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Archivi della categoria: I Ching

Il numero: l’archetipo dell’ordine, M. Teodorani

05 martedì Feb 2019

Posted by Paola in I Ching, Inserimenti, Linguaggio, Neoscienze, Realtà Parallele, Stati altri di coscienza

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Il numero: l’archetipo dell’ordine, Massimo Teodorani [estratto da: Sincronicità, Macro Edizioni]

Il numero stesso è un archetipo. Del resto se ne era accorto bene lo stesso Jung proprio quando studiava l’I Ching e le sue caratteristiche sincroniche. I numeri hanno un significato profondo, ed è questa la ragione per la quale essi apparivano così frequentemente nelle pratiche divinatorie dell’I Ching. Essendo il numero un archetipo, esso è connesso direttamente alla sincronicità. Dal momento che lo scopo del numero è quello di portare ordine, Jung lo denominò “archetipo dell’ordine”. Il numero inoltre appare in quei simboli del “sé” – ovvero di quella parte di noi che ci ricollega all’inconscio collettivo – che sono i mandala, i quali hanno spesso la struttura quaternaria, oppure fatta da multipli di 4.

Come si vedrà in seguito, proprio la struttura quaternaria del mandala giocherà un ruolo predominante nel porre le basi della psicofisica sognata da Pauli e da Jung. Il numero sembra essere usato dall’inconscio proprio per creare ordine. Non è dunque un artefatto dell’uomo, bensì la manifestazione di una realtà superiore che noi possiamo usare come strumento sia per metterci in collegamento sincronico con la dimensione superiore che per costruire le leggi della scienza che hanno alla loro base una formulazione matematica.

I numeri servono come mediatori tra la realtà esterna e quella mentale. Pauli era completamente d’accordo con Jung al punto tale che riteneva che il concetto di archetipo dovesse essere compreso in maniera tale da includere le idee delle serie continue dei numeri interi in aritmetica e il concetto di continuo in geometria. Questo potrebbe aiutare a capire per quale ragione le teorie matematiche, proprio come quelle su cui lavorava Pauli, che sono nate solo ed esclusivamente da intuizioni provenienti dal profondo della psiche, possano poi essere messe in pratica per spiegare la realtà fisica.

L’inconscio stesso è infatti in grado di produrre spontaneamente strutture matematiche consistenti di numeri naturali e in certi casi anche di “matrici” (proprio come quelle che usò Pauli per descrivere quantitativamente certi importanti concetti della meccanica quantistica), al fine di esplicitare palesemente e alla luce della coscienza delle forme di ordine. I numeri, dunque, sembrano rappresentare sia un attributo della materia che il fondamento inconscio dei nostri processi mentali. Per questa ragione, sia per Jung che per Pauli, le forme rappresentate dai numeri sono quel particolare elemento che unisce i regni della materia e della psiche. (…)

Il numero è sia un veicolo di conoscenza che un legante tra due mondi tra loro complementari e costituenti quella totalità che si esplica nel mondo quantico.

Noi sappiamo che quel linguaggio simbolico che è la matematica rappresenta le fondamenta della fisica moderna. Ma allora ci si potrebbe chiedere: quali sono le fondamenta della matematica e per quale ragione funzionano così bene? Se non siamo in grado di rispondere a questa domanda, allora la scienza che riusciamo a padroneggiare così bene è basata su cose che ancora non capiamo. In sostanza lo scopo di Pauli era di rispondere anche a questa domanda, e la risposta la si trova solo concependo una nuova fisica che unisca la materia alla mente.

L’ipotesi archetipica del numero fu particolarmente sviluppata da  un’altra importante analista della scuola di Jung che ebbe in cura Pauli, la dottoressa Marie-Louise von Franz. Questa studiosa, sicuramente la massima divulgatrice del pensiero di Jung, arrivò a fissare con chiarezza i concetti di archetipo studiati come una sonata di piano a quattro mani da Pauli e da Jung. Von Franz arrivò a capire che tutti i fenomeni mentali e fisici sono aspetti complementari della stessa realtà unitaria trascendentale.

