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Preghiera e guarigione – La forza delle parole, Larry Dossey (Intervista)

10 sabato Mar 2018

Posted by Paola in Intervista, Percorsi spirituali, Spiritualità

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Preghiera e guarigione – La forza delle parole, Larry Dossey – Intervista di Tricycle da Innernet (2011)

La definizione di preghiera per Larry Dossey è comunicazione con l’Assoluto. I suoi studi riguardano l’efficacia della preghiera sulla guarigione degli umani ma anche sugli animali e sulla crescita della piante.

In Medicina Transpersonale, il dr. Larry Dossey cita numerosi studi scientifici sull’efficacia della preghiera. Oggi esistono prove mediche a sostegno della tesi secondo cui la preghiera favorisce il processo di guarigione. Inoltre, alcuni studi documentano i risultati positivi della preghiera tibetana come strumento di intercessione.

Il dr. Dossey ha scritto otto libri, tra cui Il potere curativo della preghiera, ed è direttore esecutivo della rivista “Alternative Therapies in Health and Medicine”. Oggi il dr. Dossey vive a Santa Fe, nel New Mexico. È stato direttore del personale alla Humana Medical City Dallas e co-presidente della Tavola Rotonda degli interventi sul corpo/mente, dell’Ufficio di medicina alternativa e complementare e dell’Istituto Nazionale della Sanità.

– – – – – – – – – – – – –

Tricycle: Qual è la tua definizione di preghiera?

Larry Dossey: La mia definizione è molto vasta. La preghiera è la comunicazione con l’Assoluto. Tale definizione non scontenta nessuno, e ci spinge a precisare cosa intendiamo con comunicazione e Assoluto (quest’ultimo può prendere la forma di un Dio personale o meno).

Tricycle: Quando preghi, c’è un oggetto?

Larry Dossey: No. Offro la mia preghiera all’Assoluto nel modo più generale immaginabile. Ironicamente, questa è la forma più personale che la mia preghiera può assumere.

Tricycle: Cosa intendi con “Assoluto”?

Larry Dossey: L’Assoluto è indefinibile, ineffabile, inarticolabile e non specificabile. Se attribuisci delle qualità all’Assoluto, per definizione determini una qualità che non esiste. Niente è esterno all’Assoluto, altrimenti non sarebbe Assoluto. Per cui, quando prego, non voglio definire ciò verso cui prego, perché questo limiterebbe l’Assoluto. Ci sono delle cose in cui è meglio non intromettersi.

Tricycle: In che modo ritieni efficace una preghiera se non esiste una divinità?

Larry Dossey: Non credo che, affinché una preghiera sia efficace, occorra una divinità, così come questa è concepita nel mondo occidentale. Semplicemente, prego: “Avvenga la cosa migliore. Sia fatta la tua volontà”. Oppure: “Accada il risultato migliore”. Non ho bisogno di rivolgere queste preghiere a un’immagine di Dio. Naturalmente, nella nostra cultura la maggior parte delle persone ha un’altra opinione. Ho avuto l’opportunità di discutere con migliaia di americani sulla loro idea di preghiera. La maggior parte delle persone sembra credere che la preghiera consista nel parlare a una sorta di cosmica figura paterna, bianca e di sesso maschile, che è irascibile e preferisce che la gente le si rivolga in inglese. Per me, questa è idolatria e spudorato antropocentrismo.

Tricycle: Il buddismo zen ci mette in guardia contro la tendenza delle parole a celare la vera natura dell’illuminazione. Tu come vedi il contrasto tra gli insegnamenti sul silenzio e l’articolazione della preghiera?

Larry Dossey: L’essenza della preghiera va al di là dell’articolazione, delle parole. L’idea del Vuoto è preziosa. È qui che c’è l’azione. Mi sento molto più a mio agio con il silenzio. Adoro i commenti di Padre Thomas Merton, cui una volta fu chiesto: «Come preghi?», e la risposta fu: «Respirando». Secondo me, questo ci fa capire che nelle conoscenze esoteriche di molte religioni si onora il Vuoto, o il Grande Silenzio. Finora, le prove dimostrano che nessuna strategia detiene un monopolio. Virtualmente, ogni modello di preghiera esaminato raggiunge risultati.

