Sul “sacro”, U. Galimberti (video, 2013)
29 martedì Dic 2020
Posted Coscienza, Filosofia, Percezione, Stati altri di coscienza, Storia
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29 martedì Dic 2020
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15 giovedì Ott 2020
Posted Filosofia, Intervista, Società
in≈ Commenti disabilitati su Perchè la scienza ha bisogno della filosofia, da Il Tascabile
Negli ultimi decenni del Novecento si è consumato una sorta di divorzio consensuale tra filosofi e scienziati, sancito per esempio dalle parole del fisico Stephen Hawking che diceva che i filosofi non sono riusciti a tenere il passo con il progresso delle teorie scientifiche, e dunque dichiarava morta in qualche modo la filosofia. ‘Perché la scienza ha bisogno della filosofia’ è invece il titolo diretto, senza fronzoli, di un articolo uscito da poco sulla rivista scientifica PNAS, nove gli autori e le autrici, equamente distribuiti tra filosofi della scienza e scienziati, che non solo sostengono il valore culturale della filosofia, ma entrano nel merito di come gli strumenti della filosofia abbiano un impatto produttivo positivo nella ricerca scientifica, addirittura nei laboratori. Con un linguaggio lontano dal cosiddetto gergo specialistico, filosofico, scientifico, molto piano e diretto fanno esempi concreti tratti da alcuni campi di frontiera delle scienze della vita: si parla di cellule staminali, di neuroscienze, di sistema immunitario, di lotta e di comprensione del cancro.
Tra gli autori dell’articolo ci sono Carlo Rovelli, fisico teorico che lavora all’Università di Marsiglia, scrittore, il suo ultimo libro è Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza, e Alberto Mantovani, immunologo dell’istituto clinico Humanitas di Milano. Li abbiamo intervistati assieme a Giovanni Boniolo, filosofo della scienza all’Università di Ferrara, che non è tra gli autori ma lavora su questi temi da anni. (continua…)
Testo integrale: https://www.iltascabile.com/scienze/scienza-filosofia/
17 venerdì Lug 2020
Posted Filosofia, Inserimenti, Società, Video
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Umberto Galimberti – https://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Galimberti
16 martedì Giu 2020
Posted Filosofia, Inserimenti, Libri, Percorsi spirituali, Spiritualità
in≈ Commenti disabilitati su Fondamento dell’interesse, I. Shah
Qualcuno vuole sapere perchè è così difficile incontrarmi, e desidera anche che sia pubblicamente riconosciuta la mia “conoscenza nel campo spirituale”. Per ciò che riguarda la prima domanda, non è facile nè difficile; è semplicemente una questione di cifre, per me come per chiunque.
Se prendiamo come base una giornata di otto ore e una settimana di sette giorni, ne risulta che in un anno – a patto di incontrare quotidianamente una persona ogni ora, e di non fare altro che avere con ciascuna di esse un colloquio di un’ora – potrei ricevere poco meno di tremila visitatori all’anno, e ciascuno una volta sola. Ora, il numero di coloro che, nel corso di un anno, manifestano il desiderio di “parlarmi”, varia da novemila a trentamila, e se ogni anno accettassi di ricevere ciascuno dei richiedenti solo due volte, potrei soddisfare solo millecinquecento domande circa. Benchè le domande che desiderano pormi siano sempre considerate importanti, noto che l’urgenza diminuisce, misteriosamente, durante le festività e le vacanze estive…
Dopotutto, può darsi che se non facessi altro che ricevere per un’ora al giorno ogni persona che vuole vedermi, la situazione che si creerebbe porterebbe in se stessa la sua soluzione: diventeri così noioso, così incompetente, così esaurito, che la gente avrebbe sempre meno voglia di vedermi e così finirei per recuperare la mia libertà.
Allora, anzichè dover fare così, perchè non attenermi alla situazione presente, tanto più che non mancano individui felicissimi di vedersi circondati da orde e da gruppi che assorbono la loro saggezza dalla mattina alla sera?
