Saturazione delle memorie, Paolo Manzelli (2004)

La volontà di apprendere oggigiorno viene fortemente inibita dalla troppa informazione non motivante l´EGO, pertanto l’unico modo per riattivare la volontà di sapere risiede nell’essere estremamente concisi ed innovativi nelle forme espressive per generare la curiosità di intendere e significare ulteriormente personalizzando ciò che viene appreso.

Il nostro cervello per la formazione storica dell’EGO individuale e collettivo, necessita di evolversi come un sistema di anticipazioni che utilizza il memorizzato per favorire un pronostico sull’avvenire come è necessario per gestire il presente sulla base di ipotesi sul corso di sviluppo degli eventi.

Ricordo che da studi di Risonanza Magnetica Funzionale (RMF) sull’attività cerebrale, la capacità decisionale che fa parte del sistema volitivo, tende ad attivare alcune zone cerebrali quali l´ACUMEN (zona primariamente responsabile dell’attenzione), e porle in connessione con il Sistema Limbico (che colora la nostra vita di emozioni); tali sezioni cerebrali successivamente integrano le loro informazioni neuronali elaborate dall’intero sistema cerebrale, focalizzandole nella parte posteriore del cosiddetto “Giro del Cingolo”, dove sembra si concentri la capacità di valutazione del beneficio che si ottiene dall’apprendimento, in relazione alla elaborazione delle attese; quest’ultime sono in gran misura il frutto delle capacità di rielaborazione prospettica delle memorie.

Pertanto la crescita fuor di misura di informazioni frammentarie, che spesso vengono giudicate obsolete in relazione al quadro delle prospettive storiche di sviluppo sociale ed individuale, che determinano la Formazione cosciente dell’EGO, conducono il sistema mnemonico verso la saturazione, e di conseguenza la memoria diviene incapace di generare una fertile rielaborazione del sistema di riferimento cognitivo in senso prospettico ed anticipativo.

In tal senso è il valore di anticipazione delle memorie che decade, proprio in quanto la memoria non è facilmente rieleborabile per gestire il presente in una prospettiva di futuro sviluppo e ciò incide fortemente nel demotivare ogni ulteriore apprendimento.

Paolo Manzelli, Università di Firenze

Fonte originale: http://www.neuroscienze.net