• HOME
  • Bacheca
  • ELENCO Articoli
  • TAOISMO
    • Yijing – INTERSEGNI
  • STOICISMO
  • CONTATTO
  • I Ching – INTERSEGNI

Inseparatasede

~ pagina parallela

Inseparatasede

Archivi della categoria: Coscienza

La mente come mito, Intervista a U. G. Krishnamurti (J. Mishlove, Thinking Allowed)

23 sabato Ott 2021

Posted by Paola in Coscienza, Inserimenti, Percorsi spirituali, Personaggi, Spiritualità

≈ Commenti disabilitati su La mente come mito, Intervista a U. G. Krishnamurti (J. Mishlove, Thinking Allowed)

La mente come mito – Intervista a U. G. Krishnamurti di Jeffrey Mishlove (da Thinking Allowed), 2006

Fonte: http://www.gianfrancobertagni.it

MISHLOVE: Benvenuto. Sono Jeffrey Mishlove. Oggi andiamo ad esaminare la mente – non come oggetto di realtà, ma come illusione, come mito. Con me è Mr. G.U. Krishnamurti, filosofo e viaggiatore. U.G. è autore di parecchi libri basati sulle sue conversazioni. Uno di questi si chiama “La mistica dell’illuminazione” ed un altro è “La mente come mito”. A volte è considerato un anti-guru, un uomo che sfugge qualunque definizione, un saggio riluttante. Benvenuto U.G.

KRISHNAMURTI: Grazie.

MISHLOVE: E’ un piacere essere con te. Nel tuo pensiero, se così posso chiamarlo, sembri suggerire che la mente non è reale, nel senso che non c’è mente separata dal corpo. E’ corretto?

KRISHNAMURTI: Sì. Quello che c’è è solo il corpo. Allora dov’è la mente? Se c’è una mente, è separata o distinta dall’attività cerebrale? Dunque è molto difficile affrontare la questione della mente. Vedi, noi abbiamo confidenza solo con le definizioni. L’argomento è “La mente è un mito”, ma la serie d’interviste in cui è inserita si chiama “Thinking Allowed” (pensare è permesso). Thinking aloud (pensare ad alta voce – gioco di parole in inglese) o pensare silenziosamente introduce nel quadro una questione molto fondamentale: cosa è il pensare, e perché pensiamo? Queste domande sorgono dall’assunto che i pensieri sono auto-generati e spontanei, ma di fatto il cervello è solo un reattore, non un creatore. E’ molto difficile accettare questo, perché per secoli ci hanno fatto credere… o siamo stati sottoposti al lavaggio del cervello….. è molto difficile accettare la mia affermazione che non esistono per niente i pensieri.

MISHLOVE: Sembri assumere la posizione che categorizzeremmo come molto materialistica e molto meccanica – che il cervello non è nient’altro che una macchina o un computer.

KRISHNAMURTI: E’ davvero un computer, ma noi non siamo pronti ad accettarlo. Per secoli ci è stato fatto credere che c’è un’entità, che c’è un Io, che c’è un sé, che c’è una psiche, che c’è una mente e così via.

MISHLOVE: Un’anima, per così dire, uno spirito.

KRISHNAMURTI: Anima. Se accetti il fatto – questo può non essere un fatto per te, puoi non accettarlo, e molta gente non esiterà a rifiutarlo – che non esiste una cosa come un’anima, e che l’anima è creata dal pensiero dell’uomo. Ci siamo nutriti di fandonie per secoli, e se cambiassimo dieta, moriremmo tutti di fame.

MISHLOVE: Noi possediamo molti termini che indicano cose intangibili. Parliamo di onestà, di integrità, come se fossero oggetti reali; eppure non sono tanto oggetti quanto qualità o processi.

