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Archivi della categoria: Intervista

Pensare non pensando, N. Katherine Hayles – Intervista

02 sabato Lug 2022

Posted by Paola in Coscienza, Intervista, Società

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ATSAC, Automated Traffic Surveillance and Control, è il sistema che governa il traffico di Los Angeles. La sua pelle sono 18 mila rilevatori sparsi per la città, e 400 gli occhi, le telecamere che sorvegliano gli incroci problematici. Proprio adesso da quell’incrocio arriva il segnale di un bus in ritardo e di un’immissione congestionata: gli algoritmi di ATSAC reagiscono, coordinano i semafori per sbloccare il traffico e dare pure la precedenza alla corsia preferenziale del bus. Il sistema sensoriale è però fatto anche dai conducenti stessi, che segnalano le situazioni complicate per strada. Tutte queste informazioni restano in memoria una settimana, così da individuare modelli del traffico e permettere agli algoritmi di aggiornarsi e agli operatori di prendere decisioni informate. Anche loro intervengono: con un comando possono cambiare un’intera rete di semafori.

In questo intreccio le intelligenze umane e tecniche interagiscono. È quello che N. Katherine Hayles chiama assemblaggio cognitivo nel suo ultimo testo, L’impensato, uscito in Italia per effequ e tradotto da Silvia Dal Dosso e Gregorio Magini. N. Katherine Hayles è teorica e critica letteraria, si è occupata di postumanesimo, ha scritto, tra le altre cose, How We Become Poshuman: Virtual Bodies in Cybernetics, Literature and Informatics, si è mossa dentro le relazioni tra letterature, scienze, tecnologie.

In quel groviglio di uomini e macchine, dove si concentra l’intelligenza? E possiamo davvero dire che si “concentra” da qualche parte, o dovremmo accettare il fatto che è sparsa? Benché continuamente immersi dentro assemblaggi cognitivi di questo tipo, abbiamo ancora l’impressione che l’intelligenza sia individuabile sempre e solo nella nostra coscienza. Conserviamo cioè l’idea che l’intelligenza sia la forma appuntita della nostra coscienza. E dunque, quando ci interroghiamo sulle abilità cognitive dei non umani, ci chiediamo, nel caso dei viventi, che forma di coscienza li abiti o, nel caso dei sistemi artificiali, che forma di coscienza potrà abitarli. L’impensato sovverte queste domande. Per esempio: è necessario che sistemi artificiali complessi si dotino di coscienza, che in loro emerga, oppure possono avere doti cognitive sofisticatissime anche restando non consci? Hayes cerca esempi, metafore e risposte nei saggi dei neuroscienziati e nei romanzi di fantascienza. Come Blindsight di Peter Watts, dove un equipaggio umano incontra i criptoidi, alieni dalla tecnologia mostruosa ma senza coscienza. Perché la coscienza, scrive, “spreca energia e potenza di calcolo, è ossessionata da se stessa fino alla psicosi”. (segue)

Testo integrale: https://www.iltascabile.com/scienze/impensato-hayles/

L’ardore, R. Calasso (Libro)

29 giovedì Lug 2021

Posted by Paola in Intervista, Libri, Percorsi spirituali, Società, Spiritualità, Storia, Video

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L’ardore, Roberto Calasso (Ed. Adelphi, 2010)

Qualcosa di immensamente remoto dall’oggi apparve più di tremila anni fa nell’India del Nord: il Veda, un «sapere» che comprendeva in sé tutto, dai granelli di sabbia sino ai confini dell’universo. Distanza che si avverte nel modo di vivere ogni gesto, ogni parola, ogni impresa. Gli uomini vedici prestavano un’attenzione adamantina alla mente che li reggeva, mai disgiungibile da quell’«ardore» da cui ritenevano si fosse sviluppato il mondo. L’attimo acquistava senso in rapporto a un invisibile traboccante di presenze divine. Fu un esperimento del pensiero così estremo che sarebbe potuto scomparire senza lasciare traccia del suo passaggio nella «terra dove vaga in libertà l’antilope nera» (così veniva definito il luogo della legge). Eppure quel pensiero – groviglio composto da inni enigmatici, atti rituali, storie di dèi e folgorazioni metafisiche – ha l’indubitabile capacità di illuminare con luce radente, diversa da ogni altra, gli eventi elementari che appartengono all’esperienza di chiunque, oggi e dappertutto, a cominciare dal puro fatto di essere coscienti. Così collidendo con molte di quelle che vengono ormai considerate ferme acquisizioni. Questo libro racconta come attraverso i «cento cammini» a cui allude il titolo di un’opera smisurata e capitale del Veda, lo Satapatha Brahmana, si può raggiungere ciò che sta davanti ai nostri occhi passando attraverso ciò che da noi è più lontano.