Sono stasto criticato per aver detto questo. Si dice che questi “saggi” suscitino sempre insoddisfazione nella maggior parte dei loro discepoli, i quali – di conseguenza – passano da un guru all’altro. Se dovessi comportarmi in questo modo susciterei anch’io insoddisfazione, quando i discepoli si sarebbero stancati di vedermi continuamente e ritualmente seduto a recitare la parte del grande guru.
Io non ho nè la formazione nè la vocazione per entrare in questa giostra.
L’attività che consiste nel “vedere gente” è un’attività socio-psicologica, fatto che tutti questi “cercatori” sembrano ignorare in quanto la scambiano volentieri per una “attività spirituale”, che ovviamente non è. Coloro che amano raggrupparsi in questo modo sono tenuti a dimostrare che tale raggruppamento è una “attività spirituale”, altrimenti continueranno ad associarsi a coloro che cercano l’adulazione, la cui seconda caratteristica sembra essere molto spesso quella di non sopportare la solitudine troppo a lungo.
Quando ero giovane, il mio Maestro mi disse: “Se fosse sufficiente radunarsi per raggiungere l’illuminazione, i granelli di sabbia sarebbero diventati tutti santi, gli stormi di uccelli si disperderebbero e ogni membro dello stormo diverrebbe un Maestro spirituale, e le pecore eserciterebbero la funzione di illuminati. Allo stesso modo, se vedessimo i meno illuminati raggrupparsi attorno a cose o a persone ritenute da essi strane, interessanti o eccitanti, non avremmo sotto gli occhi un assembramento di curiosi, ma l’assemblea degli eletti…”.
Quanto alle mie “conoscenza spirituali”, ecco ciò che diceva lo Sceicco Abu-Ishaq, dell’Isola Verde (presso Algesiras, in Spagna) a Ibn el-Arabi:
“Io classifico la gente in due categorie: anzitutto c’è l’amico che ha una buona opinione di me, e ne parla bene. È un amico. Poi c’è chi parla male di me, ed è colui che parla del mio stato spirituale”.
– Idries Shah, Imparare a imparare – Ubaldini Editore
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Idries Shah (1924-1996) – Scrittore britannico, autore di alcune decine di libri di argomento psicologico e spirituale, ma anche di diari di viaggio e di studi culturali. Nel 1960 ha fondato una casa editrice chiamata Octagon Press, presentando traduzioni dei classici sufi e titoli originali. Nei suoi scritti Shah presentò il Sufismo come una forma di sapienza universale precedente all’Islam, e ponendo l’enfasi sulla dinamicità del Sufismo, la cui natura non statica sempre si adatta al tempo presente, in accordo al luogo e alla gente coinvolta. Egli formulò il suo insegnamento in termini psicologici comprensibili ad un pubblico occidentale.
09 martedì Giu 2020
Posted Coscienza, Filosofia, Inserimenti
in≈ Commenti disabilitati su Il tempo e l’interiorità (Sen. Ep. ad Luc. I 1) — Studia Humanitatis – παιδεία
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da A. BALESTRA et al., In partes tres. 3. L’età imperiale, Bologna 2016, pp. 84-87; Lucio Anneo Senca, Lettere morali a Lucilio, a cura di F. SOLINAS, Milano 1995, pp. 581-582. Una volta compreso che l’uomo ha pieno potere sul proprio passato, nel senso che può in tutta libertà esaminarlo quando vuole, ha inizio il cammino […]
via Il tempo e l’interiorità (Sen. Ep. ad Luc. I 1) — Studia Humanitatis – παιδεία
25 lunedì Mag 2020
Posted Coscienza, Filosofia, Inserimenti, Percezione, Tempo
in≈ Commenti disabilitati su Che ci posso fare?, Chin Sheng Tan
Dalla I Prefazione alla Camera Occidentale, di Chin Sheng Tan
Non sappiamo che cosa siano in realtà gli oggetti che stanno di fronte a me e che chiamiamo una pietra da inchiostro, una penna, un pezzo di carta; ma siccome sono generalmente chiamati con questi nomi, useremo per indicarli i nomi consueti. Non sappiamo che cosa siano in realtà una mano o un pensiero, ma anche noi chiameremo la mano e il pensiero con questi nomi. Chiamiamo questo posto accanto alla finestra “qui” e il momento presente “oggi”; e così anch’io li chiamerò “qui” e “oggi”.
