Divinazione e Filosofia/Yin e Yang, Maestro Taoista Alfred Huang – estratto da “Understanding the I Ching” (Edited by Daniel Nesbitt) (Libri)
In origine, l’I Ching era un libro di divinazione appartenente a una civiltà sciamanica. D’altro canto, il Commentario dell’I Ching, che è il libro che spiega l’I Ching dal punto di vista filosofico, s’inserisce di più nella categoria della filosofia confuciana.
Mentre l’I Ching prende forma tra la dinastia Shang e la dinastia Zhou (1100–221 a.C.), quindi circa 3000 anni fa, il Commentario venne scritto da numerosi studiosi confuciani durante l’ultimo periodo degli Stati Combattenti (475–221 a.C.). Pertanto, vi è un periodo di circa cinque-seicento anni tra questi due libri. Nel corso di migliaia di anni nell’esperienza delle persone che studiarono e utilizzarono questo libro, compresa l’opera di innumerevoli studiosi, nel contesto dell’I Ching non si è mai trovata alcuna contraddizione sia come testo di divinazione che di filosofia. Quindi, poichè l’interpretazione dell’I Ching è stata profondamente influenzata dalla mente filosofica degli studiosi confuciani, la divinazione divenne uno strumento per guidare le persone a ricercare le situazioni favorevoli ed evitare quelle sciagurate.
Dato che i testi dell’I Ching indirizzano le persone ad agire in accordo con la situazione e il momento, l’I Ching non viene considerato un libro solo di divinazione, ma anche una guida per correggere il proprio comportamento.
Il Commentario, supportato dalla filosofia dello yin e yang, dice:
“Uno yin e uno yang, questo è il Tao. Come sostegno (sustainer) è eccellente. Come compimento (accomplisher) mostra la sua natura. Il buono che l’incontra, lo chiama benevolenza. Il saggio che l’incontra, lo chiama saggezza. La gente lo usa ogni giorno, ma non se ne accorge…”
Questa affermazione intende esporre il Tao dell’I, il principio che yin a yang si alternano. L’alternanza tra yin e yang è il Tao del Cielo, ed anche il Tao dell’I.
La maggior parte delle persone pensa che yin e yang siano contrari, opposti e in conflitto. In realtà, la contraddizione tra opposti è solo un aspetto di yin e yang. L’intento dell’I Ching enfatizza maggiormente l’armonia, la trasformazione e il diminuire e amentare dello yin e yang; e questa modalità tipica di pensare propria dell’I Ching è diventata una caratteristica del modo di pensare dei cinesi. Pertanto, il Commentario dice che per coloro che sono capaci di seguire questo modo di pensare, ciò è favorevole.
Il Commentario ricorda che:
“Nei tempi antichi i saggi santi definirono il Libro dell’I con il fine di comprendere l’ordine della loro natura e destino. Quindi, stabilirono il Tao del Cielo e lo chiamarono yin e yang. Poi determinarono il Tao della Terra e lo chiamarono spezzato e intero. Poi determinarono il Tao dell’Uomo e lo chiamarono benevolenza e rettitudine. I saggi contestualizzarono questi tre Poteri fondamentali e li raddoppiarono, pertanto venne prodotto nel Libro dell’I un simbolo di sei linee e chiamato il Gua Compiuto (The Accomplished Gua).”
Gli occidentali chiamano il simbolo di sei linee “esagramma” in accordo con il loro modo di nominare.
Vale la pena citare che Lao Zi, influenzato dall’I Ching, ha definito il Taoismo che enfatizza il Tao del Cielo. Confucio, influenzato dall’I Ching, ha definito il Confucianesimo, che enfatizza il Tao dell’Umanità. L’I Ching è l’unico libro ad aver influenzato sia Lao Zi che Confucio.
Il Maestro, Confucio, dice nel Commentario:
“Lo scritto non può esprimere le parole pienamente. Le parole non possono esprimere i pensieri pienamente. Siamo forse incapaci di comprendere i pensieri dei saggi santi?”
E lo stesso Maestro risponde:
“I saggi santi definirono delle immagini e dei simboli al fine di esprimere i loro pensieri pienamente; concepirono le sei linee al fine di esprimere il vero e il falso pienamente; poi collegarono delle sentenze così da poter esprimere le loro parole pienamente.”
Attraverso le sei linee – l’esagramma – i cinesi, nel corso di migliaia di anni, si abituarono a rappresentare i pensieri attraverso dei simboli, definito nell’I “pensiero simbolico”. Grazie al “pensiero simbolico” gli antichi inventarono i pittogrammi e i caratteri pittografici. Nella mente dei lettori cinesi, i caratteri pittografici evocano un’immaginario per mezzo del quale arrivano immediatamente a comprendere il significato dei caratteri.
Una volta Ji Lu, uno degli studenti di Confucio, fece una domanda sul servire gli spiriti dei morti. Il Maestro rispose: “Se non sei capace di servire un uomo, come puoi servire il suo spirito?”
Un’altra volta Ji Lu disse: “Oso domandarti sulla morte.” E il Maestro: “Se non sai sulla vita, come puoi sapere sulla morte?” Queste affermazioni chiariscono del tutto che Confucio non si interessava agli spiriti e alla morte.
Se non per chiarire questi argomenti, allora, quale era l’approccio del Maestro per lo studio dell’I Ching? Il Maestro dice: “Nello studiare l’I Ching, smettere di divinare, ecco tutto!” E Xun Zi (313–238 a.C.), un altro famoso studioso confuciano del periodo degli Stati Combattenti, che aveva lo stesso atteggiamento di Confucio per quanto riguarda lo studio dell’I Ching, dice: “Attieniti all’I, e non ci sarà bisogno di alcuna divinazione.”
Così, si può vedere che il maggior contributo del Commentario fu di trasformare l’interpretazione dell’I Ching da stregoneria e superstizione, a filosofia e conoscenza razionale.—
– Estratto da “Understanding the I Ching” cap. 1, Taoist Master Alfred Huang (Edited by Daniel Nesbitt)
Traduzione: Paola
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