Alla base di essi esistono certe fondamentali forme dinamiche chiamate “archetipi”. Ogni specifico processo, sia esso fisico o mentale, è una particolare rappresentazione di alcuni di questi archetipi. In modo particolare, gli archetipi del numero forniscono la base per tutte le possibili espressioni simboliche. È dunque possibile, in linea di principio, che un “linguaggio neutro”, costruito sulla base di queste rappresentazioni simboliche astratte che sono gli archetipi del numero, possa fornire una descrizione altamente unificata di tutti i fenomeni mentali, psichici, parapsichici e fisici. (…)

Estratto da: Sincronicità, il legame tra Fisica e Psiche da Pauli e Jung a Chopra – Macro Edizioni

Massimo Teodorani è un astrofisico e divulgatore scientifico. Dopo la laurea in Astronomia ha conseguito il dottorato di ricerca in fisica stellare. Ha lavorato presso gli osservatori di Bologna e al radiotelescopio del CNR di Medicina (BO). Svolge tuttora ricerche teoriche nel campo del progetto SETI e prosegue la sua ricerca sulla fisica dei fenomeni luminosi anomali. Per Macro Edizioni ha pubblicato numerosi libri tra cui: Tesla, lampo di genio; Bohm, la Fisica dell’Infinito; Marco Todeschini, spaziodinamica e psicobiosifica; Entanglement; e Teletrasporto.

The numerology of the I Ching, Master Taoist Alfred Huang (estratto) (Libro)

29 mercoledì Ago 2018

Posted by Paola in I Ching, Libri, Linguaggio, Master Huang, Stati altri di coscienza, Taoismo

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alfred-huangThe Numerology of the I Ching, Master Taoist  Alfred Huang – Inner Traditions Publishing (estratto) (Libro)

Se mi fossero dati altri anni di vita, ne dedicherei cinquanta a studiare il Libro dell’I, e allora soltanto potrei forse non commettere grandi errori.

– Confucio all’età di 70 anni

Estratto dalla prefazione

Il mio contributo in questo libro è trattare i misteri della sequenza di Re Wen, il significato nascosto delle yao [linee, ndt], il governatore del gua (la linea che rappresenta il tema centrale del gua [esagramma, ndt]) e i giudizi di fortuna o sventura. Ho prestato particolare attenzione a trattare i trentasei gua più familiari ai cinesi e al significato celato nel gua mutuo [1].

Il metodo di divinazione introdotto in questo libro è completamente diverso da quello presentato in The Complete I Ching. Per i cinesi consultare l’I Ching è tanto una scienza quanto un’arte. In quanto arte, prevede di esercitare la propria intuizione nel meditare i simboli e compredere il testo. Come scienza, richiede che si possegga la conoscenza delle linee e dei gua, i loro nomi, simboli e strutture, e anche le loro posizioni, le relazioni e significati. Si dovrebbe anche conoscere i principi celati nei mutamenti e nella numerologia delle linee e dei gua. In questo modo, una persona può affermare di comprendere veramente l’I Ching ed essere in grado di apprezzarne la profondità e mistero.