INDICE: 1. Esseri remoti – 2. Yajnavalkya – 3. Animali – 4. Progenitori – 5. Coloro che videro gli Inni – 6. Dalle avventure di Mente e Parola – 7. Atman – 8. La veglia perfetta – 9. I Brahmana – 10. La linea dei fuochi – 11. L’erotica vedica– 12. Dei che offrono libagioni – 13- Residuo e sovrappiù – 14. Solitari nella foresta – 15. Ritologia – 16. La visione sacrificale – 17. Dopo il diluvio – 18. Tiki – 19. L’atto di uccidere – 20. La corsa dell’antilope nera – 21. Il re Soma – Antecedenti e conseguenti – Fonti

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Intervista a Roberto Calasso (Che tempo che fa, 2010) Presentazione del libro

Addomesticare le emozioni distruttive, intervista a D. Goleman (da Innernet, 2008)

07 giovedì Gen 2021

Posted by Paola in Coscienza, Inserimenti, Intervista, Neoscienze, Percezione, Percorsi spirituali, Stati altri di coscienza

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La meditazione può cambiare il cervello? Daniel Goleman, autore del best seller Intelligenza emotiva, dà delle risposte sorprendenti. Recenti ricerche ci dicono che il cervello è estremamente plastico, a patto che attraversiamo esperienze sistematiche e ripetute; in questo senso le pratiche meditative sembrano le migliori per trasformare le emozioni distruttive.

Nel suo libro Emozioni Distruttive, in collaborazione con il Dalai Lama, riporta le ricerche sul cervello e sulla meditazione e suggerisce una via per lavorare sulle emozioni distruttive.

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Nel tuo nuovo libro, Emozioni distruttive, scrivi che “riconoscere e trasformare le emozioni distruttive è il cuore della pratica spirituale”. Puoi dirci cosa intendi con “emozioni distruttive”?

Daniel Goleman: Esistono due punti di vista: uno orientale, l’altro occidentale. Secondo il punto di vista occidentale – quello della scienza e della filosofia moderne – le emozioni distruttive sono quelle che provocano un danno a se stessi o agli altri. E “danno”, qui, è inteso nel senso più ovvio: fisico, affettivo, sociale. Il punto di vista orientale è più sottile. La concezione buddista, così come è emersa dalle conversazioni con il Dalai Lama alla conferenza intitolata “Mind and Life” nel marzo 2000, è che le emozioni distruttive sono quelle che disturbano il proprio equilibrio interiore, mentre quelle sane favoriscono l’equilibrio della mente. (continua)

Articolo completo: http://www.innernet.it/addomesticare-le-emozioni-distruttive/

Perchè la scienza ha bisogno della filosofia, da Il Tascabile

15 giovedì Ott 2020

Posted by Paola in Filosofia, Intervista, Società

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Negli ultimi decenni del Novecento si è consumato una sorta di divorzio consensuale tra filosofi e scienziati, sancito per esempio dalle parole del fisico Stephen Hawking che diceva che i filosofi non sono riusciti a tenere il passo con il progresso delle teorie scientifiche, e dunque dichiarava morta in qualche modo la filosofia. ‘Perché la scienza ha bisogno della filosofia’ è invece il titolo diretto, senza fronzoli, di un articolo uscito da poco sulla rivista scientifica PNAS, nove gli autori e le autrici, equamente distribuiti tra filosofi della scienza e scienziati, che non solo sostengono il valore culturale della filosofia, ma entrano nel merito di come gli strumenti della filosofia abbiano un impatto produttivo positivo nella ricerca scientifica, addirittura nei laboratori. Con un linguaggio lontano dal cosiddetto gergo specialistico, filosofico, scientifico, molto piano e diretto fanno esempi concreti tratti da alcuni campi di frontiera delle scienze della vita: si parla di cellule staminali, di neuroscienze, di sistema immunitario, di lotta e di comprensione del cancro.