Forme molto specifiche di preghiera articolata, finalizzate a risultati precisi, sono efficaci, così come l’entrare nel Vuoto, nel silenzio, senza chiedere assolutamente nulla. Questo mette in crisi le nostre idee secondo cui esiste un modo di pregare migliore degli altri. Sto parlando di circa duecento studi che analizzano la capacità di persone che pregano di influenzare vari soggetti, inclusi gli esseri umani, gli animali, le piante e persino i microrganismi. Questi studi scientifici sono stati pubblicati su vari giornali, negli ultimi tre decenni.

Tricycle: Nel tuo nuovo libro, citi molti studi sull’uso della preghiera negli ospedali: Mt. Sinai, Duke, Boston’s Deaconess Hospital. Quale dei recenti studi sulla preghiera ti ha più impressionato?

Larry Dossey: I miei studi preferiti sono quelli che riguardano tutto ciò che non è umano, perché è possibile farli con precisione fanatica. Per esempio, questi studi analizzano l’effetto della preghiera sui tassi di crescita dei batteri e delle piante, oltre che sui tumori negli animali. Alcuni di questi studi riguardano specifiche reazioni biochimiche. Ci sono dei ricercatori, in Francia e nell’Università del Tennessee, che hanno inibito la crescita dei funghi in capsule di petri usando la preghiera a distanza anche di 25 chilometri.

All’università di St. Joseph, a Philadelphia, la gente usava la preghiera tanto per inibire quanto per stimolare la crescita dei batteri in provetta, in un periodo di ventiquattro ore. Questa è la parte più interessante negli studi sulla preghiera. Ma, ovviamente, la maggior parte delle persone sono più interessate all’effetto della preghiera al livello umano.

Tricycle: Nel 1998, il Mantra Study Project fu condotto dal dr. Mitchell Krocoff nell’ospedale Duke, e ha analizzato l’uso di cinque terapie noetiche (tra cui la preghiera), nell’ambito di uno studio su 150 pazienti di cardiologia. Quelli nel gruppo di preghiera hanno mostrato una riduzione dal 50 al 100 per cento degli effetti indesiderati dell’angioplastica e del cateterismo cardiaco rispetto al gruppo di terapia standard, senza la preghiera. Cristiani, monache carmelitane, battisti, moravi, ebrei e monaci tibetani hanno pregato per questi pazienti da luoghi lontani come il Nepal. Perché sono state usate queste diverse tradizioni, e cosa è stato detto agli oranti riguardo le persone per le quali stavano pregando?

Larry Dossey: I critici talvolta affermano che i ricercatori che studiano la preghiera hanno un intento segreto, cioè fare pubblicità al loro credo religioso. Il progetto Mantra ha eliminato questa obiezione facendo ricorso alla preghiera di intercessione di molti gruppi religiosi. E ciò impedisce a qualsiasi religione di rivendicare meriti. I nomi delle persone del gruppo di preghiera sono stati detti alle sorelle carmelitane di Baltimore e sono stati inviati per e-mail o telefono ai monaci buddisti del monastero Kopan, nel Nepal, e del monastero Malanda, in Francia. Nei monasteri buddisti, i partecipanti hanno seguito le istruzioni di Lama Zopa Rinpoche e hanno praticato le cerimonie del Buddha della Medicina con il nome di ciascun paziente.

Il nome dei pazienti è stato inserito anche nel sito web della Gerusalemme Virtuale, i cui gestori hanno messo preghiere scritte nelle fessure del Muro Occidentale di Gerusalemme. Poi essi sono stati mandati alla Silent Unity, che è un gruppo cristiano interconfessionale di preghiera, nel Missouri, ai battisti, ai moravi e alle congregazioni della Chiesa della Vita Abbondante nel North Carolina. Tutti questi gruppi hanno pregato collettivamente per i pazienti, con la frequenza e la durata solite per loro. In tal modo, è impossibile accusare i ricercatori di fare pubblicità a una religione particolare.

Tricycle: Secondo lo studio, i pazienti non sapevano che si stava pregando per loro. Quale pensi che sia stato l’elemento chiave che ha reso efficaci le preghiere?

Larry Dossey: La mia opinione è che il ruolo centrale dell’amore e della compassione sia il fattore più importante alla base del successo della preghiera, in generale e in questo studio.

