Il calendario dell’Avvento, Paola (nota al gruppo di pratica)

Una volta ancora ci stiamo avvicinando alla fine di un calendario. Se la fine è nel contempo un punto di arrivo e di partenza, nel periodo precedente tutto ciò che è stato vissuto – nella sofferenza, nella fatica e anche nella gioia – non ci sta solo alle spalle ma anche sulle spalle.

Avvicinandoci a questa tappa non facciamo consuntivi e non stendiamo nuovi progetti, ma lasciamo andare il vecchio creando spazio per il nuovo in arrivo. Il nuovo non può accomodarsi se in noi non trova spazio libero per sé, e questo spazio non lo si crea ammassando in un angolo ciò che più non serve con l’idea di conservarlo per un ipotetico bisogno futuro.

Il futuro non contiene il passato, e non è futuro il domani generato dal passato.

Creiamo il nostro calendario dell’Avvento, e invece di scartare cioccolatini e caramelle, di recitare filastrocche e pensierini, ogni giorno svuotiamo la nostra tasca di un dolore, di un ricordo, di un pensiero fisso e tormentoso, di un rancore o di un rimorso, di un rimpianto o di un’illusione.

Lasciamo andare anche qualche gioia passata, perché talvolta le gioie passate ci impediscono di gustare quelle diverse gioie che ci attendono nel futuro.

Svuotiamoci del desiderio e delle aspettative che poggiano su fallimento e frustrazione, che ci legano ancor più stretti a qualcosa che non è più e più non sarà.

Chiudiamo i conti: paghiano un debito di riconoscenza, di affetto, di amore; azzeriamo il credito di un torto, di un’incomprensione, di un’offesa.

Togliamo e togliamo… non sentiamoci persi per quel vuoto temporaneo: è pieno di potenziali che attendono un campo dissodato, senza sassi e vecchi ceppi, per affondare le radici e germinare.

Non facciamo ora una lista di ciò che pensiamo che non serve: non lo si può sapere. Ogni giorno uscirà dalla nostra tasca un pacchettino. Riconosciamolo e liberiamolo dalla confezione dell’apparenza. Sorprendiamoci: forse mai avremmo pensato che fosse proprio quella cosa ad essere un inutile peso. Sorridiamo: com’è facile e dolce lasciare ciò che chiede di essere lasciato..–––