Tra gli autori dell’articolo ci sono Carlo Rovelli, fisico teorico che lavora all’Università di Marsiglia, scrittore, il suo ultimo libro è Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza, e Alberto Mantovani, immunologo dell’istituto clinico Humanitas di Milano. Li abbiamo intervistati assieme a Giovanni Boniolo, filosofo della scienza all’Università di Ferrara, che non è tra gli autori ma lavora su questi temi da anni. (continua…)

Testo integrale: https://www.iltascabile.com/scienze/scienza-filosofia/

Tao Te Ching, Augusto Shantena Sabbadini (conversazione) (audio)

19 domenica Gen 2020

Posted by Paola in Audio, Filosofia, Inserimenti, Intervista, Personaggi, Taoismo, Tempo

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Tao Te Ching, conversazione con Augusto Shantena Sabbadini – Registrazione audio dal programma “Uomini e Profeti” / Radio 3, 6/02/2010

Augusto Shantena Sabbadini – è un traduttore, fisico e scrittore italiano. Ha lavorato come fisico teorico presso l’Università di Milano e l’Università della California. A Milano si è dedicato ai fondamenti della fisica quantistica, concentrandosi sulla descrizione del processo di quantum di osservazione, un problema che mantiene il suo fascino fino ad oggi. In California ha contribuito all’identificazione del primo buco nero. Nel 1990 è stato consulente scientifico per la Fondazione Eranos, un centro di ricerca est-ovest fondato sotto la guida di C.G. Jung nel 1930. In questo contesto ha studiato i classici cinesi sotto la guida del sinologo olandese Rudolf Ritsema e prodotto varie traduzioni e commenti, tra cui il Yijing e la Daodejing. Dal 2002 è direttore associato del Centro Pari per New Learning, un istituto di istruzione alternativa situato nel piccolo borgo medievale di Pari, Toscana, Italia. Insegna corsi brevi presso la Schumacher College e conduce workshop sul Taoismo, la fisica quantistica e il Yijing come strumento di introspezione. [da Wikipedia.it]

Riferimenti: http://www.shantena.com

Vedi anche: L’I Ching, A.Shantena Sabbadini –  conversazione (audio) 2011

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https://inseparatasede.files.wordpress.com/2020/01/100206-shantena-sabbadini-intervista-sul-tao-te-ching.mp3

La psiche è l’espressione del cosmo, R. Tarnas (Intervista)

18 sabato Mag 2019

Posted by Paola in Audio, Filosofia, Inserimenti, Intervista, Personaggi, Società, Storia

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La psiche è l’espressione del cosmo, Intervista a Richard Tarnas (2009)

La storia è piena di esempi di persone che hanno sfidato il paradigma dominante e le cui idee sono state inizialmente liquidate come frutto di ignoranza o di pazzia. Basti pensare al passaggio dal sistema geocentrico tolemaico al sistema eliocentrico di Copernico e Galileo. Oggi la moderna ricerca sulla coscienza e sulla psiche è arrivata a risultati altrettanto radicali, che richiedono un profondo cambiamento del nostro modo di pensare. “La più grande sorpresa che ho sperimentato nel corso di oltre cinquant’anni di ricerca sulla coscienza è stato scoprire lo straordinario potere predittivo dell’astrologia archetipica. A causa della mia lunga formazione scientifica inizialmente ero molto scettico in merito all’astrologia. L’idea che i pianeti e le stelle potessero avere qualcosa a che fare con gli stati di coscienza, per non parlare degli eventi nel mondo, sembrava talmente assurda e ridicola da non poterla neanche prendere in considerazione. Ci sono voluti anni e migliaia di os-servazioni convincenti perché accettassi questa possibilità, un cambiamento che ha richiesto niente di meno che una revisione radicale delle mie ipotesi metafisiche fondamentali sulla natura della realtà. Data la controversia che circonda questo problema, non avrei nemmeno voluto discutere di astrologia se Richard Tarnas non avesse pubblicato tre testi di notevole importanza basati sulla sua meticolosa e innovativa ricerca: ‘La passione della mente occidentale’, ‘Prometeo il risvegliatore’ e ‘Cosmo e Psiche’”[1]. A parlare così di Richard Tarnas è Stanislav Grof, fondatore, insieme ad Abraham Maslow, di una nuova visione della psicologia, che lui chiama transpersonale, e che parte dall’idea che l’uomo non è solo un’unità bio-psichica, ma un insieme aperto e collegato a una dimensione spirituale. Nei suoi lavori Tarnas ha spiegato il ruolo dell’astrologia come strumento per comprendere noi stessi e la nostra relazione con il cosmo. (continua nell’articolo integrale)