Tricycle: In un articolo di Glenn Mullin sulla preghiera si dice: “La preghiera nel buddismo… diventa una pratica buddista solo quando è accompagnata dalla consapevolezza della natura vuota dei tre circoli: la persona orante, la preghiera stessa e l’atto di pregare”. Cosa rispondi all’affermazione che non esiste un valore o uno status intrinseco alla preghiera?

Larry Dossey: Sono d’accordo al mille per cento. Anche se qualcuno analizzasse diversamente la preghiera buddista, dovremmo sempre fare i conti con gli studi che mostrano, semplicemente, che la preghiera buddista fa effetto. Quindi, per quanto noi si possa sezionare ed esaminare la preghiera buddista, le prove mostrano che è efficace.

Tricycle: Secondo te, dove sono dirette le preghiere?

Larry Dossey: Credo che la consapevolezza in generale, e la preghiera in particolare, siano non-locali. Cioè, la mente non è localizzata o confinata nel corpo, ma si estende all’esterno di esso. Ciò implica che la consapevolezza e la preghiera sono infiniti nello spazio e nel tempo. Se qualcosa è infinito nello spazio, vuol dire che è onnipresente. Ciò implica che le preghiere non si dirigono da nessuna parte: infatti, essendo onnipresenti, sono già là. La stessa analogia si applica al tempo.

Se qualcosa è non-locale nel tempo, è presente ovunque in quest’ultimo, ed è quindi eterno e senza tempo. Dunque, non esiste direzionalità nella preghiera, né nello spazio né nel tempo. Ciò ovviamente è in contrasto con la concezione occidentale della preghiera, secondo cui essa viene inviata al Divino e da questi deviata verso l’oggetto della preghiera. Quindi, possiamo affermare che il modo occidentale di pregare tende a essere altamente locale, mentre la preghiera buddista è non-locale.

Tricycle: Nel tuo libro, affermi di chiedere frequentemente ai laici perché pregano. Perché preghi, tu?

Larry Dossey: È la mia natura. Esiste un detto cinese: “Un uccello non canta perché sta cercando una risposta. Canta perché ha un canto”. Quando prego, sto semplicemente intonando il mio canto.

E ora, finché dura lo spazio,                                                                             finché esistono esseri da scoprire,                                                                Possa io allo stesso modo continuare a vivere                                               Per lenire le sofferenze di coloro che vivono.

Shantideva, Bodhisattva-caryavatara 10:55
Tradotto dal Gruppo di traduzioni Padmakara in A Flash of Lightning in the Dark of Night (Shambala, 1994).]

Larry Dossey. Il potere curativo della preghiera. RED. 1996. ISBN: 8870312852
Larry Dossey. Medicina transpersonale. Il potere curativo della mente. RED. 2001. ISBN: 8870314901 Larry Dossey. Spazio, tempo e medicina. Mediterranee. 1983. ISBN: 8827206469

Originalmente pubblicato su Tricycle magazine, http://www.tricycle.com, per gentile concessione.

Traduzione di Gagan Daniele Pietrini
Copyright per l’edizione Italiana: Innernet.

Nel mondo eterno, tempo e spazio sono diversi?, J. O’Donohue

31 martedì Ott 2017

Posted by Paola in Inserimenti, Libri, Percezione, Realtà Parallele, Spiritualità, Stati altri di coscienza

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OLYMPUS DIGITAL CAMERANel mondo eterno, tempo e spazio sono diversi? – Estratto da “Anam Cara” di John O’Donohue, Edizioni Corbaccio (attualmente fuori catalogo)

Spazio e tempo sono il fondamento dell’identità e della percezione umana, senza di loro non esiste percezione.

L’elemento spaziale indica che ci troviamo in uno stato di costante separazione. Io sono qui, tu sei lì; persino la persona a cui siamo più vicini, quella che amiamo, rimane un mondo separato da noi. È questo lo strazio dell’amore: due persone si avvicinano al punto da desiderare realmente di divenire una sola, ma i loro spazi separati mantengono la distanza fra loro. Nello spazio siamo sempre lontani.

L’altra componente della percezione e dell’identità è il tempo; anch’esso ci separa costantemente. Il tempo è essenzialmente lineare, non continuo e frammentario. I giorni passati sono scomparsi, svaniti; il futuro non è ancora arrivato; tutto ciò che abbiamo è il minuscolo gradino dell’istante presente.

