La comunicazione senza fili e il reality mining come riflesso della consapevolezza globale, Ivo Toshan Quartiroli (2007, da Indranet.org)
Non c’è dubbio che in futuro i computer saranno sempre più wireless: Bluetooth, Wi-Fi e altre modalità wireless di trasmissione dei dati attraverso computer, modem, stampanti e altre periferiche si stanno diffondendo. Le città stanno installando migliaia di antenne wireless per creare una griglia fitta di punti in cui la gente possa accedere a Internet: in pochi anni connetteremo senza fili tutti gli strumenti ad alta tecnologia, tra loro e con la Rete, sia a casa che all’esterno.
La comunicazione senza fili non sarà il solo punto informazione sul territorio. Reality mining [estrarre la realtà] è il termine coniato dal Mit Media Lab per indicare i vari oggetti che possono essere trasformati in punti informazione tramite piccoli chip sensoriali radiocollegati. Nel numero di luglio-agosto 2007 della rivista Technology Review, il principale articolo, intitolato Second Earth [Seconda terra] li elenca definendoli “tutto ciò che bisogna monitorare, inclusi ponti, sistemi di ventilazione, impianti luce, trappole per topi, pallet per carico-scarico merci, equipaggiamento di battaglia, persino il corpo umano”.
L’attrattiva del wireless non sta solo nella possibilità di evitare grovigli di fili o di connettersi alla Rete da qualsiasi luogo. I luoghi wireless hanno un impatto anche sulla nostra psiche. Essi creano la sensazione di presenze consce, quasi vive, onnipresenti. I punti wireless realizzano il sogno cartesiano dei pensieri senza corpo, dei puri pensieri senza un medium. Da questa prospettiva, “le intelligenze” di un punto wireless sono il logico risultato dell’evoluzione della nostra mentalità occidentale, scientifica e tecnologica.
Allo stesso tempo, gli oggetti wireless che contengono informazioni e software, assomigliano per certi versi ai livelli di una realtà mistica, dove l’universo è vivo e conscio, e dove la sfera dei pensieri è ovunque, non confinata alla mente umana. Ricorda una rete di occhi infiniti e di consapevolezza onnipresente, dove tutto è uno e interconnesso.
Ho notato che attraverso i progressi tecnologici gli esseri umani cercano inconsapevolmente di produrre realtà che imitino stati psicologici e spirituali più elevati, stati che non possono essere raggiunti dalla mente concettuale. Quella che si raggiunge tramite la tecnologia è una simulazione dello stato mistico di una mente globale che pervade l’universo. Il desiderio di unirsi alla mente globale è avvertito da ogni essere umano, ma se siamo ancora identificati con il nostro ego e con la mente individuale, non riusciamo ad abbandonare questi ultimi per entrare nell’abbraccio di una mente più vasta. Ciononostante, percepiamo una debole ecodelle dimensioni spirituali globali e attraverso la tecnologia costruiamo un simil-riflesso di un universo conscio onnipresente. Tale pallido riflesso a livello tecnologico non minaccia il nostro ego individuale, che ancora non è pronto a fondersi con la consapevolezza globale.
I mistici hanno sempre affermato che i pensieri non sono prodotti dalla mente/cervello: questo organo non fa che raccogliere ciò che è già presente nella sfera dei pensieri. Come dice U. G. Krishnamurti:
“Non esiste la vostra mente o la mia mente: c’è solo la Mente, che è la totalità di tutte le sensazioni, di tutta la conoscenza, di tutta l’esperienza che il genere umano ha accumulato di generazione in generazione. Tutti noi pensiamo e funzioniamo in una sfera di pensiero, esattamente come tutti quanti abbiamo in comune la stessa atmosfera per respirare. I pensieri ci sono per poter funzionare e comunicare in questo modo corretto e intelligente. […] Dove si trovano i pensieri? Non sono nel cervello. I pensieri non sono fabbricati dal cervello. Si può dire, piuttostom che il cervello funziona come un’antenna che capta i pensieri da una sfera comune a tutti, su determinate lunghezze d’onda.” U.G. Krishnamurti. La mente è un mito, Milano, 1990.
Il Bluetooth e il Wi-Fi in questo senso sono una metafora della consapevolezza globale e non localizzata: una rete di dati attivi che comunicano tra loro. Con i nostri strumenti possiamo raccogliere e filtrare le informazioni messe in circolo da queste fonti, sentendoci in tal modo connessi con la sfera globale dei pensieri. La scienza considera il cervello come il luogo in cui si formano i pensieri e si crea la consapevolezza. Nisargadatta Maharaj, invece, come molti altri mistici, ha vissuto in prima persona la realtà dell’oceano di consapevolezza.
“Voi siete talmente abituati a pensarvi come corpi muniti di coscienza che non riuscite a immaginare una coscienza dotata di diversi corpi. Quando avrai realizzato che l’esistenza corporea è solo uno stato mentale, un movimento nella coscienza, che l’oceano della coscienza è infinito ed eterno, e che quando entri in contatto con la coscienza sei soltanto un testimone, sarai in grado di ritirarti interamente al di là della coscienza stessa.” Nisargadatta Maharaj. Io sono quello. Astrolabio. 2001.
Mentre per Nisargadatta Maharaj e altri mistici la consapevolezza è la sostanza fondamentale dell’universo, e i corpi fanno parte di essa, per Cartesio e gli scienziati contemporanei la consapevolezza è semplicemente contenuta nella mente, e i corpi non sono considerati altro che un ostacolo per i pensieri puri. Secondo il punto di vista dei mistici, la consapevolezza è onnipresente e può anche accadere in un corpo-mente; secondo la concezione di Cartesio, i corpi e il mondo materiale sono definiti come entità di natura distinta dalla consapevolezza.
Cartesio aveva in realtà una concezione mistica della vita, ma dovette scendere a compromessi con la Chiesa del suo tempo, per cui lasciò a essa il monopolio sulla fede e la coscienza. Quello che ci è stato tramandato di Cartesio non è stata la sua spiritualità, ma i pilastri del metodo scientifico e la cosiddetta scissione corpo-mente.
Poiché la consapevolezza è onnipresente, non mi sorprende che la sede della consapevolezza umana risulti così sfuggente ai neuroscienziati che la cercano soprattutto nel cervello.
http://www.indranet.org/wireless-communication-and-reality-mining-as-a-reflection-of- pervasive-consciousness/
Ivo Quartiroli è stato tra i fondatori delle case editrici Apogeo e Urra. Da sempre osservatore della Rete e dei suoi effetti psicologici e sociali, scrive su http://www.indranet.org, affiancando le sue competenze informatiche alle sue ricerche spirituali e descrivendo la relazione tra tecnologie, psiche e società.È editore di http://www.innernet.it, rivista online sui percorsi di consapevolezza, maestri spirituali, nuova scienza e ambiente. Ha pubblicato numerosi titoli di informatica e di analisi dei media. Una versione precedente di Internet e l’Io diviso, accolta da molte recensioni favorevoli, è apparsa in inglese, in formato digitale, nel 2011. È membro del comitato scientifico italiano del Club di Budapest. È autore di “Internet e l’io diviso” per i tipi Bollati Boringhieri.