Richard Tarnas [1950], laureato all’Università di Harvard e all’Istituto Saybrook, è docente di Filosofia e Storia della Cultura presso l’Istituto di Studi Integrali della California, dove ha creato il programma di specializzazione in Filosofia, Cosmologia e Consapevolezza. Sito: www.cosmosandpsyche.com

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[1] The Passion of the Western Mind, Understanding the Ideas That Have Shaped Our World View (Ballantine, 1991) – Prometheus the Awakener, An Essay on the Archetypal Meaning of the Planet Uranus (Spring Publication, 1995) – Cosmo e Psiche, Un approccio psicologico alla conoscenza dell’universo (Edizioni Mediterranee, 2012)

Preghiera e guarigione – La forza delle parole, Larry Dossey (Intervista)

10 sabato Mar 2018

Posted by Paola in Intervista, Percorsi spirituali, Spiritualità

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Preghiera e guarigione – La forza delle parole, Larry Dossey – Intervista di Tricycle da Innernet (2011)

La definizione di preghiera per Larry Dossey è comunicazione con l’Assoluto. I suoi studi riguardano l’efficacia della preghiera sulla guarigione degli umani ma anche sugli animali e sulla crescita della piante.

In Medicina Transpersonale, il dr. Larry Dossey cita numerosi studi scientifici sull’efficacia della preghiera. Oggi esistono prove mediche a sostegno della tesi secondo cui la preghiera favorisce il processo di guarigione. Inoltre, alcuni studi documentano i risultati positivi della preghiera tibetana come strumento di intercessione.

Il dr. Dossey ha scritto otto libri, tra cui Il potere curativo della preghiera, ed è direttore esecutivo della rivista “Alternative Therapies in Health and Medicine”. Oggi il dr. Dossey vive a Santa Fe, nel New Mexico. È stato direttore del personale alla Humana Medical City Dallas e co-presidente della Tavola Rotonda degli interventi sul corpo/mente, dell’Ufficio di medicina alternativa e complementare e dell’Istituto Nazionale della Sanità.

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Tricycle: Qual è la tua definizione di preghiera?

Larry Dossey: La mia definizione è molto vasta. La preghiera è la comunicazione con l’Assoluto. Tale definizione non scontenta nessuno, e ci spinge a precisare cosa intendiamo con comunicazione e Assoluto (quest’ultimo può prendere la forma di un Dio personale o meno).

Tricycle: Quando preghi, c’è un oggetto?

Larry Dossey: No. Offro la mia preghiera all’Assoluto nel modo più generale immaginabile. Ironicamente, questa è la forma più personale che la mia preghiera può assumere.

Tricycle: Cosa intendi con “Assoluto”?

Larry Dossey: L’Assoluto è indefinibile, ineffabile, inarticolabile e non specificabile. Se attribuisci delle qualità all’Assoluto, per definizione determini una qualità che non esiste. Niente è esterno all’Assoluto, altrimenti non sarebbe Assoluto. Per cui, quando prego, non voglio definire ciò verso cui prego, perché questo limiterebbe l’Assoluto. Ci sono delle cose in cui è meglio non intromettersi.

Tricycle: In che modo ritieni efficace una preghiera se non esiste una divinità?

Larry Dossey: Non credo che, affinché una preghiera sia efficace, occorra una divinità, così come questa è concepita nel mondo occidentale. Semplicemente, prego: “Avvenga la cosa migliore. Sia fatta la tua volontà”. Oppure: “Accada il risultato migliore”. Non ho bisogno di rivolgere queste preghiere a un’immagine di Dio. Naturalmente, nella nostra cultura la maggior parte delle persone ha un’altra opinione. Ho avuto l’opportunità di discutere con migliaia di americani sulla loro idea di preghiera. La maggior parte delle persone sembra credere che la preghiera consista nel parlare a una sorta di cosmica figura paterna, bianca e di sesso maschile, che è irascibile e preferisce che la gente le si rivolga in inglese. Per me, questa è idolatria e spudorato antropocentrismo.

