La pienezza del vuoto: dallo zero alla meccanica quantistica, tra scienza e spiritualità – Trinh Xuan Thuan, Casa Editrice Ponte alle Grazie
Dalla Premessa
(…) Come l’infinito, il vuoto non ha mai cessato di manifestarsi sotto le apparenze più varie, in differenti ambiti del pensiero umano. Ha attirato l’attenzione non soltanto di filosofi e teologi, ma anche di matematici, fisici e cosmologi, e ogni volta l’incontro con esso ha consentito all’uomo di crescere e progredire. Come notava giustamente Leonardo da Vinci, di tutti i grandi concetti che ci portiamo dentro, quello di nulla è senza dubbio il più fecondo.
Il vuoto si è manifestato nel mondo della matematica sotto forma di zero. A tal proposito sorge un interrogativo: perché, nonostante i notevoli progressi realizzati dai Greci in campo matematico, lo zero non è nato in Occidente, bensì in Oriente? Perché ha suscitato una così grande paura nei pensatori occidentali, mentre è stato accolto a braccia aperte da quelli orientali? Perché si è dovuto attendere che il genio matematico indiano gli conferisse finalmente, nel Quinto secolo d.C., lo status di numero a pieno titolo? Nel primo capitolo tenteremo di rispondere a tali quesiti. (…)
Nel secondo capitolo analizzeremo i primi tentativi scientifici di definire il concetto di vuoto. In che modo il vuoto ha fatto il suo ingresso nelle scienze fisiche con l’atomismo di Leucippo e Democrito, verso il Quinto secolo a.C.? Perché le voci degli atomisti furono subito soffocate da quelle assai più influenti di Platone e soprattutto di Aristotele, il quale proclamò che «la natura aborrisce il vuoto»? (…)
Nel terzo capitolo prenderemo in considerazione l’idea aristotelica del cosiddetto «etere», una «quintessenza» invisibile, più leggera dell’aria, dell’acqua, della terra e del fuoco, che pervaderebbe l’universo intero. In che modo si è evoluto, nel tempo, questo concetto? Perché grandi scienziati come Newton, con la teoria della gravitazione universale avanzata nel 1687, e Maxwell, con la sua dimostrazione della natura elettromagnetica della luce, effettuata nell’Ottocento, hanno sentito il bisogno di fare riferimento all’etere per corroborare le loro ipotesi? Le teorie scientifiche devono essere sottoposte alla verifica sperimentale o all’osservazione. Come si può dimostrare l’esistenza (o la non esistenza) dell’etere? (…)
Anche la meccanica quantistica, l’altra grande branca della fisica che ai primi del Novecento ha descritto il mondo degli atomi e delle particelle subatomiche, ha elaborato un’idea radicalmente nuova del vuoto. Nel quarto capitolo ci occuperemo di questa sua concezione inedita, chiedendoci, in particolare, se la materia di cui sono composti il nostro organismo e gli oggetti intorno a noi non sia altro, come affermano i fisici, che «quasi vuoto». Supponendo di eliminare tutta la materia dallo spazio, otterremmo un «vero vuoto»? (…)
Nel quinto capitolo parleremo di cosmologia, perché l’universo e il vuoto sono intimamente connessi. Com’è passato, questo universo, dalla non esistenza all’esistenza, dal non essere all’essere, dal nulla al qualche cosa? Qual è il ruolo del vuoto nella sua nascita? Come ha potuto, il vuoto, essere la causa del Big Bang, l’esplosione primordiale avvenuta 13,8 miliardi di anni fa che proiettò l’universo verso una spaventosa espansione a partire da uno stato estremamente piccolo, caldo e denso? Come ha potuto, dal vuoto, generarsi tutta la bellezza e la complessità del mondo? (…)
Infine, nel sesto e ultimo capitolo confronteremo la conoscenza razionale del cosmo con il sapere mistico orientale. Il Vuoto, infatti, svolge un ruolo essenziale nelle visioni taoista e buddista del mondo. Per i taoisti, il Tao è il Vuoto all’origine dell’universo. È identificandosi con il Vuoto originale che l’uomo diventa lo specchio del mondo e può apprendere il ritmo del tempo e dello spazio. Quanto al buddismo, parla in maniera esplicita del Vuoto o della vacuità delle cose. A causa dell’interdipendenza dei fenomeni, afferma, niente può esistere in sé e per sé, né può essere la causa di se stesso, e la realtà è priva di esistenza intrinseca. In che modo le visioni della spiritualità orientale si conciliano con la concezione scientifica del vuoto?
Questo libro si rivolge a tutte le «persone di buona volontà» interessate alle nozioni scientifiche e filosofiche sviluppatesi nel corso dei secoli sul tema del vuoto. Scrivendolo, ho cercato di evitare i discorsi troppo tecnici, in maniera da risultare accessibile anche al lettore privo di una cultura scientifica avanzata. Nel contempo, però, mi sono sforzato di non rinunciare in alcun modo al rigore e alla precisione dell’esposizione. Il testo è accompagnato da illustrazioni che da un lato aiutano a comprendere meglio i concetti, dall’altro allietano la lettura.
Trinh Xuan Thuan Parigi, giugno 2016
– Estratto da: Thuan, Trinh Xuan. La pienezza del vuoto: Dallo zero alla meccanica quantistica, tra scienza e spiritualità – Ponte alle Grazie.