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Archivi autore: Paola

Shuimòhuà: quando la pittura incontra la filosofia dell’equilibrio, G. Mangialardo (da Il Chiasmo, Treccani)

20 venerdì Ago 2021

Posted by Paola in Filosofia, Linguaggio, Spiritualità, Taoismo

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Shuǐmòhuà, significa “pittura ad inchiostro e ad acqua” ed è uno stile pittorico monocromatico dell’Estremo Oriente che utilizza solo inchiostro nero in varie concentrazioni. Questo tipo di pittura potrebbe richiamare l’acquerello occidentale, ma è in realtà profondamente diverso. La shuǐmòhuà è l’arte che permette di raggiungere l’equilibrio tramite l’annullamento del sé. Per comprenderla bisogna partire dal pensiero sotteso ad essa: il pensiero taoista e zen.

Il taoismo è una filosofia mistica molto antica fondata da Laozi, vissuto nel VI secolo a. C. e autore del Daodejing, cioè libro del Dao e della virtù. Le varie dottrine sono state enunciate da pensatori cinesi vissuti tra il IV ed il III secolo a.C. Il Dao (o Tao) è la via, la norma dell’universo, la spontaneità, l’intelligenza suprema che regola tutte le cose, ed è composto da Yin e Yang, i due opposti che compongono tutte le cose, come per esempio passività e attività, oscurità e luce. È fondamentale la compresenza delle due polarità in ogni cosa, poiché dà origine alle cose e al divenire. Questo concetto è spiegato bene nel secondo capitolo del Daodejing: «tutti nel mondo riconoscono il bello come bello, in questo modo si ammette il brutto. Tutti riconoscono il bene come bene, in questo modo si ammette il male. Infatti, l’essere e il non-essere si generano l’un l’altro».

L’essere si origina dal non-essere. Il Tao è entrambe le cose, e dà origine al divenire. Tuttavia, il Tao non è come un dio, di cui si può parlare, che si può immaginare. Niente di tutto questo: il Tao è inesprimibile e indefinibile, non è possibile contemplarlo attraverso la logica. L’uomo è in pace con se stesso quando raggiunge l’equilibrio e può raggiungere l’equilibrio solo seguendo la Via, cioè il Tao. L’unico modo che si ha per seguire il Tao è liberarsi da ogni costruzione sociale e culturale, dimenticare se stessi, le proprie passioni, i desideri, le emozioni e le pulsioni più profonde, e realizzare il vuoto mentale. Realizzare il vuoto mentale vuol dire osservare senza giudicare, agire senza fini personali, cioè non agire. Il non-agire (wu-wei) è uno dei concetti fondamentali del taoismo, ed è l’atteggiamento che permette di raggiungere la virtù. La virtù autentica è quella del Tao e consiste nella “spontaneità di natura”, normalmente offuscata dall’ambizione umana, dalle leggi dei governi, dalle implicite regole sociali e culturali. Essere in armonia con se stessi vuol dire essere in armonia con la natura propria, come un neonato, o come l’acqua che si adatta ad ogni situazione, ma rimanendole sempre fedele. (segue)

Testo integrale: https://www.treccani.it/magazine/chiasmo/lettere_e_arti/Equilibrio/MAngialardo.html

Il Libro dei Mutamenti e il feudalesimo, Deng Ming-Dao

03 martedì Ago 2021

Posted by Paola in Deng Ming-Dao, I Ching, Taoismo

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Il Libro dei Mutamenti e il feudalesimo – Deng Ming-Dao

È importante avere una chiara idea su come vogliamo che Libro dei Mutamenti ci condizioni. Se prendiamo troppo alla lettera la visione del Libro, finiremo con ritenerlo non più adatto al mondo di oggi. Il Libro dei Mutamenti originario è il prodotto di un’epoca feudale. Le storie, le leggende e la mitologia che lo avvolgono – principi, castelli, città assediate, guerrieri, ragazze sposate come mogli secondarie, così come le fondamenta di una struttura famigliare dalle connotazioni patriarcali – tutto rientra nelle immagini di un periodo feudale.