Tricycle: Il buddismo zen ci mette in guardia contro la tendenza delle parole a celare la vera natura dell’illuminazione. Tu come vedi il contrasto tra gli insegnamenti sul silenzio e l’articolazione della preghiera?

Larry Dossey: L’essenza della preghiera va al di là dell’articolazione, delle parole. L’idea del Vuoto è preziosa. È qui che c’è l’azione. Mi sento molto più a mio agio con il silenzio. Adoro i commenti di Padre Thomas Merton, cui una volta fu chiesto: «Come preghi?», e la risposta fu: «Respirando». Secondo me, questo ci fa capire che nelle conoscenze esoteriche di molte religioni si onora il Vuoto, o il Grande Silenzio. Finora, le prove dimostrano che nessuna strategia detiene un monopolio. Virtualmente, ogni modello di preghiera esaminato raggiunge risultati.

Forme molto specifiche di preghiera articolata, finalizzate a risultati precisi, sono efficaci, così come l’entrare nel Vuoto, nel silenzio, senza chiedere assolutamente nulla. Questo mette in crisi le nostre idee secondo cui esiste un modo di pregare migliore degli altri. Sto parlando di circa duecento studi che analizzano la capacità di persone che pregano di influenzare vari soggetti, inclusi gli esseri umani, gli animali, le piante e persino i microrganismi. Questi studi scientifici sono stati pubblicati su vari giornali, negli ultimi tre decenni.

Tricycle: Nel tuo nuovo libro, citi molti studi sull’uso della preghiera negli ospedali: Mt. Sinai, Duke, Boston’s Deaconess Hospital. Quale dei recenti studi sulla preghiera ti ha più impressionato?

Larry Dossey: I miei studi preferiti sono quelli che riguardano tutto ciò che non è umano, perché è possibile farli con precisione fanatica. Per esempio, questi studi analizzano l’effetto della preghiera sui tassi di crescita dei batteri e delle piante, oltre che sui tumori negli animali. Alcuni di questi studi riguardano specifiche reazioni biochimiche. Ci sono dei ricercatori, in Francia e nell’Università del Tennessee, che hanno inibito la crescita dei funghi in capsule di petri usando la preghiera a distanza anche di 25 chilometri.

All’università di St. Joseph, a Philadelphia, la gente usava la preghiera tanto per inibire quanto per stimolare la crescita dei batteri in provetta, in un periodo di ventiquattro ore. Questa è la parte più interessante negli studi sulla preghiera. Ma, ovviamente, la maggior parte delle persone sono più interessate all’effetto della preghiera al livello umano.

Tricycle: Nel 1998, il Mantra Study Project fu condotto dal dr. Mitchell Krocoff nell’ospedale Duke, e ha analizzato l’uso di cinque terapie noetiche (tra cui la preghiera), nell’ambito di uno studio su 150 pazienti di cardiologia. Quelli nel gruppo di preghiera hanno mostrato una riduzione dal 50 al 100 per cento degli effetti indesiderati dell’angioplastica e del cateterismo cardiaco rispetto al gruppo di terapia standard, senza la preghiera. Cristiani, monache carmelitane, battisti, moravi, ebrei e monaci tibetani hanno pregato per questi pazienti da luoghi lontani come il Nepal. Perché sono state usate queste diverse tradizioni, e cosa è stato detto agli oranti riguardo le persone per le quali stavano pregando?

Larry Dossey: I critici talvolta affermano che i ricercatori che studiano la preghiera hanno un intento segreto, cioè fare pubblicità al loro credo religioso. Il progetto Mantra ha eliminato questa obiezione facendo ricorso alla preghiera di intercessione di molti gruppi religiosi. E ciò impedisce a qualsiasi religione di rivendicare meriti. I nomi delle persone del gruppo di preghiera sono stati detti alle sorelle carmelitane di Baltimore e sono stati inviati per e-mail o telefono ai monaci buddisti del monastero Kopan, nel Nepal, e del monastero Malanda, in Francia. Nei monasteri buddisti, i partecipanti hanno seguito le istruzioni di Lama Zopa Rinpoche e hanno praticato le cerimonie del Buddha della Medicina con il nome di ciascun paziente.