KRISHNAMURTI: Ho paura che ci stiamo allontanando dalla domanda basilare. Se tu non vuoi pensare, c’è pensiero? Volere e pensare vanno insieme, ed il pensiero, vedi, è materia, in modo che tu usi il pensiero per raggiungere una meta sia materiale che spirituale. Ma per sfortuna noi mettiamo le mete spirituali ad un livello più alto e ci consideriamo molto superiori a coloro che usano il pensiero per ottenere scopi materiali. Dunque di fatto, che tu lo chiamo materiale o spirituale, anche i cosiddetti valori spirituali sono materialistici. E tale è la materia; il pensiero è materia. E come dicevo proprio all’inizio, il pensiero non è un creatore di pensiero, ma risponde a degli stimoli. Quello che esiste è solo lo stimolo e la risposta. Anche il fatto che c’è una risposta allo stimolo non può essere sperimentato da noi, eccetto tramite l’aiuto del pensiero, che crea una divisione tra lo stimolo e la risposta. Di fatto, lo stimolo e la risposta sono un momento unitario. Non si può neppure dire che esista una sensazione; anche le cosiddette sensazioni che noi pensiamo di sperimentare continuamente non possono venire sperimentate se non attraverso la conoscenza che noi riceviamo dalle sensazioni. (noi abbiamo accesso diretto alla conoscenza ma non alla sensazione, –corretto?– n.d.t.)

MISHLOVE: Da tutto questo deduciamo che esiste un sé, che esiste una mente che fa da mediatrice tra lo stimolo e la risposta.

KRISHNAMURTI: Quello che c’è è solo la conoscenza che noi abbiamo del sé, la conoscenza che abbiamo accumulato, o che ci è stata passata, da una generazione all’altra. Con l’aiuto di questa conoscenza noi creiamo quello che chiamiamo sé, e poi sperimentiamo il sé come separato dalle funzioni di questo corpo. Allora esiste una cosa come il sé? Per me l’unico Io è il pronome di prima persona singolare. Io uso “io” per rendere più semplice la conversazione, e chiamo te “te”, ed io “io”, ma semplicemente quello che chiamiamo io è solo un pronome di prima persona singolare.

MISHLOVE: A una parte del discorso.

KRISHNAMURTI: Sì. Oltre a questo, esiste una cosa come io? Esiste una cosa come il sé? Esiste questa entità, differenziata dal funzionamento di questo organismo vivente? Vedi, da qualche parte lungo il percorso di evoluzione – non posso neppure fare un’affermazione definitiva e dire che esiste una cosa come l’evoluzione, ma assumiamo e presumiamo che esista — da qualche parte lungo il percorso, la specie umana ha fatto esperienza di questa autocoscienza che non esiste in altre specie sul pianeta.

MISHLOVE: Sembri suggerire che è un prodotto del nostro linguaggio.

KRISHNAMURTI: Non necessariamente un prodotto del linguaggio. Vedi, proprio l’esperienza di ciò che chiamiamo “ciò che ci separa dalla totalità delle cose”, il problema è – e questo è quanto voglio enfatizzare – tutta la natura è una singola entità. L’uomo non può separarsi da quella che chiamiamo natura. Sfortunatamente, con l’aiuto di questa autocoscienza che è apparsa ad un certo momento, l’uomo si è accordato un posto superiore su un livello più alto, e si è considerato superiore (ed ancora ci riteniamo tali) alle altre specie che vivono su questo pianeta. Ecco la ragione per cui abbiamo creato questa disarmonia; ecco perché abbiamo creato questi tremendi problemi, ecologici e di altro tipo. L’uomo, o come volete chiamarlo, di fatto non può essere separato dalla totalità della natura. Ecco dove abbiamo preso una delle maggiori cantonate; questa cosa è sfortunatamente la tragedia dell’uomo. (segue)

Articolo integrale: http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/maestri/mentemito.htm

U.G. Krishnamurti (1918–2007) Spesso definito “anti-guru” o come “l’uomo che rifiutò di essere un guru”. Non va confuso con Jiddu Krishnamurti, anch’egli filosofo. U.G. Krishnamurti non ha scritto alcun testo. Tutti i libri in circolazione (in inglese, francese, tedesco, olandese, spagnolo, polacco, serbo, coreano, hindi, tamil, telugu e kannada, oltre che in italiano) sono trascrizioni di conversazioni. Lo stesso U.G. non mostrerà particolare interesse a questi volumi, tanto che troviamo come ex ergo a ogni suo libro la seguente frase: “Il mio insegnamento, se vi piace chiamarlo così, non ha copyright. Siete liberi di riprodurlo, diffonderlo, interpretarlo, fraintenderlo, distorcerlo, alterarlo, potete farne quel che vi pare, potete anche pretendere di esserne voi gli autori, senza bisogno di chiedere né il mio consenso, né il permesso di chiunque altro.” (Wikipedia)

Negli abissi luminosi, A. Tonelli (Libro)