Noi dobbiamo separare l’efficacia della saggezza dell’I Ching dalla rigidità della società che all’inizio lo ha generato.

Forse ancor oggi abbiamo bisogno di alcune strutture feudali per comodità. Per quanto possiamo considerare il feudalesimo come un’antica tappa dello sviluppo umano, siamo tuttora ben ancorati a quel tempo: alcune nazioni conservano lo stato di monarchia; le fiabe di principi e principesse continuano ad affascinarci; i nostri sistemi politici ricalcano le monarchie, seppure con legislature modificate; le nostre grandi aziende sono ampiamente feudali, laddove un’azienda fagocita le altre proprio come le antiche dinastie invadevano un tempo gli stati confinanti.

Tuttavia, non ci sarebbe affatto utile replicare questi valori nella nostra vita quotidiana. Molte delle nostre attuali situazioni possono rimandare ai tempi feudali – le dispute tra gli stati possono ben essere paragonate a certi comportamenti di imprenditori senza scrupoli – ma dobbiamo considerare questa antichità come qualcosa che punta a verità più profonde.

C’è soltanto un motivo per immergersi nelle storie e nelle immagini del Libro dei Mutamenti: il fatto che tratta simboli di realtà archetipali. Oggi, forse, non abbiamo principi, guerrieri e intrighi di corte, ma abbiamo molte situazioni similari. Oggi, forse, possiamo non avere oche che volano sopra tumuli tombali, ma ricordarsi dei passaggi ciclici è sempre importante.

Nessuno di noi vorrebbe trovarsi al posto di qualcuno vissuto mille anni fa, né vorremmo vivere ai tempi della dinastia Zhou. Pertanto, quando utilizziamo il Libro dei Mutamenti, dobbiamo cogliere lo spirito dei valori che esso ci presenta applicandolo alla nostra vita e al nostro tempo attuale.

Di fatto, noi dobbiamo coscientemente separarci dai valori feudali che nel mondo ancora oggi persistono: il modo in cui trattiamo le donne e i bambini è un primo esempio di quanto lavoro abbiamo ancora da fare. Inoltre, abbiamo ancora nazioni in conflitto per i confini; la schiavitù è tuttora ampiamente diffusa; in molti continenti ricchi proprietari terrieri sfruttano i loro braccianti; e noi continuiamo a vedere la natura come fosse suolo inerte da sfruttare, perforare e insozzare.

Il Libro dei Mutamenti ci offre una scelta: le sue immagini affondano in tempi feudali, ma ci sollecita a migliorare noi stessi impegnandoci a favore di un comportamento etico e morale. Dobbiamo prendere le sue immagini come dei puntatori sulle nostre emozioni più profonde, ma dobbiamo poi temperare queste emozioni con la comprensione ottenuta da un lungo studio. Soltanto identificando ciò che in noi è feudale – e ciò che può esserci di valore in esso – noi possiamo evitare di ricadere nell’arretratezza.––

– Estratto da: The living I Ching, Deng Ming-Dao – HarperOne Publisher

Traduzione: Paola

L’ardore, R. Calasso (Libro)

29 giovedì Lug 2021

Posted by Paola in Intervista, Libri, Percorsi spirituali, Società, Spiritualità, Storia, Video

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L’ardore, Roberto Calasso (Ed. Adelphi, 2010)

Qualcosa di immensamente remoto dall’oggi apparve più di tremila anni fa nell’India del Nord: il Veda, un «sapere» che comprendeva in sé tutto, dai granelli di sabbia sino ai confini dell’universo. Distanza che si avverte nel modo di vivere ogni gesto, ogni parola, ogni impresa. Gli uomini vedici prestavano un’attenzione adamantina alla mente che li reggeva, mai disgiungibile da quell’«ardore» da cui ritenevano si fosse sviluppato il mondo. L’attimo acquistava senso in rapporto a un invisibile traboccante di presenze divine. Fu un esperimento del pensiero così estremo che sarebbe potuto scomparire senza lasciare traccia del suo passaggio nella «terra dove vaga in libertà l’antilope nera» (così veniva definito il luogo della legge). Eppure quel pensiero – groviglio composto da inni enigmatici, atti rituali, storie di dèi e folgorazioni metafisiche – ha l’indubitabile capacità di illuminare con luce radente, diversa da ogni altra, gli eventi elementari che appartengono all’esperienza di chiunque, oggi e dappertutto, a cominciare dal puro fatto di essere coscienti. Così collidendo con molte di quelle che vengono ormai considerate ferme acquisizioni. Questo libro racconta come attraverso i «cento cammini» a cui allude il titolo di un’opera smisurata e capitale del Veda, lo Satapatha Brahmana, si può raggiungere ciò che sta davanti ai nostri occhi passando attraverso ciò che da noi è più lontano.

