L’Universo di Giordano Bruno, Carlo Sini (Video)
11 sabato Gen 2020
Posted Filosofia, Inserimenti, Percezione, Realtà Parallele, Società, Storia, Video
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30 lunedì Dic 2019
Estratto dall’Introduzione
Uno dei più importanti contributi contenuti in quest’opera è l’introduzione del concetto di Età Assiale (Achsenzeit). Con questa espressione Jaspers indica una realtà empirica, un periodo lungo seicento anni che va dall’800 a. C. al ‘200 a. C.. Cinquecento anni prima di Cristo, in cinque luoghi differenti dell’Eurasia nascono una serie di profeti, filosofi e sapienti capaci di imporre una nuova visione del mondo, figure religiose o politiche che, con il loro pensiero, hanno contribuito a imprimere una svolta al corso della storia. Cinque luoghi di irruzione: Grecia, Palestina, Persia, Cina, India. Confucio e Lao-tse in Cina, le Upanishad e Buddha in India, Zarathustra in Iran, i profeti di Israele nel Medio Oriente, Omero, i filosofi, i tragici in Occidente, ne rappresentano i vertici.
L’Età Assiale coincide con la nascita spirituale dell’umanità. È un periodo in cui si sviluppò la coscienza di sé dell’uomo e la scoperta dello spirito, quelle che si sarebbero chiamate più tardi ragione e personalità. Da quel momento l’uomo seppe anche di avere una storia. Un’epoca in cui si crearono grandi conflitti, una grande inquietudine, a cui sopravvenne storicamente il collasso da cui nacquero i grandi imperi storici. Jaspers scopre come un “asse” della storia, nel senso che sta in mezzo tra la preistoria, la prima parte della storia delle civiltà millenarie e la storia mondiale moderna, un asse rispetto a cui tutto lo svolgimento precedente appare come una preparazione e quello successivo come una nuova coscienza. Un asse anche nel senso della sua verticalità, nel senso che esso indica una dimensione trascendente, una struttura di auto comprensione storica per tutti i popoli il cui vertice è ipotizzabile intorno al 500 a. C.. “Lì c’è come una linea di demarcazione della storia”. Lì sorse l’uomo come lo conosciamo, lì sorse la modalità in cui all’uomo è ancora data la sua autocomprensione fondamentale. Jaspers riprende in questa nozione di assialità un’espressione che già Hegel aveva usato nelle Lezioni di filosofia della storia per indicare il “punto di svolta” e il “cardine” costituito, nella sua visione della storia universale, dall’avvento del Cristianesimo. “Questo nuovo principio è il cardine intorno al quale gira la storia mondiale. Fin qui arriva la storia e a partire di qui riprende il suo corso”, così scriveva Hegel a proposito del punto di svolta Cristiano-centrico e Euro-centrico.
La novità introdotta da Jaspers, e che rappresenta una delle ragioni di attualità del suo discorso, è che la svolta assiale coinvolge quasi simultaneamente almeno cinque visioni del mondo o religioni che stanno all’origine di altrettante civiltà. “E questo contemporaneamente ma senza che nessuno sapesse delle altre”. La nascita è simultanea e parallela e non c’è nessuna gerarchia tra le diverse civiltà. Esse hanno, come vedremo più avanti, una parentela profonda ma sviluppi diversi e indipendenti. Questa apertura rende l’analisi jaspersiana molto utile di fronte alla società globalizzata. Che cosa si annuncia nell’Età Assiale? L’uomo prende coscienza dell’essere nella sua interezza, prende coscienza dei suoi limiti e anela alla completezza e alla trascendenza. Questa tensione dette vita a conflitti spirituali. In questo caos vennero elaborate le categorie fondamentali secondo cui pensiamo ancora oggi. “In ogni senso fu compiuto il passo nell’universale” (21). Le tradizioni e i costumi vennero messi in discussione, eliminati e trasformati. L’epoca mitica con la sua quiete era alla fine. Le concezioni nuove erano in lotta contro i miti, per questo ne furono creati di nuovi e nacquero le religioni del Dio unico. Ci fu una nuova spiritualizzazione: dalla calma dell’essere-dentro-della-vita si passa all’inquietudine della polarità degli opposti e delle antinomie. L’uomo non è più chiuso in se stesso ma incerto e aperto a nuove infinite possibilità. Per la prima volta compaiono i filosofi. Degli uomini osarono contare su se stessi come individui. Altri, eremiti e pensatori vaganti, diffusero i loro semi spirituali. L’uomo si mostrò capace di contrapporsi interiormente all’universo intero. Il pensiero speculativo e la ricerca dell’uomo autentico, il ritiro e la fuga dal mondo, esaltarono la ragione e misero al mondo la personalità. La distanza tra le vette raggiunte da alcuni e le masse era enorme. L’esserci umano diviene oggetto di analisi come storia. Ci si vede di fronte ad una catastrofe e si vuole fare qualcosa con la perspicacia, l’educazione, la riforma. L’ascesa comportò anche distruzione oltre che creazione. L’esito della rivoluzione assiale fu politico, fu, secondo Jaspers, la creazione di grandi imperi secolari che presero il posto di regni frantumati. Ma prima che cosa c’era?
