Se le foglie sono morte… , Paola (nota al gruppo di pratica)

Cominciano a cadere le foglie e il colore dell’autunno si fa più presente. Tra breve si aprirà quel passaggio tra i mondi che noi celebriamo come le feste di Ognisanti e Commemorazione dei Defunti. Non intendo qui ricollegare le nostre celebrazioni alla festa di Halloween o di Samhain delle antiche popolazioni irlandesi, che celebravano tra il 31 ottobre e il 1° novembre la fine del vecchio e l’inizio del nuovo anno del loro calendario. Tuttavia, in questi giorni si è consapevoli di un’apertura tra il mondo dei “vivi” e quello dei “morti”.

Per quanto mi riguarda, ciascuno di noi apre questo portale con il ricordo di coloro che ci hanno preceduto, ci hanno dato origine e di cui esprimiamo tratti fisici o caratteriali. Molti di noi conoscono le Costellazioni Familiari e hanno avuto esperienza della concretezza di come le energie dei membri della famiglia anche trapassati possono continuare a manifestarsi e interagire nel mondo dei “viventi” tramite noi, spesso inconsapevoli. Sia che si voglia considerare queste manifestazioni come ereditarietà genetica, residui energetici di nostri avi, parti neglette di noi stessi, espressioni di nostre precedenti incarnazioni o, anche, provenienti da vite parallele, questi giorni sono il momento migliore per venire a patti con esse.

Chi ha familiarità con la sua cosmologia interiore può interagire con esse attraverso i vari metodi che alcune tradizioni hanno conservato; coloro che invece non hanno tale dimestichezza, possono operare una guarigione altrettanto profonda con un atto di riconoscimento e di considerazione per i membri della propria famiglia sia viventi che trapassati; soprattutto quelli meno nominati, meno amati o di cui sfugge più facilmente la storia o il ricordo. Infatti, può capitare che siano delle ereditarietà di questi parenti “trascurati” quelle che si celano negli aspetti di noi che tendiamo a non voler mettere in discussione o a compensare. Parafrasando Bert Hellinger, ciò che si tace o che non viene rivelato esercita maggiore influenza di quel che è espresso; e, citando James Mahu: “La dimensione è sempre modellata dalla non-dimensione”.

La visita ai cimiteri è anche occasione d’incontro tra vivi che a volte non si frequentano, e questo – nonostante la brevità del momento – può favorire una guarigione per il solo fatto di essersi “riconosciuti”. Infatti, il ritrovarsi tra parenti e amici (vivi e morti, insieme) può essere occasione di una guarigione grazie a quel momento di pacificazione all’interno dell’“anima familiare”, quell’entità energetica che accoglie e accomuna tutti i più disparati moti dei singoli membri di una stessa famiglia di sangue.

Vorrei invitare – durante il prossimo periodo – a cogliere ogni segnale che l’anima familiare possa inviare, e a vivificare il rituale della visita ai cimiteri per renderlo significativo e proficuo di generosi cambiamenti.

Poichè, anche se a terra le foglie sono morte, l’albero è sempre vivo. —


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