INDICE: 1. Esseri remoti – 2. Yajnavalkya – 3. Animali – 4. Progenitori – 5. Coloro che videro gli Inni – 6. Dalle avventure di Mente e Parola – 7. Atman – 8. La veglia perfetta – 9. I Brahmana – 10. La linea dei fuochi – 11. L’erotica vedica– 12. Dei che offrono libagioni – 13- Residuo e sovrappiù – 14. Solitari nella foresta – 15. Ritologia – 16. La visione sacrificale – 17. Dopo il diluvio – 18. Tiki – 19. L’atto di uccidere – 20. La corsa dell’antilope nera – 21. Il re Soma – Antecedenti e conseguenti – Fonti

– – – – – – – – – – – –

Intervista a Roberto Calasso (Che tempo che fa, 2010) Presentazione del libro

L’Età della Pietra fu un’età dell’oro?, L.A. Carli (da Il Tascabile)

22 giovedì Lug 2021

Posted by Paola in Società, Storia, Tempo, Terra

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(…) Il primo errore dei contemporanei è quello di considerare l’abbondanza un valore assoluto e universalizzare le nostre esigenze attribuendole anche a società distanti per organizzazione e sistema valoriale.

Questo sguardo parziale mette a fuoco una creatura piuttosto inverosimile: un cacciatore raccoglitore dotato di impulsi borghesi ma di arnesi paleolitici. E, di conseguenza, condannato già in principio alla disfatta. “Si è sempre fatto un uso strumentale e ideologico delle società primitive”, spiega al Tascabile il filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani: “A seconda dell’effetto che si vuole ottenere paragonandole alla nostra, si impone il buon selvaggio di Rousseau o l’uomo lupo di Hobbes”. È una vecchia dicotomia. “Personalmente credo che l’importante sia attenersi ai dati che via via siamo in grado di acquisire e che a oggi ci rivelano due aspetti fondamentali. Il primo è l’enorme complessità di queste società, ben lontane dall’essere semplici e arcaiche come si pensava fino a non molto tempo fa, e il secondo è il loro carattere ambivalente che le rende dotate di grandi capacità di cooperazione ma anche di forti conflitti”.

La rappresentazione della vita primitiva come struggle for life non è infatti imbastita solo su speculazioni. Anche osservando ciò che oggi resta di quel mondo, cioè le poche comunità di cacciatori-raccoglitori come i Boscimani del Kalahari o gli aborigeni australiani, viene spontaneo chiedersi come sia possibile sopravvivere in quelle condizioni e in territori così ingrati. Eppure è proprio dall’osservazione di questi popoli che Sahlins trae la maggior parte delle sue argomentazioni. Ed è qui che entra in gioco un secondo bias, quello che spinge a credere che i cacciatori-raccoglitori di oggi siano gli stessi di 30.000 anni fa. Non è così. Le loro società sono ormai dei piccoli avamposti alle periferie di un modo di produzione dominante, gruppi sparuti di profughi paleolitici. Rispetto agli antenati dell’età della pietra, la loro qualità della vita ha subito un netto peggioramento, e questo proprio grazie all’incontro con noi, uomini della civiltà. Non si tratta più solo di raccogliere funghi e scappare dalle tigri, ma di fronteggiare il deserto che avanza, il disboscamento, le conseguenze degli imperialismi e una fauna sempre più scarsa e protetta. Certo, le loro oggi sono economie sofferenti, ma perché il mondo è andato in un’altra direzione. (continua)

