Riflessioni sul concetto di “stati alterati di coscienza”, Ralph Metzner Ph. D. (2006)
Per oltre 25 anni ho tenuto conferenze, scritto e tenuto dei corsi, sia al California Institute of Integral Studies che altrove, sugli stati alterati di coscienza e il loro ruolo nella psicoterapia e nelle pratiche spirituali. Sono arrivato a considerare gli stati alterati di coscienza come uno dei tre paradigmi per lo studio psicologico della coscienza, dove gli altri due sono le fasi di sviluppo della coscienza e i livelli o mondi della coscienza. Nel lavorare con il paradigma degli stati alterati di coscienza, ho imparato e sono stato influenzato dalla ricerca e dagli scritti di numerosi colleghi, che sono anche amici, come Charles Tart, Stanley Knippner, Stanislav Grof, Kenneth Ring, Andrew Weil, Michael Harner e altri antropologi che studiano le variazioni inter-culturali della coscienza, studenti dei sistemi orientali dello yoga e della meditazione, e psichiatri ricercatori nel campo degli stati dissociati.
Il concetto di stati alterati è venuto in risalto nella psicologia occidentale negli anni 1950-60, principalmente grazie a due paradigmi rivoluzionari: la scoperta dei REM (rapid eye movements, movimenti oculari rapidi) durante lo stato di sogno nel sonno, dove per la prima volta la registrazione di variazioni fisiologiche poterono essere correlate con attendibilità a uno stato di coscienza soggettivo. Il secondo punto di svolta fu la scoperta dell’LSD e di altre sostanze psichedeliche, delle droghe per l’“espansione della coscienza”, che mostrarono come stati di coscienza profondamente modificati (transformed) e modificanti (transforming) fino a quel momento accessibili sono a pochi individui, potevano essere indotti – con una ragionevolmente alta probabilità – su un largo numero di persone con le dovute preparazioni, protezioni e set-and-setting[1]. Grazie alle scoperte della correlazione tra le variazioni nelle funzioni neurali e le variazioni negli stati di coscienza soggettivi, questa ricerca fece un notevole balzo in avanti, che continua ancor oggi, sviluppando importantissime implicazioni nei campi più diversi come quelli della salute, l’apprendimento, la creatività e la crescita psico-spirituale. Qualcuno potrebbe argomentare che questo approccio – lo studio delle associazioni tra stati cerebrali e stati mentali – è diventato il paradigma dominante nello studio scientifico della coscienza.
Usando il paradigma degli stati alterati di coscienza nei miei corsi, ho trovato utile distinguere tra il contenuto di uno stato di coscienza (pensieri, immagini, sentimenti, percezioni e così via) – che può essere meglio compreso osservando il set-and-setting, o l’intenzione che precede l’entrata nello stato –, e il detonatore o catalizzatore, che produce il cambiamento ad una diversa modalità di funzionamento. Ben noti detonatori o catalizzatori degli stati alterati di coscienza sono le droghe, le induzioni ipnotiche, le pratiche meditative, il tambureggiamento sciamanico, la musica, la natura, il sesso e altri, come anche le normali e cicliche variazioni della chimica cerebrale che ci catalizzano ad “addormentarci” o a “svegliarci”. È anche estremamente utile applicare il paradigma degli stati alterati di coscienza per comprendere gli stati psicopatologici che sono contrattivi (contractive), ossessivi (fixated) e dissociativi (dissociative), con conseguenze negative e tossiche a livello di individui, di famiglie e di comunità, che includono droghe o comportamenti di dipendenza, paura (attacchi di panico), collera (scatti di rabbia), crisi o episodi psicotici, depressione, manie e altro.
Una cosa che causa disagio nella maggior parte delle persone nel considerare o parlare del concetto di “stato alterato”, è che l’implicazione del termine “alterato” sembrerebbe da intendersi come anormale. Com’è possibile allora parlare di uno stato alterato di coscienza come terapeutico, creativo o promotore di una crescita spirituale? Nei miei corsi, ho tentato di superare questo pregiudizio intellettuale evidenziando il fatto che tutti gli esseri umani hanno un’estrema familiarità con delle variazioni profondamente alterate, nel corso di tutta la loro vita normale, durante gli stati che chiamiamo di sonno, veglia e sogno.
