, in modo da distoglierci la mente dal problema più profondo -quanto crudelmente possiamo aspettarci che la Natura ci tratti, la Natura essendo la Natura, nel futuro prossimo?

“Ora che possiamo discutere il caos in cui ci troviamo con un po’ di precisione, spero che voi abbiate smesso di scegliere degli ottimisti atrocemente ignoranti come vostri leader. Essi sono stati utili fino a quando nessuno aveva idea di ciò che stava succedendo, durante i passati sette milioni di anni. Nel mio tempo essi sono stati catastrofici come capi di sofisticate istituzioni con del vero lavoro da svolgere.

“Il tipo di leader di cui abbiamo bisogno non è quello che promette la sconfitta finale della Natura attraverso la perseveranza nel vivere come viviamo al giorno d’oggi, ma quelli con il coraggio e l’intelligenza di presentare al mondo un’austera ma ragionevole resa alla Natura:

  1. Riducete e stabilizzate la popolazione
  2. Basta con l’inquinamento di aria, acqua e suolo
  3. Basta prepararsi alla guerra e iniziate ad occuparvi dei veri problemi
  4. Insegnate ai vostri bambini, e anche a voi stessi, mentre lo fate, come abitare un piccolo pianeta senza ucciderlo
  5. Smettete di pensare che la scienza possa sistemare tutto se le fornite un trilione di dollari
  6. Smettete di pensare che i vostri nipoti staranno bene, non importa quanto spreconi o distruttivi voi siate, dal momento che potranno andare su un nuovo e bel pianeta su una navicella spaziale. Questo è veramente meschino, e stupido
  7. E così via. O ancora.

“Sono troppo pessimista sulla vita tra cent’anni? Forse ho speso troppo tempo con scienziati e poco con chi scrive i discorsi ai politici. Per quello che so, anche i portaborse avranno i propri elicotteri e i propri razzi personali nel 2088. Nessuno dovrà lasciare casa propria per andare al lavoro o  a scuola, o fermarsi per guardare la televisione. Tutti siederanno tutto il giorno schiacciando le chiavi di un computer connesso a tutto quanto ci sia, e berranno aranciata con le cannucce come gli astronauti.”

Saluti,

Kurt Vonnegut

– – – – – – – – – –

Fonte originale: http://chroniclesfromtheholocene.blogspot.com/2014/05/7-consigli-di-kurt-vonnegut-agli.html

Homo Deus: Breve storia del futuro, Y. N. Harari (Libro)

16 domenica Lug 2017

Posted by Paola in Evoluzione, Inserimenti, Libri, Società, Storia, Terra, Yuval Noah Harari

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Homo Deus: Breve storia del futuro, Yuval Noah Harari – Edizioni Bompiani

Nel XXI secolo, in un mondo ormai libero dalle epidemie, economicamente prospero e in pace, coltiviamo con strumenti sempre più potenti l’ambizione antica di elevarci al rango di divinità, di trasformare Homo sapiens in Homo Deus. E allora cosa accadrà quando robotica, intelligenza artificiale e ingegneria genetica saranno messe al servizio della ricerca dell’immortalità e della felicità eterna? Harari racconta sogni e incubi che daranno forma al XXI secolo in una sintesi audace e lucidissima di storia, filosofia, scienza e tecnologia, e ci mette in guardia: il genere umano rischia di rendere se stesso superfluo. Saremo in grado di proteggere questo fragile pianeta e l’umanità stessa dai nostri nuovi poteri divini?

Indice

1. Il nuovo programma dell’umanità

Parte Prima: Homo Sapiens alla conquista del mondo (Qual è la differenza tra gli umani e gli altri animali? Come ha fatto la nostra specie a conquistare il mondo? Homo sapiens è una forma di vita effettivamente superiore o soltanto il bulletto del quartiere?) 2. L’Antropocene – 3. La scintilla umana          

Parte Seconda: Homo Sapiens dà un senso al mondo – (Quale genere di mondo hanno creato gli umani? In che modo gli umani si sono persuasi che non solo controllano il mondo, ma anche gli danno senso? In che modo l’umanesimo– la venerazione del genere umano – è diventata la religione più importante?) 4. I narratori – 5. La strana coppia – 6. Il moderno patto di alleanza – 7. La rivoluzione umanista                              

Parte Terza: Homo Sapiens perde il controllo – (Gli umani possono continuare a governare il mondo e a dargli un senso? In che modo la biotecnologia e l’intelligenza artificiale minacciano l’umanesimo? Chi potrebbe raccogliere l’eredità del genere umano, e quale nuova religione potrebbe prendere il posto dell’umanesimo?) 8. Una bomba a orologeria in laboratorio – 9. La grande separazione – 10. L’oceano della coscienza – 10. La religione dei dati

Articolo correlato: L’uomo ha vinto perchè sa immaginare ciò che non si vede, Y. N. Harari

 

L’uomo ha vinto perchè sa immaginare ciò che non si vede, Y. N. Harari

11 venerdì Nov 2016

Posted by Paola in Evoluzione, Libri, Società, Storia, Terra, Yuval Noah Harari

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yuval-noah-harari-2L’uomo ha vinto perché sa immaginare ciò che non si vede, Yuval Noah Harari (2014)

Incontro con Yuval Noah Harari, autore di una “breve storia dell’umanità” che da tre anni è un bestseller in Israele. E ora arriva in Italia.