Nel profilo della storia universale disegnato dal filosofo tedesco all’inizio c’è la lunga preistoria umana che fa emergere la coscienza dell’unicità dell’uomo sulla terra. Alla lunga preistoria segue la storia pre-assiale che abbraccia circa cinquemila anni e si articola nelle antiche alte civiltà che però vissero come delle storie separate da cui scaturì “il balzo in avanti” verso l’universale rappresentato dal periodo assiale. Ora, ovvero quando l’autore scrive (1949), ovvero all’inizio della seconda metà del secolo scorso, si sta dispiegando una nuova era planetaria, una vera e propria storia mondiale che comincia in Occidente ma si diffonde su tutta la terra. Jaspers scrive che questa terza fase appartiene essenzialmente ancora al futuro. Ora, che quel futuro si è in parte compiuto, possiamo dire che la spinta verso la globalizzazione si va realizzando e Jaspers non si era sbagliato. Nella terza fase si va verso l’unità del tutto, la chiusura dello spazio oltre la quale non si può andare. Siamo in una nuova Età assiale oppure siamo al compimento di premesse fondate proprio nell’Età assiale? Vedremo più avanti la portata di questa domanda.
– Estratto da: Origine e senso della storia, Karl Jasper – Mimesis Edizioni
22 domenica Dic 2019
Posted Inserimenti, Spiritualità, Storia
in≈ Commenti disabilitati su Inno al Sole per il Solstizio d’Inverno — (Ad Maiora Vertite)
Quest’inno venne scritto dall’Imperatore Giuliano in tre notti subito prima del Solstizio d’Inverno, e che quest anno cade la notte tra il 21 ed il 22 dicembre:
18 sabato Mag 2019
Posted Audio, Filosofia, Inserimenti, Intervista, Personaggi, Società, Storia
in≈ Commenti disabilitati su La psiche è l’espressione del cosmo, R. Tarnas (Intervista)
La storia è piena di esempi di persone che hanno sfidato il paradigma dominante e le cui idee sono state inizialmente liquidate come frutto di ignoranza o di pazzia. Basti pensare al passaggio dal sistema geocentrico tolemaico al sistema eliocentrico di Copernico e Galileo. Oggi la moderna ricerca sulla coscienza e sulla psiche è arrivata a risultati altrettanto radicali, che richiedono un profondo cambiamento del nostro modo di pensare. “La più grande sorpresa che ho sperimentato nel corso di oltre cinquant’anni di ricerca sulla coscienza è stato scoprire lo straordinario potere predittivo dell’astrologia archetipica. A causa della mia lunga formazione scientifica inizialmente ero molto scettico in merito all’astrologia. L’idea che i pianeti e le stelle potessero avere qualcosa a che fare con gli stati di coscienza, per non parlare degli eventi nel mondo, sembrava talmente assurda e ridicola da non poterla neanche prendere in considerazione. Ci sono voluti anni e migliaia di os-servazioni convincenti perché accettassi questa possibilità, un cambiamento che ha richiesto niente di meno che una revisione radicale delle mie ipotesi metafisiche fondamentali sulla natura della realtà. Data la controversia che circonda questo problema, non avrei nemmeno voluto discutere di astrologia se Richard Tarnas non avesse pubblicato tre testi di notevole importanza basati sulla sua meticolosa e innovativa ricerca: ‘La passione della mente occidentale’, ‘Prometeo il risvegliatore’ e ‘Cosmo e Psiche’”[1]. A parlare così di Richard Tarnas è Stanislav Grof, fondatore, insieme ad Abraham Maslow, di una nuova visione della psicologia, che lui chiama transpersonale, e che parte dall’idea che l’uomo non è solo un’unità bio-psichica, ma un insieme aperto e collegato a una dimensione spirituale. Nei suoi lavori Tarnas ha spiegato il ruolo dell’astrologia come strumento per comprendere noi stessi e la nostra relazione con il cosmo. (continua nell’articolo integrale)
