Sull’ “Arte dell’Agguato”, Paola (nota al gruppo di pratica)

L’Arte dell’Agguato*  si basa sul concetto di “Guerriero”.

Ciò che definisce una persona come “guerriero” è il suo atteggiamento. Don Juan dice: “Un uomo va alla conoscenza come va alla guerra: vigile, con timore, con rispetto e con assoluta sicurezza. Quando un uomo ha soddisfatto questi quattro requisiti: essere perfettamente vigile, provare timore, rispetto e un’assoluta sicurezza, non dovrà rendere conto di nessun errore. Quando è in questa condizione, le sue azioni perdono la fallibilità di uno stupido. Se l’uomo sbaglia o subisce una sconfitta avrà perso soltanto una battaglia, e non dovrà pentirsene amaramente”.

Vale a dire che quando una persona ha fatto il meglio possibile in tutta coscienza, non avrà di che pentirsi di nulla e il risultato conseguente nel caso non fosse soddisfacente, sarà tale per circostanze esterne e indirette. Tuttavia, vivere da “Guerriero” è una scelta, è un atto di volontà, è un impegno personale.

Se non si vive da guerrieri, non si accumula abbastanza potere personale per praticare l’Arte dell’Agguato. Tuttavia, nel praticare l’Arte dell’Agguato aumenta anche il potere personale, ed è per questo che Don Juan dice: “Un guerriero è impeccabile quando confida nel suo potere personale senza badare che sia piccolo o enorme”. Il potere personale aumenta nel momento in cui noi riconosciamo di averlo e lo utilizziamo per il fatto stesso che ci impegniamo a servircene. Non è forse quanto scopriamo nella Parabola dei Talenti? E non ricorda i detti: “Aiutati che il ciel ti aiuta” e “Piove sempre sul bagnato”? È una sorta di accumulo per attrazione. Più si pratica e più si acquisisce.

Quindi, definiti queste due punti di base, ecco che l’Agguato, termine proprio di chi va a caccia, acquisisce il significato di “camuffamento” nel senso di agire senza farsi notare, mimetizzandosi nel contesto della sfida. Questo agguato non è volto ad ingannare gli altri, ma a sovrastare il nostro comportamento automatico e abitudinario che ci impedisce di “agire” inducendoci a “reagire” secondo schemi culturali o sociali prestabiliti.

I principi dell’Arte dell’Agguato

L’Arte dell’Agguato consiste in una serie di procedure e atteggiamenti che consentono al Guerriero di trarre il meglio da ogni possibile situazione.

Molte volte ci troviamo in circostanze dentro le quali ci sentiamo trascinati in modo ineluttabile. Situazioni sgradevoli, difficili, non volute, che si sono misteriosamente concretizzate intorno a noi per un apparente capriccio della sorte. Situazioni dove ci viene chiesto di prendere posizione, prendere una decisione, relazionarci in un particolare modo, o dove le aspettative nei nostri confronti ci bloccano facendoci sentire ingabbiati.

L’Arte dell’Agguato ci offre gli strumenti per agire impeccabilmente e, invece di perdere energia/potere personale, sfruttare proprio l’occasione per acquisirne di più, esercitando uno o più dei suoi principi.

  1. Il Guerriero sceglie il proprio campo di battaglia. Un Guerriero non va mai in battaglia senza conoscere i dintorni.

In qualunque situazione sgradevole ci troviamo, il Guerriero sa come volgere a proprio favore il vento contrario. Il primo principio ci indica di studiare il nostro “campo di battaglia”, cioè prenderci tempo per analizzare la scena dell’azione (quindi, anche noi stessi): qual è l’ambiente in cui viviamo, chi vi è coinvolto, le loro/nostre motivazioni, quali opzioni possono esserci che sfuggono a una visione superficiale, il momento temporale o storico, le aspettative di successo o insuccesso, e così via.

Così facendo, il Guerriero nota i particolari e osserva che esistono sempre delle opzioni: può effettuare la sua scelta.

  1. Scartare ciò che è superfluo. Un Guerriero non complica le cose, mira alla semplicità. Dedica tutta la sua concentrazione a decidere se ingaggiare o meno battaglia, perché ogni battaglia è per la vita.

Ridurre ai minimi termini è il secondo imperativo. La complessità è fonte di confusione, fraintendimento. La semplicità è chiarezza. Spesso è sufficiente riportare le questioni al loro nocciolo essenziale per vederle risolversi da sé. Decidere di entrare in battaglia (come e quando) è una decisione che va oculatamente presa. Non c’è obbligo, ma decisione. Ritengo che qui si possa intendere il combattimento non solo contro qualcosa o qualcuno, ma anche al proprio atteggiamento personale verso la questione che crea il conflitto o la decisione da prendere. Significa mettersi in gioco con la determinazione a voler risolvere in modo definitivo, “per la vita”. Si vuole chiudere la cosa senza strascichi, non in una valutazione di vincitori e vinti ma in modo impeccabile, cioè senza macchia, una volta per tutte.

  1. Un Guerriero deve essere pronto e disposto a prendere posizione “qui e subito”. Ma non all’insegna del caos.

L’azione impeccabile di un Guerriero non prevede “il senno di poi”. Un Guerriero si assume completamente e totalmente la responsabilità delle sue azioni nel momento, nel “qui e ora”. Se si sono osservati i primi due principi, il terzo consegue in un’azione liberata dal caos e dalla confusione, da futuri rimorsi, rimpianti, rancori. E ciò avviene quando, appunto, si conosce il proprio campo di battaglia, che a volte coincide anche con la conoscenza dei propri limiti o delle proprie capacità, riordinando anche il proprio caos emozionale.

  1. Un Guerriero si rilassa, si abbandona, non teme nulla. Solo allora il potere che guida gli esseri umani gli apre la strada e lo sostiene. Solo allora. Questo è.