Quando l’anima lascia il corpo, non è più oppressa dallo spazio e dal tempo; è libera, e distanza e separazione cessano di ostacolarla. I morti sono i nostri più stretti vicini, sono tutt’attorno a noi. Quando domandarono a Meister Eckhart dove va l’anima di una persona dopo la morte, egli rispose che non va da nessuna parte. In quale altro luogo potrebbe andare? In quale altro luogo è il mondo dell’eternità? Non può che trovarsi qui. Abbiamo dato erroneamente una dimensione spaziale all’eternità, l’abbiamo relegata in una sorta di distante galassia.

Il mondo eterno non è un luogo ma un diverso stato di essere; l’anima della persona non va da nessuna parte perché non c’è nessun altro luogo dove andare. Ciò suggerisce che i morti siano qui insieme a noi, nell’aria in cui ci muoviamo quotidianamente. L’unica differenza tra noi e loro è che adesso rivestono una forma invisibile. Lo sguardo umano non riesce a vederli, ma possiamo sentire la presenza di quelli che abbiamo amato e sono morti. Con il raffinamento dell’anima possiamo sentirli, sentire che sono vicini.

Esiste un’intera mitologia irlandese su druidi e sacerdoti dotati di speciali poteri. Mio padre ci raccontava spesso di un suo conoscente che era molto amico del sacerdote del paese. I due uomini erano soliti fare lunghe passeggiate e un giorno il conoscente chiese al sacerdote dove si trovavano i morti. Egli rispose di non fare domande del genere,  ma, poiché l’altro insisteva, gli disse che glielo avrebbe mostrato a patto che non lo raccontasse a nessuno. Inutile dirlo, l’uomo non mantenne parola. Il sacerdote alzò la mano destra e l’uomo vide le anime dei defunti che si affollavano per ogni dove come gocce di rugiada sui fili d’erba.

Spesso solitudine e isolamento sono la conseguenza di una mancanza di immaginazione spirituale, dimentichiamo che uno spazio vuoto non esiste; ma ogni spazio è colmo di presenza, in particolare di coloro che si trovano ora in una forma eterna, invisibile.

Per chi è morto, anche il mondo del tempo è differente. Qui siamo imprigionati in un tempo lineare: il passato è dimenticato, perduto; il futuro ci è ignoto. Per i defunti il tempo è completamente differente, poiché vivono nel cerchio dell’eternità.

Nei capitoli precedenti abbiamo parlato del paesaggio, di come quello irlandese resista alla linearità e di come il pensiero celtico non abbia mai apprezzato la linea ma abbia sempre amato la forma circolare. All’interno del cerchio inizio e fine sono fratelli, nel riparo che l’eterno offre all’unità dell’anno e della terra.

Penso che nel mondo eterno il tempo sia diventato il circolo dell’eternità; forse, quando una persona raggiunge questo mondo può guardare indietro a quello che qui chiamiamo passato e sapere tutto del futuro. Per i morti il presente è presenza totale. Probabilmente i nostri amici defunti ci conoscono meglio di come abbiano mai potuto in vita; sanno tutto di noi, anche cose che possono deluderli. Ma poiché sono trasfigurati, la loro comprensione e compassione sono proporzionate a tutto quanto sono venuti a sapere su di noi.

Credo che i nostri amici defunti si preoccupino e abbiano cura di noi. Spesso il nostro cammino è minacciato da un macigno di sofferenza sul punto di precipitare su di noi, ma i nostri amici tra i morti lo trattengono fino a che non siamo passati.

Uno degli sviluppi che nei prossimi secoli potrebbero verificarsi nell’evoluzione e nella coscienza umana è una nuova relazione globale con il mondo invisibile dell’eternità. Potremmo legarci in modo creativo con i nostri amici nel mondo invisibile.  —

– Estratto da: Anam Cara – Il libro della saggezza celtica, John O’Donohue [Capitolo Sei]

La spiritualità del creato, M. Fox (Libri)

17 martedì Gen 2017

Posted by Paola in Libri, Percorsi spirituali, Personaggi, Società, Spiritualità

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matthew-foxLa spiritualità del creato – Manuale di mistica ribelle, di Matthew Fox – Gabrielli Editori

“Il creato è ciò che risveglia i mistici e ciò per cui lottano i profeti. Il creato è l’oggetto della ricerca scientifica e dell’impegno mistico, è la fonte di ogni celebrazione e lo scopo di ogni etica.”