Richard Tarnas [1950], laureato all’Università di Harvard e all’Istituto Saybrook, è docente di Filosofia e Storia della Cultura presso l’Istituto di Studi Integrali della California, dove ha creato il programma di specializzazione in Filosofia, Cosmologia e Consapevolezza. Sito: www.cosmosandpsyche.com
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[1] The Passion of the Western Mind, Understanding the Ideas That Have Shaped Our World View (Ballantine, 1991) – Prometheus the Awakener, An Essay on the Archetypal Meaning of the Planet Uranus (Spring Publication, 1995) – Cosmo e Psiche, Un approccio psicologico alla conoscenza dell’universo (Edizioni Mediterranee, 2012)
11 giovedì Apr 2019
Posted Inserimenti, Realtà Parallele, Società, Storia
in≈ Commenti disabilitati su Sulla Natura degli Dei — E. Viotti (Ad Maiora Vertite)
Argomento ampiamente trattato da molti maggiori dei filosofi antichi, nelle epoche diverse idee e filosofie sono state in pieno contrasto le une con le altre a proposito della domanda “che cos’è una divinità?”.
06 mercoledì Giu 2018
Posted Libri, Linguaggio, Società, Storia
in≈ Commenti disabilitati su La musica primitiva, M. Schneider (Libro)
Estratti
Un gran numero di informazioni sulla natura della musica e sul suo ruolo nel mondo ci viene dai miti della creazione. Tutte le volte che la genesi del mondo è descritta con sufficiente precisione, un elemento acustico interviene nel momento decisivo dell’azione. Nell’istante in cui un dio manifesta la volontà di dare vita a se stesso o a un altro dio, di far apparire il cielo e la terra oppure l’uomo, egli emette un suono. Espira, sospira, parla, canta, grida, urla, tossisce, espettora, singhiozza, vomita, tuona, oppure suona uno strumento musicale. In altri casi si serve di un oggetto materiale che simboleggia la voce creatrice.
La fonte dalla quale emana il mondo è sempre una fonte acustica. L’abisso primordiale, la bocca spalancata, la caverna che canta, il singing o il supernatural ground degli Eschimesi, la fessura nella roccia delle Upanishad o il Tao degli antichi cinesi, da cui il mondo emana “come un albero”, sono immagini dello spazio vuoto o del non essere, da cui spira il soffio appena percepibile del creatore. Questo suono, nato dal Vuoto, è il frutto di un pensiero che fa vibrare il Nulla e, propagandosi, crea lo spazio. È un monologo il cui corpo sonoro costituisce la prima manifestazione percepibile dell’Invisibile. L’abisso primordiale è dunque un “fondo di risonanza”, e il suono che ne scaturisce deve essere considerato come la prima forza creatrice, che nella maggior parte delle mitologie è personificata dagli dèi-cantori. Nei miti, la materializzazione di questi dèi, nella forma di un musicista, di una caverna nella roccia o di una testa (umana o animale) che grida è, evidentemente, soltanto una concessione fatta al linguaggio più concreto e immaginoso del mito. (p. 13-14)
(…) Se il creatore è un canto, è evidente che il mondo a cui dà vita è un mondo puramente acustico. La Chandogya Upanishad ci dice che il ritmo gayatri è “tutto ciò che esiste”. I ritmi o i metri enumerati dai riti vedici sono però molti di più. Tali cerimonie ci dimostrano che il suono e il ritmo peculiari a ciascun essere o il nome loro assegnato costituivano, in effetti, l’essenza degli dèi invocati e degli esseri creati da loro. La radice, la potenza e la forma di tutte le cose esistenti sono costituite dalla loro voce o dal nome che portano, perché tutti gli esseri non esistono se non in virtù del solo fatto di essere stati chiamati per nome.