Mentre scrivo, un’ape entra volando dalla finestra e una formica cammina sul balcone. La formica e l’ape si godono la loro effimera vita presente proprio come io mi godo la mia effimera esistenza. Quando io diventerò un “antico”, anche la formica e l’ape diventeranno una “formica antica” e un’“antica ape”. Quale mistero e che gioia che io viva oggi, in quest’ora, in questo posto presso questa finestra, con penna, pietra da inchiostro e carta davanti a me, mentre la mia mente pensa e la mia mano scrive, in compagnia dell’ape e della formica presenti.
I miei lettori nati dopo di me non sapranno mai che ci sono un’ape e una formica in questo momento in cui io sto scrivendo. Ma se i lettori venuti dopo di me non potranno sapere di quest’ape e di questa formica che mi fanno compagnia mentre scrivo, allora essi non sapranno nulla, in realtà, di me. Ma io so qualcosa dei miei lettori futuri. Coloro che leggeranno queste pagine come temporanea occupazione, o magari senza neanche aver pensato a un’occupazione temporanea, le leggeranno perché non sanno “che farci”, nel vedere che la vita passa e svanisce come la luce del lampo o come nubi che si dissolvono, come un uragano di passaggio, come acqua che scorre.
Son giunto dunque a rendermi conto che perdere il proprio tempo è un modo di impiegarlo, non perderlo è un altro modo d’impiegarlo, e non preoccuparsi di continuare a perdere tempo anche sapendo che è una perdita di tempo è un altro modo d’impiegarlo. Mi sono tanto affaticato su questo libro [1] perché voglio che questo commento sia superbo, e voglio che esso sia superbo perché ho osato. Ho osato perché ho capito la vita sino in fondo; e siccome ho capito la vita sino in fondo, posso fare ciò che la mia natura mi porta a desiderare di fare. Fare ciò che la mia natura mi porta a desiderare di fare è un altro modo ancora di occupare il tempo.
Però non ho tempo di preoccuparmi del problema se i miei futuri lettori mi conosceranno oppure no. Ahimè! nello stesso modo, vorrei cantare un lamento in onore degli antichi, ch’erano più intelligenti di me, ma non so chi erano! Perciò ho prodigato le mie fatiche in questo commento, e l’ho pubblicato come una forma di lamentazione in onore degli antichi. Questa lamentazione in onore degli antichi non è, in verità, per gli antichi; è soltanto un altro modo di occupare il tempo.
– Estratto da: Importanza di capire, Lin Yutang – TEA 1999 (fuori catalogo)
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Lin Yutang
[1] Chin Sheng Tan (1609?–1661) fu un grande commentatore del dramma di Wang Shih Fu (1250-1337) “La camera occidentale“. Fu tra i primi a convincersi che le opere di fantasia e il dramma appartengono di pieno diritto alla Letteratura con L maiuscola, alla pari con i Classici.
– Lin Yutang (1985-1976) – scrittore, traduttore e saggista cinese; candidato due volte al Premio Nobel (1940 e 1950) per la Letteratura Cinese (wikipedia)
13 mercoledì Mag 2020
Conversazione di Carlo Sini sul libro “Figure dell’immanenza, una lettura filosofica dell’I Ching” di Francois Jullien, Laterza (2005)
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