Il nome dei pazienti è stato inserito anche nel sito web della Gerusalemme Virtuale, i cui gestori hanno messo preghiere scritte nelle fessure del Muro Occidentale di Gerusalemme. Poi essi sono stati mandati alla Silent Unity, che è un gruppo cristiano interconfessionale di preghiera, nel Missouri, ai battisti, ai moravi e alle congregazioni della Chiesa della Vita Abbondante nel North Carolina. Tutti questi gruppi hanno pregato collettivamente per i pazienti, con la frequenza e la durata solite per loro. In tal modo, è impossibile accusare i ricercatori di fare pubblicità a una religione particolare.

Tricycle: Secondo lo studio, i pazienti non sapevano che si stava pregando per loro. Quale pensi che sia stato l’elemento chiave che ha reso efficaci le preghiere?

Larry Dossey: La mia opinione è che il ruolo centrale dell’amore e della compassione sia il fattore più importante alla base del successo della preghiera, in generale e in questo studio.

Tricycle: In un articolo di Glenn Mullin sulla preghiera si dice: “La preghiera nel buddismo… diventa una pratica buddista solo quando è accompagnata dalla consapevolezza della natura vuota dei tre circoli: la persona orante, la preghiera stessa e l’atto di pregare”. Cosa rispondi all’affermazione che non esiste un valore o uno status intrinseco alla preghiera?

Larry Dossey: Sono d’accordo al mille per cento. Anche se qualcuno analizzasse diversamente la preghiera buddista, dovremmo sempre fare i conti con gli studi che mostrano, semplicemente, che la preghiera buddista fa effetto. Quindi, per quanto noi si possa sezionare ed esaminare la preghiera buddista, le prove mostrano che è efficace.

Tricycle: Secondo te, dove sono dirette le preghiere?

Larry Dossey: Credo che la consapevolezza in generale, e la preghiera in particolare, siano non-locali. Cioè, la mente non è localizzata o confinata nel corpo, ma si estende all’esterno di esso. Ciò implica che la consapevolezza e la preghiera sono infiniti nello spazio e nel tempo. Se qualcosa è infinito nello spazio, vuol dire che è onnipresente. Ciò implica che le preghiere non si dirigono da nessuna parte: infatti, essendo onnipresenti, sono già là. La stessa analogia si applica al tempo.

Se qualcosa è non-locale nel tempo, è presente ovunque in quest’ultimo, ed è quindi eterno e senza tempo. Dunque, non esiste direzionalità nella preghiera, né nello spazio né nel tempo. Ciò ovviamente è in contrasto con la concezione occidentale della preghiera, secondo cui essa viene inviata al Divino e da questi deviata verso l’oggetto della preghiera. Quindi, possiamo affermare che il modo occidentale di pregare tende a essere altamente locale, mentre la preghiera buddista è non-locale.

Tricycle: Nel tuo libro, affermi di chiedere frequentemente ai laici perché pregano. Perché preghi, tu?

Larry Dossey: È la mia natura. Esiste un detto cinese: “Un uccello non canta perché sta cercando una risposta. Canta perché ha un canto”. Quando prego, sto semplicemente intonando il mio canto.

E ora, finché dura lo spazio,                                                                             finché esistono esseri da scoprire,                                                                Possa io allo stesso modo continuare a vivere                                               Per lenire le sofferenze di coloro che vivono.

Shantideva, Bodhisattva-caryavatara 10:55
Tradotto dal Gruppo di traduzioni Padmakara in A Flash of Lightning in the Dark of Night (Shambala, 1994).]

Larry Dossey. Il potere curativo della preghiera. RED. 1996. ISBN: 8870312852
Larry Dossey. Medicina transpersonale. Il potere curativo della mente. RED. 2001. ISBN: 8870314901 Larry Dossey. Spazio, tempo e medicina. Mediterranee. 1983. ISBN: 8827206469

Originalmente pubblicato su Tricycle magazine, http://www.tricycle.com, per gentile concessione.

Traduzione di Gagan Daniele Pietrini
Copyright per l’edizione Italiana: Innernet.

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