La natura dei primi esseri è puramente acustica. I loro nomi non sono definizioni, ma nomi o suoni propri: non sono dunque solamente supporti vocali della forza vitale degli esseri, ma gli stessi esseri. È una regola senza eccezioni. (p. 17)
(…) Ora, in un mondo la cui essenza è di natura acustica, il sacrificio* che “dispiega” il mondo è necessariamente un fenomeno acustico. (…) Prajapati si sente “svuotato ed esaurito” dopo avere proferito il suo canto creativo, cioé dopo avere “sacrificato il proprio corpo composto di inni”, poiché “tutto ciò che gli dèi fanno, lo fanno con la recitazione cantata. Ora, la recitazione cantata è il sacrificio.” (Satapatha Brahmana). I Brahmana non si stancano di ripeterci che Prajapati, il canto creatore, é il sacrificio. Il più delle volte il dio, questo dio emette direttamente dal proprio corpo, arto per arto, organo per organo, le diverse categorie di creature. La sua testa fu il cielo, il petto l’atmosfera, la cintola l’oceano, i piedi la terra. Compiuta la sua opera, Prajapati perde il fiato e cade a pezzi. Per ricomporlo, è indispensabile l’aiuto delle sue creature. (p. 31-32)
(…) Fino a che gli dèi sono soli, il sacrificio si svolge dentro di loro e fra di loro; dopo la creazione del mondo, comincia a estendersi e ad aver luogo tra gli dèi e la loro creazione. Come gli dèi vivono del suono delle valli sonore, così queste esistono tramite la voce degli dèi che le fa risonare. Il sole dell’antico Egitto si nutre “del ruggito della terra”, la quale si alimenta dei raggi dell’astro diurno.
Questo sacrificio sonoro della protoumanità doveva essere molto simile a quello degli dèi, dato che (secondo la cosmogonia brahmanica) i primi uomini erano esseri incorporei, trasparenti, sonori e luminosi che si libravano sulle acque. Poiché il linguaggio che aveva creato gli dèi era un canto di luce, tutti gli esseri e tutti gli oggetti di quel mondo, nati da quella musica, non costituivano oggetti o esseri concreti e palpabili, ma inni di luce che riflettevano le idee del loro creatore. Essi costituivano le immagini acustiche che erano l’essenza della loro natura e che solamente nel secondo stadio della creazione si sarebbero rivestite di materia. (p. 32-33).
Indice
Gli dèi sono canti [Il suono creatore del mondo – Il suono-luce] – Una voce divina crea il mondo e la protoumanità [Identificazioni diverse della voce, creatrice della materia – Il sacrificio sonoro] – Un canto e un controcanto danno origine all’umanità [La comparsa dell’uomo – L’essenza sonora dell’uomo] – Natura acustica dei legami fra gli dèi e gli uomini [L’eroe civilizzatore porta la musica all’umanità – La musica, cibo degli dèi – Molteplicità delle funzioni dell’eroe civilizzatore – L’eroe civilizzatore nella mitologia cinese] – Per mezzo della musica gli uomini imitano gli dèi [Posizione cosmica del mago cantore – Il canto del mago – Gli strumenti musicali sono dèi nati dal sacrificio] – I filosofi includono la musica nelle loro speculazioni cosmogoniche (India, Cina) [Il canto individuale – Il rango sociale del musicista – Il simbolismo degli strumenti musicali] – Le cerimonie traggono la loro efficacia dalla musica [L’interdipendenza del cielo e della terra – I riti funebri – I canti rituali della nascita e della circoncisione – I riti stagionali – I riti di matrimonio – I riti di guarigione] – Il pensiero magico sopravvive parzialmente nelle idee estetiche.
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Marius Schneider
Marius Schneider (1903-1982) musicologo e insegnante nelle università di Barcellona, Colonia e Amsterdam. Altre opere: Gli animali simbolici e la loro origine musicale nella mitologia e nella scultura antica (ed. Rusconi); Il significato della musica (ed. Rusconi) e Pietre che cantano: studi sul ritmo di tre chiostri catalani di stile romanico (ed. Rusconi).
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* Sacrifico = atto sacro (ndt)
07 sabato Apr 2018
Posted Evoluzione, Filosofia, Libri, Società, Storia
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Estratto: Parte I.
Durante la nostra esistenza sperimentiamo innumerevoli confini che ci definiscono, segnalando discontinuità, barriere da infrangere, divieti da osservare, soglie reali o simboliche. I limiti ci circondano e ci condizionano da ogni lato e sotto ogni aspetto, a iniziare dagli immodificabili dati della nostra nascita (tempo, luogo, famiglia, lingua, Stato), dall’involucro stesso della nostra pelle, dagli orizzonti sensibili, intellettuali e affettivi del nostro animo per finire con il termine ultimo della morte.