Estratto dal Capitolo 1

La spiritualità del creato non è un sentiero di recente invenzione. Per gli occidentali del XX e XXI secolo è un sentiero che viene riscoperto, poichè l’attacco portato avanti dalla cultura antropocentrica che iniziò con la dissoluzione della fine del Medioevo ci ha isolati all’interno di un mondo meccanicistico e non mistico. Oggi incontrare la spiritualità del creato è come riaprire un sentiero nella giungla, un sentiero che è stato coperto da rovi e piante con radici profonde.

matthew-fox-spiritualita-del-creatoLa spiritualità del creato è una tradizione antica. In America è la tradizione più antica, perché in essa consiste l’eredità spirituale fondamentale dei nativi americani. Ma è anche l’eredità fondamentale dei popoli nativi di ogni continente: delle popolazioni celtiche in Irlanda, Scozia e Galles, delle popolazione native africane e asiatiche, delle isole della Polinesia e della Nuova Zelanda, degli aborigeni australiani.

La cosmologia era alla base delle celebrazioni cultuali, della preghiera, dell’economia, della politica e dell’etica di tutti questi popoli. Tutti rendevano onore all’artista che è in ciascuno. Tutti si aspettavano che il divino potesse erompere in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Vedere il mondo in questo modo significa essere persone che mettono al centro il creato.

– – – – – – – – – –

Matthew Fox (1940), teologo americano di fama internazionale, (ex) frate domenicano, studioso di Meister Eckhart e Ildegarda di Bingen, “attivista visionario” e “profeta verde”, collega la spiritualità alla coscienza ambientale e alla difesa degli oppressi. Autore di una trentina di libri tradotti in 15 lingue, fondatore dell’Institute of Culture and Creation Spirituality in California, nel 1993 venne espulso dall’Ordine Domenicano per ordine dell’allora cardinale Joseph Ratzinger. Tra le sue ultimi opere pubblicate in Italia: Preghiera, una risposta radicale all’esistenza (Gabrielli); Confessioni di un cristiano ribelle (Garzanti); Compassione; e Spiritualità e giustizia sociale (Claudiana), In principio era la gioia; e Creatività, dove il divino e l’umano si incontrano (Fazi)

Il lavoro spirituale spiegato dalla saggezza della Kabbalah, M. Laitman

05 sabato Nov 2016

Posted by Paola in Laitman, Percorsi spirituali, Realtà Parallele, Spiritualità

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laitman_928La saggezza della Kabbalah spiega che il lavoro spirituale non implica azioni fisiche

Tutto avverrebbe soltanto nel desiderio umano. La Kabbalah opera con ciò che fu veramente creato: il desiderio. Soltanto che esso può essere controllato dal Creatore e da una persona dall’alto. Non c’è null’altro.

A noi sembra che tutto intorno a noi sia un mondo materiale, ma questo mondo è illusorio. Esiste soltanto nelle nostre rappresentazioni interiori. Come Baal HaSulam scrive nell’Introduzione al Libro dello Zohar, esiste uno “schermo” speciale sul retro del nostro cervello che proietta tutti i nostri pensieri e sentimenti e che ci attira verso un qualche supposto tipo di realtà che vediamo davanti a noi.

Di fatto, noi non vediamo nulla. Possiamo dire che davanti a noi ci sono, per esempio, un tavolo, una parete, un mondo, le stelle e le galassie, ma nulla di questo esiste. Ci sembra solamente.

Questo è un sistema sensoriale molto complesso. Il compito del Kabbalista è di andare oltre i sensi terreni ordinari per dare la visione corretta del mondo, la giusta sensazione del mondo. Quindi, questa saggezza chiamata Kabbalah è la scienza della corretta percezione della vera realtà: ciò che è e come si manifesta.

Il Creatore non si aspetta che si faccia veramente qualcosa fisicamente perché questo mondo intero di sogno che ci circonda è un’illusione. Nel Libro dello Zohar è scritto che quando entriamo nella percezione del mondo superiore, iniziamo a comprendere che tutto quello di prima era come un sogno.