Insegna Storia medioevale, commenta in tv la crisi ucraina, è lo scrittore più amato dai ventenni e il Museo d’Israele gli dedicherà un mostra ad personam: all’età di 38 anni Yuval Noah Harari deve la popolarità a “Sapiens”, un libro scritto quasi per caso che da tre anni è un bestseller ed ora arriva in Italia per i tipi di Bompiani con il titolo “Da animali a dèi”.

Per esplorare il fenomeno-Yuval siamo entrati nella sua casa di Mesilat Zion, un “moshav” immerso nel verde a 30 minuti di auto da Gerusalemme dove vive con il compagno Itzik Yahav e tre cani, preparando le lezioni sul Medioevo per i suoi studenti dell’Università ebraica sul Monte Scopus. “E’ successo tutto quasi per caso – esordisce – perché “Sapiens” doveva essere un volume di corso per i miei studenti ma appena arrivato in commercio si è trasformato in qualcosa capace di attrarre un pubblico più vasto”. Il motivo è che si tratta di una “breve storia dell’umanità”, dalla comparsa dell’uomo sulla Terra fino alla rivoluzione digitale, adoperando come chiave di lettura dei mutamenti intervenuti “la forza dell’immaginazione”.

Harari la spiega così: “All’inizio l’Homo Sapiens non era un vincente, quando si affacciò per la prima volta in Medio Oriente venne sconfitto e dovette tornare indietro in Africa ma poi sviluppò la capacità di operare assieme, in gruppo, e prevalse velocemente sulle altre cinque specie umane esistenti”. Disegnare graffiti nelle caverne, andare a caccia e muoversi assieme furono i primi indicatori di una “capacità di immaginarsi come collettività” che fece la differenza, diventando il primo esempio di una “qualità che distingue l’uomo dall’animale perché una scimmia capisce solo ciò che vede, come una banana o un leone, mentre un uomo riesce a immaginare il Paradiso o la felicità”.

Da qui una Storia dell’umanità descritta attraverso le “creazioni immaginarie”: dalla fede alla moneta, dalla giusizia alla libertà, dai diritti umani a Google. “Sono tutte cose che concretamente non esistono – dice Harari, corpo esile e mani continuamente in movimento – perché nessuno ha mai visto Dio, la moneta è un pezzo di carta che non vale nulla, i diritti umani sono un concetto vago e Google è l’esatto opposto di un oggetto, non ha fisicità”. Ma “ciò non toglie che quando gli esseri umani credono in questi concetti, li trasformano in fatti reali” mentre “quando non ci credono restano singoli accidenti di percorso, portando magari qualcuno ad essere ricoverato in manicomio”. La dinamica della Storia dunque è segnata dai momenti in cui gli esseri umani si ritrovano attorno a “creazioni che interpretano le necessità del momento, incarnano i bisogni collettivi e consentono all’umanità di crescere, svilupparsi, rafforzarsi”. Oltre al fatto di essere “la conseguenza di interazioni fra esseri umani, animali e habitat”. L’evoluzionismo di Darwin per Harari è dunque “solo uno dei tasselli che spiegano le trasformazioni avvenute” e deve essere esteso alle “interazioni fra biologia ed esseri umani”.

Il ragionamento dello scrittore non è solo all’indietro nel tempo perché lo rilancia anche in avanti, come chiave interpretativa del prossimo futuro: “Oggi siamo esseri umani assai diversi da quelli che esistevano 200 anni fa e fra 200 anni i nostri discendenti saranno altrettanto differenti da noi” perché “potrebbero essere dei super-esseri umani, grazie all’incrocio fra biologia e alta tecnologia, oppure degli esseri artificiali”. E’ questa la scelta che “spetta alla nostra generazione”: usare la tecnologia “per perfezionare l’uomo” o “sostituirlo con i robot”. “Dobbiamo decidere cosa diventare”.

La velocità del pensiero dell’autore di “Sapiens” e la sua capacità di leggere trasversalmente ere storiche lontanissime spiegano l’attrazione che esercita sulle nuove generazioni di una nazione come Israele, che descrive “in bilico”. “Israele è un miracolo – spiega – perché da un lato è all’avanguardia nella stagione delle nuove tecnologie mentre dall’altro è imprigionata in odii e contese dei secoli passati, evidenziati dall’irrisolto conflitto con i palestinesi”. Ciò significa che “rischiamo di rimanere intrappolati nell’era passata mentre il mondo accelera in un’altra direzione” ovvero “Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina guidano la rivoluzione digitale verso le prossime tappe e noi siamo ancora immersi in un Medio Oriente ottocentesco dove ciò che avviene in Egitto o Siria appartiene ad un’altra epoca”. Per evidenziare questa “discrepanza di ere” sottolinea il caso dell’Iran: “Il governo di Teheran afferma di volere il nucleare per raggiungere sviluppo e modernità ma il nucleare rappresentava tutto ciò negli anni Quaranta, quando a realizzarlo furono gli americani seguiti dai sovietici, oggi chi vuole davvero investire sul futuro e diventare una super-potenza mette i soldi in ben altri progetti, penso alle biotecnologie capaci di allungare la vita”. Da qui il riferimento alla rivoluzione industriale “quando iniziò fu la Gran Bretagna a guidare la svolta, seguita dagli Stati Uniti, la Cina rimase indietro ed ha avuto bisogno di due secoli per recuperare quel ritardo” dunque “ora siamo in un momento simile, la rivoluzione digitale è iniziata e dobbiamo immaginare nuove realtà per non essere risucchiati dal passato”.

Maurizio Molinari

Fonte: http://www.lastampa.it pubblicato il 26/05/2014


yuval-noah-harari-da-animali-a-deiDa animali a dèi – Edizioni Bompiani

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