06 mercoledì Ott 2021

Posted by Paola in Coscienza, Filosofia, Libri, Percezione, Percorsi spirituali, Personaggi, Realtà Parallele, Spiritualità, Storia

≈ Commenti disabilitati su Negli abissi luminosi, A. Tonelli (Libro)

Negli abissi luminosi. Sciamanesimo, trance ed estasi nella Grecia antica, a cura di Angelo Tonelli – Edizioni Feltrinelli (2021)

Estratti dall’Introduzione

Nella nostra epoca – contrassegnata dal trionfo della tecnica e della scienza sempre più saldate in un binomio che esalta la dimensione della razionalità funzionale – è già in atto una scissione dell’interiorità, che è destinata a crescere esponenzialmente con la rivoluzione cibernetica in corso di intensificazione, rivoluzione che costringe e costringerà sempre di più gli umani a potenziare il “pensiero meccanico”, ovvero un lógos riduttivo e segmentato, privato del suo respiro cosmico, a tutto svantaggio di quella che Jung chiamava anima, e di quello che i Greci chiamavano noûs. (…)

In altri termini, in Occidente e nel resto del mondo assoggettato al modello occidentale, si è assistito nel corso della storia e negli sviluppi della cultura, ovvero della mente collettiva, a un progressivo “furto d’organo”: ovvero a una castrazione antropologica dell’umanità, vale a dire all’amputazione del centro più profondo degli individui che li connette all’armonia segreta del cosmo. Ciò è avvenuto attraverso il silenziamento, o la caricatura o la ghettizzazione di tutte le esperienze mistiche, iniziatiche, sapienziali ben radicate nel nostro Occidente greco e magnogreco, a sua volta originariamente connesso con il sostrato sciamanico e sapienziale eurasiatico. In questo consiste l’inattuale attualità delle esperienze sciamaniche, mistiche e sapienziali di cui qui si tenta di offrire una significativa sintesi al lettore che non si accontenti di una politematica escursione nell’antropologia del mondo antico, ma miri a cogliere vertici coscienziali e abissi luminosi e numinosi che i nostri padri e madri spirituali sapevano elicitare ora in lampeggiamenti e folgorazioni estatiche, ora in vertigini mistiche e iniziatiche. E condensarle nelle voci più alte della Sapienza, da Pitagora a Eraclito a Empedocle a Parmenide. E altri ancora. (…)

Per i Greci il noûs, già in Parmenide, Eraclito, Empedocle, e poi in Aristotele, Platone, e ancora più tardi in Plutarco, negli Oracoli caldaici e nel Neoplatonismo, è l’intuizione profonda, l’“occhio dell’anima”, il fulcro dell’interiorità individuale che tutto connette e ricompone nel Grande Uno. È il distillato sapienziale di esperienze – e non percorsi intellettuali – sciamaniche, meditative, contemplative che coinvolgono sangue e sentire, pensiero ed emozione dilatando i confini dell’organismo psicocorporeo ed egoico (il luogo del principium individuationis) fino a traboccare – nella trance dionisiaca, nell’ékstasis apollinea – in un Oltre che è interiorità profonda del singolo che si rovescia in profonda cosmicità del medesimo: coscienza oceanica, luogo in cui il singolo coincide con l’Uno, o meglio in cui l’Assoluto che è nel singolo è ipso facto l’Assoluto che è nell’Uno e di cui l’Uno è nome, perché dell’Assoluto non si può predicare nulla.

A questo stato di coscienza approssimano lo sciamanesimo e le esperienze di trance ed estasi della Grecia antica, ma anche musica e danza e poesia, con diversi gradi di intensità, e diversi approcci. (…)

(Testi originali latino e greco a fronte)

Indice
– Introduzione – Dioniso – Coribanti, musica e manìa – Oracoli e sciamanesimo apollineo – I misteri di Samotracia – Epimenide – Abaris – Ermotimo – Aristea – Zalmoxis – Appendice iconografica

Angelo Tonelli – (1954) poeta, autore e regista teatrale, tra i massimi grecisti viventi, ha studiato Filosofia Antica a Pisa con Giorgio Colli. Ha pubblicato tra l’altro diverse opere di poesia e saggi. Per i “Classici” di Feltrinelli ha tradotto e curato Dell’Origine (1993) di Eraclito, La terra desolata. Quattro quartetti (1995) di T.S. Eliot, il primo volume di Le parole dei Sapienti (2010), dedicato a Senofane, Parmenide, Zenone, Melisso e il volume Eleusis e Orfismo (2015)