Nel corso della storia cinese, sono apparse oltre un centinaio di scuole differenti sul come studiare l’I Ching e applicare la sua saggezza nella vita quotidiana. Ogni scuola ha scritto dei commentari e ha portato i suoi contributi. C’è un numero immenso di commentari sull’I Ching, e i cinesi definiscono la cosa “vasta come il mare”. Nonostante un tale numero di approcci, tutti questi possono essere catalogati in due scuole principali: la Scuola della Moralità e della Ragione (The Moral and Reason School), e la Scuola del Simbolo e del Numero (The Symbol and Number School). La Scuola della Moralità e della Ragione pone l’enfasi sul significato del testo e il suo messaggio morale. La Scuola del Simbolo e del Numero pone l’attenzione sulle forme delle linee e le loro reciproche relazioni, così come sulla numerologia e i fenomeni naturali rappresentati dai simboli e dai numeri. La Scuola della Moralità e della Ragione è nota come la scuola Confuciana dello studio dell’I Ching, mentre la Scuola del Simbolo e del Numero è conosciuta come la scuola Taoista. La Scuola della Moralità e della Ragione insegna l’arte del comprendere l’I Ching, mentre la Scuola del Simbolo e del Numero ne insegna la scienza. Il libro The Complete I Ching segue la scuola Confuciana, mentre questo libro segue la scuola Taoista. Attraverso questi due libri uno può conoscere tanto l’aspetto yin dell’I Ching quanto il suo aspetto yang: sono come fratello e sorella. In realtà, secondo il mio piano iniziale, questi erano due volumi di un unico libro.

– Estratto da: The numerology of the I Ching, A sourcebook of symbols, structures and traditional wisdom – Master Taoist Alfred Huang, Inner Traditions Publishing

Traduzione: Paola

Nota – [1] In altre traduzioni: intrinseco o reciproco.


Link: Master A. Huang, Articoli correlati

L’uso appropriato dell’I Ching, Taoist Master A. Huang (estratto) (Libro)

24 mercoledì Gen 2018

Posted by Paola in Filosofia, I Ching, Libri, Master Huang, Percorsi spirituali, Taoismo

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L’uso appropriato dell’I Ching, Maestro Taoista Alfred Huang – estratto da “Understanding the I Ching” (Edited by Daniel Nesbitt) (Libri)

Ricordo ancora che, quando visitai la prima volta Maui nel 1990, fui presentato a un “esperto” dell’I Ching che consultava l’I Ching ogni giorno da oltre vent’anni tenendone le registrazioni. Costui mi disse che se uno consultasse l’I Ching ogni giorno e ne prendesse nota, si mostrerebbe un particolare e unico schema, o degli schemi, dei gua che compaiono più di frequente al consultante.

Nel luglio 2001, dopo la Conferenza Internazionale di Feng Shui svoltasi a Zurigo, in Svizzera, accettai l’invito di due signore a soggiornare a Ibiza per due settimane per discutere dell’I Ching. Con mia sorpresa, appresi che ognuna di loro consultava l’I Ching almeno cinque volte al giorno. Quando facevano un sogno, ricevevano una lettera o progettavano di andare a trovare un’amica… dovevano consultare l’I Ching.

Penso che tutte queste persone abbiano un atteggiamento errato verso la consultazione dell’I Ching. Ora, nonostante un numero sempre maggiore di studiosi cinesi creda che l’I Ching sia un libro che insegni alle persone a interagire con gli altri o le cose in modo appropriato, la maggior parte di coloro che consultano l’I Ching si aspetta ancora responsi di buona fortuna o di come evitare la sfortuna. Quello che mancano di comprendere è che per avere buona fortuna ed evitare la sfortuna, uno dovrebbe comportarsi correttamente.

Abbiamo già parlato della linea dominante, il governatore del gua, e del significato originario di “gua”, che è “imitare”. Se uno studia l’I Ching, pertanto, deve allenarsi a essere “centrale”, “corretto” e “retto”, “in corrispondenza con coloro che ci corrispondono” e “agendo secondo il ‘tempo’ e la ‘situazione’…”. Ciò crea un riferimento interiore nel condursi bene. Affrontare una situazione conflittuale senza un tale riferimento interiore è come la famosa storia del Duca di Zhou del “cacciare il cervo nella foresta senza una guida”. Sarebbe meglio uscire dalla situazione piuttosto che perseverare. —

– Estratto da “Understanding the I Ching” cap. 4, Taoist Master Alfred Huang (Edited by Daniel Nesbitt)

Traduzione: Paola

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Altro di Master Huang: * The Complete I Ching (estratti) (Libro) – * Divinazione e Filosofia/Yin e Yang (estratto) (Libro)