Ciò nonostante, anche se noi otteniamo la vista spirituale, rimaniamo tra i due mondi e li percepiamo entrambi. Tuttavia, la quantità che noi presumibilmente percepiamo attraverso le qualità terrene, dette Olam Ha Medume, sono inventate, imposte su di noi da un mondo illusorio.

Il mondo reale che ci si svela è il nostro vero mondo, e c’è una connessione tra questi mondi. Si sente l’intera illusione di questo mondo e tutta le verità del mondo superiore. Tutto ciò che esiste nel mondo chiamato altro mondo – cioè il mondo situato sull’altro lato della nostra percezione, della nostra illusione – influenza i modelli di questo mondo e pertanto ci adeguiamo gradualmente alla rivelazione del vero mondo.

Abbiamo tutto per poter costruire e fare non fisicamente, ma per esprimere azioni nel nostro desiderio perché il desiderio è la vera materia della creazione, senza il quale nulla fu creato.

Tutti i comandamenti materiali, le funzioni nei templi e così via, si applicano solo alla realizzazione spirituale dei nostri desideri e intenzioni. Tutto qui! Per questo è detto “Non voglio da voi palazzi, abiti preziosi, vanagloria che porta a violenza e lotta per il potere. Da voi voglio solo la purezza del cuore, il lavoro suoi vostri desideri.”

Dobbiamo capire chiaramente che cosa significano per il nostro mondo la radice spirituale e ciò che ne deriva, come questa radice influenza la nostra percezione e come ci forza a vedere certe immagini fisiche che supponiamo di vedere attraverso i nostri cinque sensi. “Supponiamo” perché è tutto un sogno e talvolta sembra anche più reale della vera realtà.

Comunque, tutto questo è una proiezione su di noi proveniente dalla fonte superiore, la radice superiore che, come uno scaltro operatore, ci mostra al nostro interno un film chiamato “vita”. A noi sembra di esistere in un corpo nel quale interagiamo, si muoviamo e così via, ma non appena ci svegliamo anche solo un poco, scopriamo che è tutto un sogno, così come è scritto nel Libro dello Zohar.

Quando entreremo in contatto con la radice, e non con le conseguenze, inizieremo a comprendere perché è successo in questo modo, perché ci viene mostrato questo film chiamato vita, perché è così vario e ricco di colori, suoni, eccetera, che ci catturano così tanto. Di fatto, noi percepiamo pochissimo, letteralmente microscopiche influenze, una fessura in ambedue le direzione dello spettro della percezione, tuttavia pensiamo che sia qualcosa di insolito.

Tutto ciò che succede intorno a noi è proiettato dal piccolo egoismo della persona là dove ciascuno di noi percepisce il mondo. Tuttavia, una volta che l’ego comincia a espandersi, noi percepiamo in questo ego che cresce il quadro successivo del mondo, ma corretto. Dopotutto, l’egoismo può espandersi solo tramite la correzione! Quindi, a partire da quel piccolo punto, iniziamo a immaginare il mondo superiore.

Raggiungiamo le radici di tutto ciò che accade a noi e nel mondo, vediamo come si può interagire con questo sistema, accelerare per noi il suo sviluppo, espansione e dimostrazione. Dopo diventa chiaro che: questa è la radice, e questa la sua conseguenza. E noi, influenzando la radice, possiamo cambiare la conseguenza.

All’inizio, al momento, non siamo in grado di cambiare il nostro mondo. Ciò diventa possibile soltanto quando lanciamo la nostra influenza sulla sua radice. Quindi, mentre siamo in questo mondo, vediamo che questo per noi non funziona e non possiamo fare nulla.

Tuttavia, quando l’umanità giungerà in uno stato di completo allontanamento, depressione e impotenza, allora sentirà che c’è un altro modo, che è l’unico appropriato, non attraverso il nostro egoismo che ci controlla, ma dove siamo noi a controllarlo. Allora, potremo risollevarci e iniziare a rivelare il vero mondo.

[195601] – From KabTV’s “Secrets of the Eternal Book” 6/30/16

Laitman’s Blog, postato il 4/11/2016: http://laitman.com/2016/11/on-the-other-side-of-perception

[Traduzione: Paola]

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