Addomesticare le emozioni distruttive, intervista a D. Goleman (da Innernet, 2008)

07 giovedì Gen 2021

Posted by Paola in Coscienza, Inserimenti, Intervista, Neoscienze, Percezione, Percorsi spirituali, Stati altri di coscienza

≈ Commenti disabilitati su Addomesticare le emozioni distruttive, intervista a D. Goleman (da Innernet, 2008)

La meditazione può cambiare il cervello? Daniel Goleman, autore del best seller Intelligenza emotiva, dà delle risposte sorprendenti. Recenti ricerche ci dicono che il cervello è estremamente plastico, a patto che attraversiamo esperienze sistematiche e ripetute; in questo senso le pratiche meditative sembrano le migliori per trasformare le emozioni distruttive.

Nel suo libro Emozioni Distruttive, in collaborazione con il Dalai Lama, riporta le ricerche sul cervello e sulla meditazione e suggerisce una via per lavorare sulle emozioni distruttive.

– – – – – – – – – – – – – – – – – – – – – –

Nel tuo nuovo libro, Emozioni distruttive, scrivi che “riconoscere e trasformare le emozioni distruttive è il cuore della pratica spirituale”. Puoi dirci cosa intendi con “emozioni distruttive”?

Daniel Goleman: Esistono due punti di vista: uno orientale, l’altro occidentale. Secondo il punto di vista occidentale – quello della scienza e della filosofia moderne – le emozioni distruttive sono quelle che provocano un danno a se stessi o agli altri. E “danno”, qui, è inteso nel senso più ovvio: fisico, affettivo, sociale. Il punto di vista orientale è più sottile. La concezione buddista, così come è emersa dalle conversazioni con il Dalai Lama alla conferenza intitolata “Mind and Life” nel marzo 2000, è che le emozioni distruttive sono quelle che disturbano il proprio equilibrio interiore, mentre quelle sane favoriscono l’equilibrio della mente. (continua)

Articolo completo: http://www.innernet.it/addomesticare-le-emozioni-distruttive/

Sul “sacro”, U. Galimberti (video, 2013)

29 martedì Dic 2020

Posted by Paola in Coscienza, Filosofia, Percezione, Stati altri di coscienza, Storia

≈ Commenti disabilitati su Sul “sacro”, U. Galimberti (video, 2013)

Umberto Galimberti (1942)

Citazione

Il tempo e l’interiorità (Sen. Ep. ad Luc. I 1) — Studia Humanitatis – παιδεία

09 martedì Giu 2020

Posted by Paola in Coscienza, Filosofia, Inserimenti

≈ Commenti disabilitati su Il tempo e l’interiorità (Sen. Ep. ad Luc. I 1) — Studia Humanitatis – παιδεία

Tag

Stoicismo

da A. BALESTRA et al., In partes tres. 3. L’età imperiale, Bologna 2016, pp. 84-87; Lucio Anneo Senca, Lettere morali a Lucilio, a cura di F. SOLINAS, Milano 1995, pp. 581-582. Una volta compreso che l’uomo ha pieno potere sul proprio passato, nel senso che può in tutta libertà esaminarlo quando vuole, ha inizio il cammino […]

via Il tempo e l’interiorità (Sen. Ep. ad Luc. I 1) — Studia Humanitatis – παιδεία

Che ci posso fare?, Chin Sheng Tan

25 lunedì Mag 2020

Posted by Paola in Coscienza, Filosofia, Inserimenti, Percezione, Tempo

≈ Commenti disabilitati su Che ci posso fare?, Chin Sheng Tan

Che ci posso fare?, Chin Sheng Tan
(Estratto da: Importanza di capire, di Lin Yutang –TEA, 1999)

Dalla I Prefazione alla Camera Occidentale, di Chin Sheng Tan

Non sappiamo che cosa siano in realtà gli oggetti che stanno di fronte a me e che chiamiamo una pietra da inchiostro, una penna, un pezzo di carta; ma siccome sono generalmente chiamati con questi nomi, useremo per indicarli i nomi consueti. Non sappiamo che cosa siano in realtà una mano o un pensiero, ma anche noi chiameremo la mano e il pensiero con questi nomi. Chiamiamo questo posto accanto alla finestra “qui” e il momento presente “oggi”; e così anch’io li chiamerò “qui” e “oggi”.

