I robot porteranno via 2/3 di tutti i lavori nei Paesi in via di sviluppo (Rapporto dell’ONU), Jordan Pearson (2016)
È convizione comune che i lavoratori con bassi salari saranno quelli maggiormente colpiti dall’evoluzione dei robot nei luoghi di lavoro. Secondo un report dell’ONU[1], se si osserva questa situazione a livello globale, i lavoratori che saranno più colpiti dalla diffusione dell’automazione non saranno gli operai dell’America del Nord, ma la gente dei paesi in via di sviluppo.
Il report della Conferenza sul Commercio e lo Sviluppo[2] afferma che l’automazione ridurrà le opportunità di lavoro per operai a basso salario. Tuttavia i lavori che più probabilmente saranno eliminati, sono prevalentemente nelle nazioni in via di sviluppo. Questo perché proprio gli impieghi nei lavori della coltivazione e della produzione sono già stati di molto ridotti nelle nazioni ricche, dato che le imprese hanno trasferito i loro investimenti all’estero alla ricerca di maggiori profitti con costi salariali più bassi.
Il terzo mondo sta per perdere “circa due terzi di tutti i lavori” afferma il report. Si tratta di una cifra sconvolgente e ben al di sopra di quanto si stima come perdita di lavoro a causa dell’automazione nei paesi occidentali.
“L’aumento dell’uso di robot nei paesi in via di sviluppo rischia di erodere il tradizionale vantaggio dato dai costi salariali di questi paesi, con importanti effetti negativi per loro” continua il report.
Mentre il rapporto dell’ONU parla degli effetti della robotizzazione in ambito lavorativo, la questione reale è la ricerca di profitto nei comportamenti delle imprese. In una economia globalizzata le alterazioni della forza lavorativa non si sentono solo nelle nazioni ricche, ma in tutto il mondo. In Cina, per esempio, i proprietari delle fabbriche già si servono di robot e automatizzazione come strumenti per eliminare gli operai che contestano.
“Le nazioni con maggior numero di robot vedranno, probabilmente, un aumento di produttività”, dice la stessa nota. La Cina è al momento in testa nell’acquisizione di robot, ma vi è un rilancio tra i paesi che sono abbastanza ricchi da acquisire un numero sufficiente di robot per rimanere competitivi… o quasi.
“I paesi con un’ampia base di lavoro poco qualificato (leggi: basso salario) possono brillare in aree dove i robot non sono ancora molto capaci, come la confezione degli abiti”, afferma il report. In altre parole, quando il costo dello sviluppo e dell’impiego di robot può essere superiore al pagare quasi niente le dita veloci e capaci di un pugno di umani.
“Le tecnologie rivoluzionarie portano sempre un mix di benefici e rischi”, continua il report. Infatti, un modo di pensare prettamente rivolto al mercato spesso sostiene che se le imprese automatizzano alcuni lavori, l’economia aprirà al loro posto spazio a lavori più qualificati e, alla fine, l’equilibrio tornerà a ripristinarsi.
A tal fine, il report consiglia l’istruzione: insegnare ai bambini come lavorare con la nuova tecnologia così da occupare posizioni altamente qualificate che non sono state ancora automatizzate.
A questo punto, però, il report dell’ONU dipinge un visione del futuro piuttosto cupa: pochi impieghi qui e ancor meno lavoro laggiù. Ma, ehi!, almeno alcuni faranno i soldi…
Scritto da: Jordan Pearson Staff Writer (Canada) November 9, 2016
Traduzione: Paola
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[1] http://unctad.org/en/PublicationsLibrary/presspb2016d6_en.pdf