(…)
Soprattutto la modernità occidentale è stata intesa, non senza enfasi, come consapevole e sistematica violazione dei termini prefissati, che avrebbe trasformato l’uomo in un superbo e libero creatore del proprio destino, in un essere teso a negare la propria finitudine, ad autotrascendersi nello sforzo di diventare sempre più simile a Dio. La ripetuta e vittoriosa esperienza del varcare ogni genere di confini (geografici, scientifici, religiosi, politici, ambientali e, recentemente, perfino biologici) avrebbe finito per generare una sorta di delirio di onnipotenza, di vertiginosa autoesaltazione spinta al punto di negare che, in linea di principio, esistano limiti invalicabili.
Ma le principali civiltà contemporanee hanno davvero voluto cancellare faustianamente tutti i limiti? O sarebbe meglio sostenere che alcuni li hanno semplicemente spostati in avanti, altri li hanno messi ai margini o li hanno, per così dire, costretti a entrare in clandestinità, altri ancora li hanno addirittura riproposti, rivendicati e perfino violentemente rafforzati mediante la restaurazione dogmatica di fedi, mentalità e comportamenti del passato? E non si stanno forse erigendo nuovi muri, visibili e invisibili, per separare tra loro individui e popoli, stabilendo rigidi criteri di esclusione e inclusione?
(…)
La generica domanda “in che misura siamo entrati in un mondo dai confini labili o inesistenti?”, si dovrebbe suddividere e articolare in questi specifici interrogativi: a) ci sono limiti che, diversamente da quelli scientifici e intellettuali, non dovremmo mai infrangere?, b) la violazione di proibizioni etiche, di venerandi tabù religiosi, di collaudati modelli di convivenza o il brusco sovvertimento d’istituzioni politiche tradizionali ci sospingono rischiosamente verso l’ignoto e ci faranno in breve precipitare nell’abisso dell’anarchia?, c) mediante quali criteri dobbiamo distinguere gli ostacoli che è giusto o lecito roversciare?
Di fronte alla complessità di simili questioni è diventato urgente ripensare l’idea di limite, di cui si è in parte persa la piena consapevolezza – normale in altri tempi –, in modo da essere meglio in grado di definire l’estensione della nostra libertà e di calibrare la gittata dei nostri desideri. A questo scopo sarà utile conoscere i molteplici e concreti aspetti dei singoli limiti, riscoprirne, di volta in volta, le ragioni, stabilirne i criteri di rilevanza e compierne un’attenta mappatura.
– Estratto da “Limite”, Remo Bodei – ed. Il Mulino
Indice – I. I nostri limiti fisiologici [Esistono ancora confini invalicabili? – L’estensione dei sensi e la plasticità del cervello umano – Le biotecnologie come antidestino – Morte e longevità] – II. Natura e civiltà [Un confronto con il passato – Scoperte e utopie geografiche – L’idea di limite – Catastrofi e progressi – Ad ventura] – III. Imparare a distinguere [Limiti esistenziali – Frontiere politiche e globalizzazione – Misura e dismisura – Di fronte all’estremo – Vietato vietare?]
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Remo Bodei – (1938) – Laureato all’Università di Pisa, ha perfezionato la sua preparazione teorico-storico-filosofica a Tubinga e Friburgo, frequentando le lezioni di Ernst Bloch ed Eugen Fink; a Heidelberg, con Karl Löwith e Dieter Henrich; poi all’Università di Bochum. Ha inoltre conseguito il diploma di licenza e il diploma di perfezionamento della Scuola Normale Superiore.
È stato visiting professor presso le Università di Cambridge, Ottawa, New York, Toronto, Girona, Città del Messico, UCLA (Los Angeles) e ha tenuto conferenze in molte università europee, americane e australiane. Dal 2006 insegna filosofia alla UCLA di Los Angeles, dopo aver a lungo insegnato storia della filosofia ed estetica alla Scuola Normale Superiore e all’Università di Pisa dove tuttora tiene, saltuariamente, qualche corso. È membro dell’Advisory Board internazionale di IED – Istituto Europeo di Design. Dal 13 novembre 2015 Remo Bodei è socio corrispondente dell’Accademia dei Lincei, per la classe di Scienze Morali, Storiche e Filosofiche.
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Vedi anche: “Noi, poveri post-umani, schiavi delle nuove libertà”