Alcuni scrittori hanno tentato di superare le supposizioni negative associate con “stato alterato” proponendo termini come “stato alternativo”, o “stato non-ordinario” o (come nel manuale dell’American Psychological Association pubblicato di recente) “esperienze anomale”. Tuttavia questa strategia lessicale nasconde il punto che alcune alterazioni di stato sono estremamente ordinarie, abituali e familiari. Si dovrebbe considerare il “sogno” uno “stato non-ordinario”? Ed essere “ubriachi” o “depressi”, non sono degli stati piuttosto ordinari? C’è un intero spettro di stati di coscienza, da quello familiare fino all’anomalia estrema, e ciò è vero sia per gli stati positivi, espansivi, sani e promotori di conoscenza come per gli stati negativi, contrattivi, patologici e distruttivi. Che lo stato sia normale o anormale è, in ogni caso, un giudizio culturalmente e storicamente relativo imposto sopra un’esperienza e, pertanto, una questione accademica di nessun valore particolare.
Sono infine arrivato a comprendere il mio persistente disagio con il concetto di “stati alterati”, oltre al fatto che nasconde la distinzione tra stati ordinari e non-ordinari. Ciò ha a che fare con il costrutto passivo di “alterato”, che suggerisce l’idea di qualcosa fatto da un agente esterno. Uno stato indotto da droghe forse poggia questa visione, ma noi dobbiamo ricordare che è l’individuo che sceglie di assumere la droga (eccetto in certe situazioni illegali e moralmente reprensibili), per un certo fine e con l’intenzione di modificare la coscienza. Una persona va a dormire con l’intenzione consapevole di riposare e recuperare le energie. Possiamo anche incubare intenzionalmente un sogno per risolvere un problema.
Per utilizzare gli stati espansivi e positivi per il nostro benessere, la nostra creatività e crescita, abbiamo bisogno di poter riconoscere lo stato in cui siamo e come orientarci in esso per imparare. Per esempio, gli sciamani imparano a utilizzare lo stato del viaggio sciamanico con il suono del tamburo con lo scopo di ottenere conoscenza per curare, risolvere problemi e avere indicazioni. Gli yogi e i meditanti praticano al fine di avere intuizioni (insight). Io credo che così debba essere intesa l’esercitazione buddista della consapevolezza. Con gli stati negativi contrattivi, la nostra preoccupazione principale per noi stessi e per gli altri con cui possiamo operare, è di identificare lo stato in cui siamo, riconoscere come ci sta influenzando (i pensieri, la percezione, il comportamento) e come possiamo orientarci in e al di là di esso in stati più sani e pieni di vita. Credo che un tale atteggiamento sia coerente con l’acuto aforisma di William James: “la mia esperienza è ciò di cui scelgo di occuparmi”. Diventando più consci (consapevoli) della natura dello stato in cui siamo in ogni dato momento, possiamo dislocare l’attenzione in diversi modi e così ampliare il raggio delle scelte che possiamo fare, e assumerci più pienamente la responsabilità dell’impatto di quelle scelte sugli altri e nel nostro mondo.
Pubblicato in AHP Perspective, 2006
Fonte originale: www.greenearthfound.org/write/altered_states.html
Ralph Metzner, Ph. D. si dedica da oltre 40 anni allo studio della trasformazione della coscienza. Insegna al California Institute for Integral Studies dal 1975, di cui è stato per dieci anni anche Preside di Facoltà. Ha scritto The Well of Remembrance, The Unfolding Self, Green Psychology, Sacred Vine of Spirits e Sacred Mushroom of Vision. Ha sviluppato un programma di apprendimento in Alchemical Divination, un metodo di meditazione per ottenere una conoscenza intuitiva dalla Fonte spirituale interiore per curare, risolvere problemi e avere indicazioni. Per informazioni: http://www.greenearthfound.org
Traduzione: Paola
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[1] Set = lo stato mentale della persona che si accinge all’esperienza; e Setting = l’ambiente fisico e sociale in cui si trova [ndt.]
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