Questo Guerriero con la “G” maiuscola confida nel suo potere personale, che è anche parte del potere universale. Avendo coordinato le sue scelte e azioni in modo impeccabile, confida e lascia nelle mani di un potere più grande il risultato delle sue azioni. Questa fiducia gli permette di rilassarsi, di abbandonarsi e di non temere nulla. Di essere in pace. In tale pace il potere stesso si manifesta e lo nutre. Cedendo il proprio potere al potere, lo si aumenta e si manifesta.

  1. Di fronte a circostanze impossibili da affrontare, il Guerriero si ritira temporaneamente. Si dedica a qualcos’altro, va bene qualunque cosa.

Non è l’ostinazione a risolvere le battaglie di un Guerriero. La ritirata temporanea è anche un atto di umiltà quando le circostanze sembrano soverchianti. Per un Guerriero, l’umiltà e la capacità di accettare l’inevitabile sono altrettanti nutrienti del potere personale. Ritirarsi temporaneamente non significa rinunciare. Distrarsi temporaneamente dal problema o dal conflitto, facendo qualunque cosa è una tattica che permette di allentare la tensione e distaccarsene totalmente. Ciò può permettere una ridefinizione del “campo di battaglia” e, pertanto, una sua successiva riconsiderazione. Le cose non sono mai identiche a se stesse nel corso del tempo, e nuove possibilità o varianti permetteranno di riaffrontare la sfida con altri strumenti o con maggiore potere personale.

  1. Il Guerriero comprime il tempo. Anche un solo istante conta. In una battaglia per la sopravvivenza un secondo è un’eternità, un’eternità che può decidere l’esito. Il Guerriero mira a riuscire, quindi comprime il tempo. Non spreca neppure un istante.

La valutazione del tempo. Tutto il tempo può essere condensato in un unico istante, così come un istante può dilatarsi in infiniti sotto-istanti. Il Guerriero con sufficiente potere personale è in grado di operare queste trasformazioni temporali, di inserirsi in una condizione di “fuori dal tempo-spazio” dove l’istante e l’azione impeccabile coincidono, precipitano e si concretizzano.

  1. Per applicare questo principio dell’Arte dell’Agguato bisogna applicare gli altri sei. Colui che pratica l’Agguato non si mette mai in mostra. Osserva da dietro le quinte.

Questo settimo principio raccoglie l’essenza dei precedenti: l’agguato è l’atteggiamento per cui chi lo pratica sta nascosto, osserva senza essere visto. Ribadisco, non sta “spiando” per sfruttare a suo favore a discapito degli altri. Non è il burattinaio di ignare marionette.

L’Agguato negli insegnamenti di Don Juan è difficile da spiegare e da capire con la logica comune, che di solito non tende a un’impeccabilità d’azione (senza pecca/macchia, cioè con completa trasparenza)  ma allo sfruttamento egoistico delle circostanze.

Questo stato di “agguato” e l’esercizio dei suoi principi fanno sì che l’azione della persona sia così appropriata al contesto da passare come “naturale” e, di conseguenza, inosservata. Si tratta di un’Arte meravigliosa, quella di esercitare un’azione così efficace e completa da integrarsi armonicamente con l’ambiente circostante portando soluzione duratura. Questa soluzione relativa all’ambiente del “campo di battaglia” può interessare una situazione quotidiana come anche un atteggiamento interiore attivato dal contesto esterno.

Nell’applicare l’Arte dell’Agguato, il Guerriero agisce senza attaccamento all’azione e al risultato, si rilassa confidando nel suo potere personale coerente con il potere universale. Il suo potere personale è tale da influenzare il suo ambiente circostante con grazia.

Il Primo Principio in assoluto dell’Arte dell’Agguato è che il Guerriero ponga l’Agguato a se stesso, e lo faccia spietatamente, con astuzia, pazienza e dolcezza.

L’esercizio di quest’Arte raggiunge lo scopo quando è volto verso se stessi. Dentro di noi ci sono numerosi campi di battaglia nel senso di sentimenti, volontà, egoismi, opportunismi e prevaricazioni, più o meno consapevoli. È verso di essi che il nostro sé Guerriero può esercitare l’Agguato.

A tal fine Don Juan ci esorta a farlo *spietatamente: vale a dire senza indulgenza verso noi stessi, senza compatirsi, riconoscendo che non ci sono reali giustificazioni o scuse per le nostre debolezze o incapacità; *con astuzia: per ingannare le altrettanto astute scappatoie per evitare di assumerci la responsabilità della nostra realtà personale; *con pazienza: non importa quante volte cadiamo, ad ogni caduta possiamo rialzarci e continuare al meglio della nostra impeccabilità, sapendo che è proprio ogni volta che ci rialziamo che accumuliamo un altro po’ di potere personale; *con dolcezza: è l’amore e la comprensione che riserviamo a noi stessi mentre percorriamo questo cammino che ci possono sostenere nel proseguire, non conferme e congratulazioni esteriori.

Concludo con una citazione di Victor Sanchez (da Gli insegnamenti di Don Carlos, ed. Il Punto d’Incontro):

“L’Agguato è in realtà il controllo strategico della propria condotta. Il suo campo privilegiato è quello in cui ha luogo l’interazione con altri esseri umani (guerrieri e no). Per questo il praticante, lungi dal separarsi dal normale contesto sociale, vi resta dentro, nel centro stesso dell’azione, utilizzandolo per temprare il suo spirito, aumentare la sua energia e spingersi oltre i limiti della sua storia personale.”—

Nota

* I principi dell’Arte dell’Agguato sono tratti da “Il dono dell’Aquila” di Carlos Castaneda, ed. SuperBUR Rizzoli