Mentre scrivo, un’ape entra volando dalla finestra e una formica cammina sul balcone. La formica e l’ape si godono la loro effimera vita presente proprio come io mi godo la mia effimera esistenza. Quando io diventerò un “antico”, anche la formica e l’ape diventeranno una “formica antica” e un’“antica ape”. Quale mistero e che gioia che io viva oggi, in quest’ora, in questo posto presso questa finestra, con penna, pietra da inchiostro e carta davanti a me, mentre la mia mente pensa e la mia mano scrive, in compagnia dell’ape e della formica presenti.

I miei lettori nati dopo di me non sapranno mai che ci sono un’ape e una formica in questo momento in cui io sto scrivendo. Ma se i lettori venuti dopo di me non potranno sapere di quest’ape e di questa formica che mi fanno compagnia mentre scrivo, allora essi non sapranno nulla, in realtà, di me. Ma io so qualcosa dei miei lettori futuri. Coloro che leggeranno queste pagine come temporanea occupazione, o magari senza neanche aver pensato a un’occupazione temporanea, le leggeranno perché non sanno “che farci”, nel vedere che la vita passa e svanisce come la luce del lampo o come nubi che si dissolvono, come un uragano di passaggio, come acqua che scorre.

Son giunto dunque a rendermi conto che perdere il proprio tempo è un modo di impiegarlo, non perderlo è un altro modo d’impiegarlo, e non preoccuparsi di continuare a perdere tempo anche sapendo che è una perdita di tempo è un altro modo d’impiegarlo. Mi sono tanto affaticato su questo libro [1] perché voglio che questo commento sia superbo, e voglio che esso sia superbo perché ho osato. Ho osato perché ho capito la vita sino in fondo; e siccome ho capito la vita sino in fondo, posso fare ciò che la mia natura mi porta a desiderare di fare. Fare ciò che la mia natura mi porta a desiderare di fare è un altro modo ancora di occupare il tempo.

Però non ho tempo di preoccuparmi del problema se i miei futuri lettori mi conosceranno oppure no. Ahimè! nello stesso modo, vorrei cantare un lamento in onore degli antichi, ch’erano più intelligenti di me, ma non so chi erano! Perciò ho prodigato le mie fatiche in questo commento, e l’ho pubblicato come una forma di lamentazione in onore degli antichi. Questa lamentazione in onore degli antichi non è, in verità, per gli antichi; è soltanto un altro modo di occupare il tempo.

– Estratto da: Importanza di capire, Lin Yutang – TEA 1999 (fuori catalogo)

——————-

Lin Yutang

[1] Chin Sheng Tan (1609?–1661) fu un grande commentatore del dramma di Wang Shih Fu (1250-1337) “La camera occidentale“. Fu tra i primi a convincersi che le opere di fantasia e il dramma appartengono di pieno diritto alla Letteratura con L maiuscola, alla pari con i Classici.

– Lin Yutang (1985-1976) – scrittore, traduttore e saggista cinese; candidato due volte al Premio Nobel (1940 e 1950) per la Letteratura Cinese (wikipedia)

Le ragioni del silenzio e le sei regole dello Zend-Avesta, Vico di Varo

26 giovedì Mar 2020

Posted by Paola in Coscienza, Inserimenti, Linguaggio

≈ Commenti disabilitati su Le ragioni del silenzio e le sei regole dello Zend-Avesta, Vico di Varo

Le ragioni del silenzio e le sei regole dello Zend-Avesta, Vico di Varo (Amedeo Rotondi)

L’uomo di natura espansiva, abituato alla più cordiale comunicativa con il mondo esterno, aperto con i propri simili, si chiede: Perchè tacere? non si deve essere comunicativi? Come può effettuarsi il contatto con gli altri se non con le parole? perchè essere chiusi?

Quando si dice di parlare di meno, di parlare poco, di tacere del tutto, di dominare la lingua, non si vuole affatto consigliare a divenire tipi chiusi, non comunicativi, solitari, o, peggio, complessi, contorti, reticenti, complicati, pieni di equivoci o di sottintesi. No, davvero. Allora sarebbe meglio essere chiacchieroni, istintivi, con tutte le penose conseguenze che l’esperienza porta con sé ma, certo, meno negative delle altre. Quando si consiglia di tacere, si consiglia la via migliore, si dice di mettere un giusto freno al parlare indiscriminato, un freno sensato come chiunque adoperi l’auto, in maniera che nella discesa non vada a fracassarsi nel primo burrone, tirando dritto. Vi sono ragioni fondamentali per cui è meglio il tacere che il parlare. Quando si sarà compreso a che serva il silenzio, allora si comincerà ad amarlo.