Divinazione e Filosofia/Yin e Yang, Taoist Master A. Huang (estratto) (Libro)

24 domenica Set 2017

Posted by Paola in I Ching, Libri, Master Huang, Percorsi spirituali, Taoismo

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Divinazione e Filosofia/Yin e Yang, Maestro Taoista Alfred Huang – estratto da “Understanding the I Ching” (Edited by Daniel Nesbitt) (Libri)

In origine, l’I Ching era un libro di divinazione appartenente a una civiltà sciamanica. D’altro canto, il Commentario dell’I Ching, che è il libro che spiega l’I Ching dal punto di vista filosofico, s’inserisce di più nella categoria della filosofia confuciana.

Mentre l’I Ching prende forma tra la dinastia Shang e la dinastia Zhou (1100–221 a.C.), quindi circa 3000 anni fa, il Commentario venne scritto da numerosi studiosi confuciani durante l’ultimo periodo degli Stati Combattenti (475–221 a.C.). Pertanto, vi è un periodo di circa cinque-seicento anni tra questi due libri. Nel corso di migliaia di anni nell’esperienza delle persone che studiarono e utilizzarono questo libro, compresa l’opera di innumerevoli studiosi, nel contesto dell’I Ching non si è mai trovata alcuna contraddizione sia come testo di divinazione che di filosofia. Quindi, poichè l’interpretazione dell’I Ching è stata profondamente influenzata dalla mente filosofica degli studiosi confuciani, la divinazione divenne uno strumento per guidare le persone a ricercare le situazioni favorevoli ed evitare quelle sciagurate.

Dato che i testi dell’I Ching indirizzano le persone ad agire in accordo con la situazione e il momento, l’I Ching non viene considerato un libro solo di divinazione, ma anche una guida per correggere il proprio comportamento.

Il Commentario, supportato dalla filosofia dello yin e yang, dice:

“Uno yin e uno yang, questo è il Tao. Come sostegno (sustainer) è eccellente. Come compimento (accomplisher) mostra la sua natura. Il buono che l’incontra, lo chiama benevolenza. Il saggio che l’incontra, lo chiama saggezza. La gente lo usa ogni giorno, ma non se ne accorge…”

Questa affermazione intende esporre il Tao dell’I, il principio che yin a yang si alternano. L’alternanza tra yin e yang è il Tao del Cielo, ed anche il Tao dell’I.

La maggior parte delle persone pensa che yin e yang siano contrari, opposti e in conflitto. In realtà, la contraddizione tra opposti è solo un aspetto di yin e yang. L’intento dell’I Ching enfatizza maggiormente l’armonia, la trasformazione e il diminuire e amentare dello yin e yang; e questa modalità tipica di pensare propria dell’I Ching è diventata una caratteristica del modo di pensare dei cinesi. Pertanto, il Commentario dice che per coloro che sono capaci di seguire questo modo di pensare, ciò è favorevole.

Il Commentario ricorda che:

“Nei tempi antichi i saggi santi definirono il Libro dell’I con il fine di comprendere l’ordine della loro natura e destino. Quindi, stabilirono il Tao del Cielo e lo chiamarono yin e yang. Poi determinarono il Tao della Terra e lo chiamarono spezzato e intero. Poi determinarono il Tao dell’Uomo e lo chiamarono benevolenza e rettitudine. I saggi contestualizzarono questi tre Poteri fondamentali e li raddoppiarono, pertanto venne prodotto nel Libro dell’I un simbolo di sei linee e chiamato il Gua Compiuto (The Accomplished Gua).”

Gli occidentali chiamano il simbolo di sei linee “esagramma” in accordo con il loro modo di nominare.

Vale la pena citare che Lao Zi, influenzato dall’I Ching, ha definito il Taoismo che enfatizza il Tao del Cielo. Confucio, influenzato dall’I Ching, ha definito il Confucianesimo, che enfatizza il Tao dell’Umanità. L’I Ching è l’unico libro ad aver influenzato sia Lao Zi che Confucio.