Testo integrale: https://www.iltascabile.com/scienze/pietra-cacciatori-raccoglitori/

Il meccanismo di Antikythera (video)

18 martedì Mag 2021

Posted by Paola in Storia, Video

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La macchina di Anticitera, nota anche come meccanismo di Antikythera, è un congegno meccanico datato tra il 250 e il 100 a.C., venendo ritenuto il più antico calcolatore meccanico conosciuto. Si trattava originariamente di un sofisticato planetario, mosso da ruote dentate, che serviva per calcolare il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei cinque pianeti allora conosciuti, gli equinozi, i mesi, i giorni della settimana e – secondo uno studio pubblicato su Nature – le date dei giochi olimpici. Fu rinvenuta nel relitto di Anticitera, tra i resti di un naufragio avvenuto nel secondo quarto del I secolo a.C. nei pressi dell’isola greca di Anticitera (Antikythira in lingua locale). [Wikipedia]

Catalogo dei tentativi falliti di dialogo tra specie, V. Grasso (da Il Tascabile)

01 sabato Mag 2021

Posted by Paola in Neoscienze, Percezione, Realtà Parallele, Società

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Il primo dicembre 2020, a Portorico, è collassato il radiotelescopio di Arecibo. È crollato il ricettore principale: i cavi che lo tenevano insieme si sono rotti per il progressivo deterioramento del telescopio, vittima, negli anni, degli uragani e delle tempeste tropicali. Per molti, il collasso del telescopio ha esemplificato il frantumarsi di uno dei grandi sogni della comunità scientifica: trovare segni di vita extraterrestre.

Inaugurato nel 1963, il radiotelescopio di Arecibo portò a numerose scoperte nell’ambito della ricerca astronomica e fisica: la definizione del periodo di rotazione di Mercurio; la scoperta della prima pulsar binaria – un sistema composto da due stelle di neutroni che ruotano una intorno all’altra emettendo fasci di luce regolari – che valse il Premio Nobel per la fisica a J. H. Taylor Jr. e Russell Alan Hulse; la scoperta dei primi pianeti extrasolari nella costellazione della Vergine. Centrale nell’attività di Arecibo fu  il programma SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), fondato negli anni Sessanta dagli astronomi Frank Drake e Carl Sagan.

Nel 1974, dal telescopio di Porto Rico, viene inviato un messaggio radio cifrato in direzione di M13, noto anche come Ammasso Globulare di Ercole, un insieme di centinaia di migliaia di stelle che orbitano al centro della galassia di Ercole, situate a più di 20.000 anni luce di distanza dal nostro pianeta. Il messaggio di Arecibo, che di fatto costituisce il primo tentativo scientifico di comunicazione intergalattica, impiegherà a raggiungere la sua destinazione circa 25.000 anni dal momento dell’inizio del suo viaggio, e dovremo attenderne altri 25.000 per ricevere un’eventuale risposta. Alcuni reputano questa prova un semplice esercizio di stile tecnologico. (continua)

Testo integrale: https://www.iltascabile.com/scienze/comunicazione-alieni/

Giove, il volere come forma della comprensione – C. Conti (Mitopsychia–Audio)

27 martedì Apr 2021

Posted by Paola in Audio, Conferenza, Mitologia

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Conferenza dr. Carlo Conti, dal ciclo “Il sentiero degli Dèi” – Audio (Ass. Culturale Emeis Monza, 2017)

https://inseparatasede.files.wordpress.com/2021/04/171130e28093il-sentiero-degli-dei-2-giove.mp3

Carlo Conti – Ricercatore ed operatore Spagirico, Naturopata-Heilpraktiker, Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche svolge attività professionale di consulenza e di docenza sui temi inerenti la Medicina Tradizionale Occidentale e le sue applicazioni terapeutiche. Ha curato la traduzione del Paramirum e del Paramirum Aliud di Paracelso per le Edizioni Enea. Siti: http://www.mitopsychia.com – http://www.spagyria.info

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