Il silenzio ha le sue ragioni che vanno ben penetrate. Il tacere non è fine a se stesso che, anzi, sarebbe allora sicuramente un regresso rispetto al dono sublime della parola, ma è soltanto un mezzo per realizzazioni più elevate. Si tace solo per motivi più alti, non per altro. (…)

Scopo fondamentale del silenzio è quello di favorire l’attività interiore dell’uomo. Si rinuncia al poco per avere il molto: è un cambio vantaggioso (…)

Le sei regole dello Zend-Avesta per il governo della parola

L’antica saggezza persiana, espressa nello Zend-Avesta, detta alcune regole sul governo della parola. Come tutte le verità che hanno valore universale, sono sempre attuali. L’Arte del silenzio e l’uso della parola, come si è detto, è stato ispirato da queste regole e le pagine che seguono ne sono una parafrasi.

Le sei regole dell’AVESTA per governare la parola:

  1. Non lasciar mai parlare il lato basso del tuo carattere;
  2. Non parlare di un soggetto che non conosci a fondo;
  3. Non parlare di ciò che personalmente non sai essere l’esatta verità;
  4. Non parlare se l’oggetto delle tue parole non è chiaro e definito nel tuo pensiero;
  5. Non parlare se non con intonazione cordiale;
  6. Non parlare se i tuoi uditori non ti ascoltano, giacchè una buona parola è inutile a un cattivo orecchio.

La forma negativa con cui sono espresse non è casuale, anzi è voluta per affermare un concetto fondamentale, quello cioè che la regola prima ed essenziale, base di tutte le altre è… il tacere, non parlare. Si vuole affermare che il parlare è l’eccezione, tollerabile soltanto nei casi espressamente indicati e quando si verificano le condizioni chiaramente significate.

Non parlare è il precetto basilare di tutti i precetti sul governo della parola, il motivo chiave di una composizione musicale, ripetuto all’inizio di ogni prescrizione, quasi ritornello prima di enunciare ogni regola.

Chi vuole derogare al non parlare deve ben ricordarsi a quali condizioni può farlo. Ecco, dunque, che la forma negativa in cui vengono espresse, è essa stessa precetto fondamentale.  (…) L’aspetto positivo scaturisce, naturalmente, rovesciando la forma con la quale sono enunciate. E il lettore lo potrà fare da solo. (…)

Soltanto chi avrà imparato a tacere saprà, quando occorre, ben parlare. E questa rimane una verità basilare. Nel silenzio si matura l’apprendimento dell’arte difficile del governare la parola.

Per questo, il tacere è la prima norma del Saggio.

– Estratto da: L’arte del silenzio e l’uso della parola, Vico di Varo – Ed. A. Rotondi

← Vecchi Post
Articoli più recenti →

Inserisci il tuo indirizzo email per seguire questo blog e ricevere notifiche di nuovi messaggi via e-mail.

Unisciti a 72 altri iscritti

Articoli recenti

  • Daoismo e Confucianesimo, Augusto Shantena Sabbadini (Estratto, Libro) 19/03/2023
  • INTERSEGNI – Comunicazione 04/03/2023
  • Ho sentito dunque raccontare … , Platone (Estratto dal “Fedro”) 21/01/2023
  • Il Capodanno cinese, da Star Walk (estratti) 18/01/2023
  • I CHING | 26 DA CHU – Grande Contenimento, Deng Ming-Dao 16/01/2023
  • I CHING | 40 JIE – Sollievo, Taoist Master Huang 02/12/2022
  • I CHING | 40 XIE – Lasciare andare, Deng Ming-Dao 01/12/2022

Categorie

Archivi

Un sito WordPress.com.

  • Segui Siti che segui
    • Inseparatasede
    • Segui assieme ad altri 72 follower
    • Hai già un account WordPress.com? Accedi ora.
    • Inseparatasede
    • Personalizza
    • Segui Siti che segui
    • Registrati
    • Accedi
    • Segnala questo contenuto
    • Visualizza il sito nel Reader
    • Gestisci gli abbonamenti
    • Riduci la barra