Il Maestro, Confucio, dice nel Commentario:

“Lo scritto non può esprimere le parole pienamente. Le parole non possono esprimere i pensieri pienamente. Siamo forse incapaci di comprendere i pensieri dei saggi santi?”

E lo stesso Maestro risponde:

“I saggi santi definirono delle immagini e dei simboli al fine di esprimere i loro pensieri pienamente; concepirono le sei linee al fine di esprimere il vero e il falso pienamente; poi collegarono delle sentenze così da poter esprimere le loro parole pienamente.”

Attraverso le sei linee – l’esagramma – i cinesi, nel corso di migliaia di anni, si abituarono a rappresentare i pensieri attraverso dei simboli, definito nell’I “pensiero simbolico”. Grazie al “pensiero simbolico” gli antichi inventarono i pittogrammi e i caratteri pittografici. Nella mente dei lettori cinesi, i caratteri pittografici evocano un’immaginario per mezzo del quale arrivano immediatamente a comprendere il significato dei caratteri.

Una volta Ji Lu, uno degli studenti di Confucio, fece una domanda sul servire gli spiriti dei morti. Il Maestro rispose: “Se non sei capace di servire un uomo, come puoi servire il suo spirito?”

Un’altra volta Ji Lu disse: “Oso domandarti sulla morte.” E il Maestro: “Se non sai sulla vita, come puoi sapere sulla morte?” Queste affermazioni chiariscono del tutto che Confucio non si interessava agli spiriti e alla morte.

Se non per chiarire questi argomenti, allora, quale era l’approccio del Maestro per lo studio dell’I Ching? Il Maestro dice: “Nello studiare l’I Ching, smettere di divinare, ecco tutto!” E Xun Zi (313–238 a.C.), un altro famoso studioso confuciano del periodo degli Stati Combattenti, che aveva lo stesso atteggiamento di Confucio per quanto riguarda lo studio dell’I Ching, dice: “Attieniti all’I, e non ci sarà bisogno di alcuna divinazione.”

Così, si può vedere che il maggior contributo del Commentario fu di trasformare l’interpretazione dell’I Ching da stregoneria e superstizione, a filosofia e conoscenza razionale.—

– Estratto da “Understanding the I Ching” cap. 1, Taoist Master Alfred Huang (Edited by Daniel Nesbitt)

Traduzione: Paola

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Altro di Master Huang: The Complete I Ching (estratti) (Libri)

I Ching, Augusto Shantena Sabbadini (conversazione) (audio)

30 domenica Lug 2017

Posted by Paola in Audio, I Ching, Inserimenti, Tempo

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L’I Ching, conversazione con Augusto Shantena Sabbadini – Registrazione audio dal programma “Uomini e Profeti” / Radio 3, 12/02/2011

Augusto Shantena Sabbadini – è un traduttore, fisico e scrittore italiano. Ha lavorato come fisico teorico presso l’Università di Milano e l’Università della California. A Milano si è dedicato ai fondamenti della fisica quantistica, concentrandosi sulla descrizione del processo di quantum di osservazione, un problema che mantiene il suo fascino fino ad oggi. In California ha contribuito all’identificazione del primo buco nero. Nel 1990 è stato consulente scientifico per la Fondazione Eranos, un centro di ricerca est-ovest fondato sotto la guida di C.G. Jung nel 1930. In questo contesto ha studiato i classici cinesi sotto la guida del sinologo olandese Rudolf Ritsema e prodotto varie traduzioni e commenti, tra cui il Yijing e la Daodejing. Dal 2002 è direttore associato del Centro Pari per New Learning, un istituto di istruzione alternativa situato nel piccolo borgo medievale di Pari, Toscana, Italia. Insegna corsi brevi presso la Schumacher College e conduce workshop sul Taoismo, la fisica quantistica e la Yijing come strumento di introspezione. [da Wikipedia.it]

Riferimenti: http://www.shantena.com

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